Nel passato, anche recente, a conclusione di un rapporto importante che aveva caratterizzato ed indirizzato fortemente la mia vita, ho dovuto subire anch'io il silenzio: la negazione aprioristica di ogni spiegazione che potesse restituirmi serenità, quando non il perdono.
Ho compreso poi, ma di tempo ne é passato e molta acqua sotto i ponti, che quella persona aveva avuto necessità di chiudersi nel silenzio (più totale) per ritrovare il suo equilibrio e se stessa.
L'ideale, forse, sarebbe incontrarsi poi per spiegarsi una volta ritrovato l'equilibrio della mente e dello spirito.
Come di un atto di generosità, verso l'altro. Ma non sempre e non tutti penserebbero a questo semplice atto di generosità o moto del cuore.
Accompagnarsi, quindi, nel dolore e sulla strada della guarigione credo lo si possa fare solo quando entrambi si é persuasi che quella sia la via giusta. Ma accadrà sovente che, dopo una lacerazione, si sia portati a volgere lo sguardo altrove, in direzioni diametralmente opposte, da quello che poco prima era stato, invece, il centro dei propri interessi e desideri.
Faber