Autore Topic: Commenti : perche' li facciamo o non li facciamo?  (Letto 1488 volte)

piccolofi

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Commenti : perche' li facciamo o non li facciamo?
« il: Febbraio 28, 2012, 15:57:08 »
Premetto che riprendo l'argomento gia' da voi trattato in passato su stimolo di Brunello, intitolato " Commentare non costa nulla ! ", e mi rifaccio agli ultimi interventi.

Essendo che ci sono da poco, dato che sono " inciampata " qui per caso ( e non ricordo neppure come  ), abbiate pazienza se riprendo l'argomento a distanza di tanto tempo.
Io sono d'accordo sul fatto che il commento degli altri sia importante, ma temo abbia un qualche valore sia incentivante che di gratificazione solo se e' spontaneo, se non e' cioe' frutto di un qualche sforzo di buona volonta'.
Voglio dire che bisognerebbe interiorizzare quel che ha scritto Brunello, non seguire la sua esortazione pari pari.  Interiorizzare nel senso di capire che, come fa piacere a noi se qualcun altro ci legge davvero ( non solo con gli occhi e per mera buona volonta' ), cosi' lo stesso avviene per gli altri.
Ovvio che ognuno ha il suo " genere " preferito, non tanto come argomento quanto come modo di scrivere, dunque genere e autore, e percio' sara' piu' portato a commentare uno piu' di un altro, c'e' poco da fare.
Quanto a Presenza, che asserisce che l'autore puo' vivere di vita propria, insomma prescindere da commento, consenso, comprensione, immedesimazione degli altri e via dicendo......mi spiega allora perche' tanti che amano scrivere hanno il desiderio segreto della pubblicazione e mi dice quanto scriverebbe se sapesse che nessuno la leggera' mai?  O, peggio, che non la comprendera' mai?
Ci sono cose che amiamo, e le amiamo anche se non possiamo condividerle.  Eppure...quanto sono piu' belle e intense quelle stesse cose se esiste almeno un'"anima" in grado davvero di condividerle con noi !
E allora, siamo certi, proprio certi, di bastare a noi stessi?
Pero', ribadisco, secondo me si puo' commentare solo quel che ci stimola e ci produce delle consonanze.  Senza offesa per altri, perche' e' soltanto una questione di diversita', non di negazione o negativita'.
L'argomento non e' esaurito, meriterebbe ancora un po' di analisi.
E io l'intitolerei :
Commenti : perche' li facciamo o non li facciamo?
Bene, direi che per oggi basta, scusate se vi ho tediato con le mie riflessioni super-tardive, ma sarei curiosa di sentire altre opinioni.
Saluti a tutti.   :) 
 

presenza

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Re:Commenti : perche' li facciamo o non li facciamo?
« Risposta #1 il: Febbraio 28, 2012, 23:20:27 »
... mia cara, è una vita che scrivo per me stessa senza essere stata letta se non pochissime volte. Vedi, ci sono gli "scrittori di professione", quelli che hanno un contratto con la casa editrice e sono vincolati a fornire uno scritto secondo tempi e modalità ben stabiliti. Poi ci sono coloro che animati dal piacere di essere letti e pubblicati tentano la strada... infine ci sono coloro che scrivono e basta. Sì, per alcuni è essenziale essere compresi e condivisi, ciò invoglia, fa sentire di "non essere soli".
Per quanto mi riguarda ogni cosa ha un valore in sé, vive di vita propria e non ha maggiore significato se viene condivisa. Pertanto penso veramente che scrivere lo si fa prima di tutto per se stessi, per la voglia interiore di "dire e dire e dire ciò che si ha dentro, in fondo allapropria radice". E come dice Osho a proposito delle relazioni, io lo dico anche a proposito delle proprie passioni: si scrive. Se c'è condivisione è bello, se non c'è è bello uguale perché ciò che si mette su carta è il proprio animo e quello, non ha bisogno di approvazione da parte degli altri, basta la propria.

piccolofi

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Re:Commenti : perche' li facciamo o non li facciamo?
« Risposta #2 il: Febbraio 29, 2012, 15:39:25 »

  O.k, o.k, anche io ho sempre scritto per me stessa, come ho detto nelle poche righe di mia presentazione, dunque so bene cosa intendi : l'ho definito un bisogno e so che per chi e' come me si tratta di un bisogno.
Sono piena di carte e cartine, finite nel tempo nei posti piu' impensati, e mai mi ero posta il problema di cosa farne, se qualcuno le avrebbe viste, persino chi me le aveva ispirate.
Pero'...puo' arrivare il momento, non programmato, non cercato, in cui si ha piacere di esser letti.
Dimmi, hai mai provato il piacere di rileggerti? Di farlo tu per riassaporare quel che avevi scritto?
Succede, vero?  Poi puo' capitare, dopo che scrivi a questo o a quello, persone varie, o magari ti esprimi in un qualche spazio ( es. Forum ), che qualcuno ti dica : " Mi piace leggerti, ti leggo tanto volentieri ", e allora si insinua nel rapporto fra te e la carta un elemento nuovo, gli altri.
Vuoi sostenere che non ti interessano?
E allora perche' scrivi qui?
Perche' non resta tutto nella quiete della tua casa ( quiete interiore ) e del tuo intimo?
Perche' non siamo complete isole?
Ad esempio tuo fratello, che scrive molto bene anche nella misura in cui la sua fonte di ispirazione e' sentita e vera, perche' si propone agli altri?
Perche', dico io, lo scrivere e' esprimere un sentimento e, come il sentimento, si impreziosisce se puo' produrre echi e non resta nel suo chiuso cerchio.
Se e' autentico e' un dono, in fondo.
Non sempre ci sentiamo di farlo, per pudore, per tanti motivi, ma se lo facciamo non ci fa piacere che non resti morta gora?
Brunello invitava a commentare, a un atto di gentilezza, ma in fondo la vera gentilezza e' l'attenzione : sono io, chiuso nel mio io, consapevole del mio io, preoccupato del mio io, ma oggi voglio ascoltare anche quello di qualcun altro e come lo esprime.
E' questo che si puo' fare e che forse muove chi legge gli altri.
Sai, queste cose le dico prima di tutto a me stessa, da neofita che neppure sapeva che esistessero questi Forum e ne e' rimasta un po' meravigliata.
Ma mi piacerebbe sentire altri pareri, se mai qualcuno capitera' nel...Cassonetto Differenziato !!!
Ciao, al piacere di rileggerti.    Gi.


