OTTO
Buona sera mi chiamo Otto e sono un figlio del sessantotto.
Ottavo figlio degli altri miei fratelli che si chiamano Primo, Secondo, Terzo, Quarto, Quinto, Sesto e Settimo.
Mio padre e mia madre erano ordinati per questo. A quell’epoca non c’era la pillola e le trasmissioni televisive finivano presto.
Dicono che quando sono nato, gridavo. Avevo dentro me innato il germe della protesta.
Mio padre in verità voleva chiamarmi Otto e mezzo in omaggio a Federico Fellini, ma mia madre si oppose sostenendo che era riduttivo e si poteva equivocare sulla mia interezza.
Mio padre portava i capelli lunghi come si usava allora. Era un capellone e mi ha spesso raccontato che le ragazze vedendolo gli dicevano: A Bono !
E lui, che da buon piacione si piaceva veramente tanto, s’accarezzava compiaciuto la chioma folta, convinto che da lì nascesse la sua forza. Così come per Sansone.
In quel tempo si chiedevano chi fosse il gatto più lungo e dicevano che era Mao perché aveva la testa in Cina ed i coglioni in Italia !
Cominciava a farsi strada la griffe preferita dai gay : Robbe di Kiappa !
Erano tutti orgogliosi di avere fatto il sessantotto del sessantanove non ne parlava nessuno.
Mio padre e mia madre alle pareti della nostra casa avevano appeso i poster dei loro idoli: i Beatles, i Rolling Stones e Wood Allen, che amavano e ammiravano tanto. Erano estasiati.
La loro protesta si sa come è andata a finire. Si sono tagliati i capelli, si sono rimboccati le maniche ed hanno iniziato a lavorare. Finendo così di c a z z e g g i a r e.
Adesso ci sono:
i rasati
i tatuati
i piercing a tutto spiano anche dentro l’ombelico e al naso .
Io faccio parte della schiera dei rasati anche perché di mio ho perso i capelli.
Pazienza, vuol dire che risparmio sul barbiere.
Come cambia il mondo. Loro erano i figli dei fiori noi siamo i figli delle rape pelate.
Scusate stacco la spina: c’è la mia compagna che mi chiama per uno spinello.
Copyright 2008 Vittorio Banda