Dai ricordi.....
L’odore dell’orzo
In quel pigro crepuscolo creato dalle ciglia , quando le palpebre si aprono al risveglio, la prima cosa che i miei sensi percepivano era il morbido tepore del letto e il profumo dell’orzo.
Tutte le mattine entrava nella mia stanza e mi penetrava il pensiero.
Per essere arrivato lì la casa era sveglia, ne seguivo il cammino che aveva fatto, dalla cucina su per le scale poi il ballatoio la porta e sotto l’uscio … mai un ostacolo.
Le cose della camera erano ancora nella riposante oscurità del sonno. Solo dalle persiane la luce apriva il varco al mattino che stava entrando. Ancora con la testa sul cuscino, ma ad occhi ben aperti , cercavo subito di guardare dallo spiraglio delle imposte, e puntuali le foglie del noce erano lì fuori a salutare le finestre.
Estate e inverno, quel grande amico puntava verso il cielo e io dal letto lo salutavo.
Per essere arrivato in camera l’odore dell’orzo, non c’era da indugiare, la nonna era già in faccende.
Indovinavo il grembiule grigio, vedevo i suoi bei capelli d’argento ravviati in un pocchio quasi sulla sommità del capo, intorno al volto e sul collo i ricciolini piccoli come quelli degli angioletti sulle immagini sacre, il sorriso abbozzato che dava fuoco al suo volto, le mani svelte, lo sguardo attento a ogni cosa … Bisognava che mi vestissi senza indugio!
Il rituale di tutti i giorni ci attendeva per contenerci in un unico respiro che preparasse ai compiti della giornata.
In cucina, che sapeva di legno antico, di ranno, di pepe e di pane, il profumo dell’orzo si sentiva ancora più forte. Raccolto dalla cappa del camino , prigioniero fra le mattonelle bianche e marroni del focolare, era superato soltanto dall’odore del pane che si stava abbrustolendo sulle braci. Una poesia di profumi e colori era in tutta la stanza: la tovaglia , le tazze, il grande contenitore della marmellata di mele cotogne, l’odore del latte caldo … momento di dolci incontri familiari! La zia Bruna, zia Miranda, la mamma, noi bambini, zio Rolando, la nonna, il nonno !…
Il parlottare era subito allegro e un poco ozioso, come si addiceva all’ora riposata preparatoria all’azione, poteva capitare ogni giorno, ma ancor più la domenica, quando sostare in casa era usuale per tutti. Provavo il gusto di una favola annunciata. Conteneva senso di piacere e di spensieratezza, allegria e voglia di esserci … ma la magia più bella era in ciò che seguiva la colazione domenicale, cioè il racconto del sogno che si era fatto la notte.! Ognuno avrebbe atteso il suo turno e fatto del suo meglio per essere dettagliato e preciso. Le voci, una ad una o accavallandosi un po’ per rafforzare le immagini che non gli appartenevano, appassionate, si alzavano da quell’angolo di paradiso . Nella mia immaginazione le storie oniriche, cariche dell’enfasi di ciascun narratore sempre molto partecipativo al rito del racconto, prendevano vita, creavano atmosfere cariche di suggestioni …
Le chicchere si vuotavano, alcune bocche rimanevano silenziose mentre gli occhi della mente correvano sulle strade illuminate del sogno degli altri. Allora castelli arroccati fra le nuvole, prati su cui erano piovuti fiori di gemme incastonati su anelli d’oro, pupazzi di neve, voli su aquiloni per guardare nelle finestre e nei camini ,la bisnonna tutta pizzi e merletti nel suo letto al piano di sopra, languida e malinconica che guardava la sua gamba amputata e finita sotto all’armadio!!… Allora zia Bruna, sempre romantica,ma tanto avventurosa, correva in soccorso per sollevare l’atmosfera divenuta un po’ triste a seguito di certi ricordi che inevitabilmente si innestavano sul sogno per partire verso altra destinazione.
…Diceva che questo fulmine le era entrato in casa, l’ aveva attraversato tutta ed era uscito per miracolo dalla finestra, in un finimondo di frantumi , dopo aver lambito la culla della Marisa, mia cugina!
Zia Miranda, decisa, pratica, non grande sognatrice, anzi,dissacrava certi risvolti teneri … perfino quelli scaturiti dal sogno, imboccava nuove strade di discorso. Via, via!....diceva.
O la nonna , non continuava con i suoi fiori anche nel sogno? Guai a toccarle le ortensie! Penso ne contasse fiori e foglie con l’orgoglio della padrona di casa che ama il suo giardino. E come fu bella quella sua tavola apparecchiata di lino di Fiandra, con cristalli di Boemia e porcellane di Sèvres !....fu in onore del Prevosto!!
Talvolta nel suo sogno si affacciava anche lo zio Pietrino … morto piccino, mai conosciuto da me, ma tanto presente nella sua mente!...lo guardava che era lì accanto a lei nel lettone grande e che tendeva la manina verso mio nonno … oh, papà più!.. Emmimmi! (eccomi!) con la sua vocina, trotterellandole dietro per la casa... e la nonna raccontava il suo amaro sogno vero! Qualche lacrima a quel punto le velava lo sguardo … e Pietrino da venti anni prima, nel sogno o nella realtà, tornava fra noi!
Così il racconto dei ricordi sembrò non aver più fine nel tempo. Quanti ne ascoltammo e raccontammo!
Il più suggestivo fu uno del nonno, il più intrigante di tutti.
… Sapete voi quell’abbaino nel sottotetto? Ebbene lì abitava l’Ermanzia , vicina scorbutica e attaccabrighe a cui non andava mai bene nulla, diceva il nonno. La sua mania era perseguitare i gatti. Una strega, per tutti! e continuava … Si era tutti nella corte, per il dopocena, a guardare le lucciole , quando un gatto nero sgattaiolò impaurito e infuriato fra le gambe degli astanti, compreso il nonno. Presa una granata per scacciarlo il gatto aveva cominciato ad attorcigliarsi come un serpente alle zampe delle sedie, soffiando e graffiando chi si parava davanti … un colpo fermo lo ha colto su una zampa facendolo schizzare sul noce e su su fino all’abbaino. Scomparso! come avrà fatto? La mattina successiva l’Ermanzia nessuno la vide, era rimasta a letto con una spalla rotta! Terminato il racconto , il nonno sorrideva … i suoi occhi azzurri leggevano la meraviglia nei miei che pendevano dalle sue labbra.
Il sogno era già leggenda!... Ognuno andava alle proprie riflessioni e al giorno iniziato .
Com’era bravo il mio patriarca! Era lui più di tutti unico, taciturno in genere, ma sornione, a fondere l’onirico il reale e il bizzarro in un mélange di tempi di luoghi e sentimenti . Un grande narratore!”
Ancora oggi al mattino, qui a casa mia, c’è sempre l’odore dell’orzo.