presenza

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Re:Commenti : perche' li facciamo o non li facciamo?
« Risposta #3 il: Febbraio 29, 2012, 16:23:47 »
... continua a scrivere, senza domandarti perché. Se i commenti arrivano accoglili ma, non puntare su di essi per poi scrivere.

victor

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Re:Commenti : perche' li facciamo o non li facciamo?
« Risposta #4 il: Marzo 01, 2012, 06:19:51 »

Per caso sono “capitato” nel Cassonetto!

Ed ho visto cosa avete scritto entrambe “Piccolofi” e Presenza”.

Ovviamente anche io ho il mio pensiero in proposito, ma per il momento non ve lo dico. Voglio solo riportare ciò che ho scritto in merito un po’ di tempo fa … Poi ne riparleremo …

Questo che segue è ciò che ho scritto un po’ di tempo fa …
Il duro impegno per l'acquisizione delle competenze, la passione e le doti personali creano eccellenza ... e distinguono il professionista dal lavoratore ... Victor

victor

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Re:Commenti : perche' li facciamo o non li facciamo?
« Risposta #5 il: Marzo 01, 2012, 06:22:12 »

PERCHE' SI SCRIVE UN LIBRO

Ad un certo punto della mia vita mi è accaduto qualcosa che non immaginavo assolutamente potesse accadermi. Qualcosa che mi ha letteralmente sconvolto.

Io ho vissuto la mia vita (la mia lunga vita) sempre in maniera molto intensa, facendo tantissime cose, e talvolta addirittura facendole al limite! Ho lavorato molto (anzi moltissimo), ho svolto tante altre attività collaterali al mio lavoro (aggiornamento, consulenza, insegnamento), e mi sono impegnato, anche con successo, in tantissime altre attività assolutamente fuori dal mio campo di lavoro (nei settori più disparati). Posso dire che globalmente sono molto soddisfatto della vita che ho vissuto: mi sono sempre reputato un uomo fortunato e felice. Tranne in questi ultimi anni (circa gli ultimi dieci anni). Infatti in questa ultima parte della mia vita ho vissuto (e sto vivendo) dei momenti molto tristi a causa di conflitti con mia moglie e con i miei figli.

Ma non è di questo che voglio parlare, anche se la storia che ho vissuto e che ho scritto si svolge dentro questo contesto. Si tratta di una storia d’amore che mi è capitata circa tre anni fa. Ho scritto ed ho conservato tutto ciò che ho scritto solo per me. Ma in questi ultimi tempi, con insistenza, questi fatti che ho scritto, hanno continuato a martellare la mia mente. Me ne sono chiesto e me ne chiedo ancora il perché. Perché, oggi, ancora, quei ricordi, continuano a scorrere nella mia mente come in un film, un film bellissimo. E mi chiedo, anche, perché, negli ultimi tempi, un altro pensiero ha iniziato ad assillare la mia mente. Un pensiero che mi dice: “pubblica questa storia” e me lo ripete con insistenza.

In questo periodo sto leggendo un libro “IO ALESSANDRO” (lo dico solo per citarne una frase). Alessandro dice: “ci sono ufficiali del mio esercito” che rinunzierebbero volentieri a tutti i tesori raccolti in cambio del “loro sogno più grande, fare ritorno al loro paese e raccontare le loro storie intorno ad un fuoco.” Io penso che tutti cerchiamo la gloria, ma non per la gloria in se stessa, ma perché gli altri serbino un ricordo di noi.

E così mi sono posto e continuo a pormi la domanda “perché ho scritto questa storia?” Una volta una ragazza mi disse “tu sei un po’ narcisista”. Lei disse “un poco” probabilmente perché voleva mitigare la sua espressione per non ferirmi, probabilmente il suo pensiero era “sei un gran narcisista!”. E io ancora oggi mi chiedo “sono forse un narcisista?”. Ritengo che la risposta sia si. In fondo, chi più chi meno, siamo tutti narcisisti. Perché mettiamo tanta attenzione (ovviamente c’è chi ne mette di più e chi di meno) nella cura della nostra persona, della nostra immagine? Io ritengo che nell’intimo di ciascuno di noi, poco o molto che sia, c’è un fondo di narcisismo. A tutti piace essere guardati, ammirati, stimati. Anche chi afferma di non volerlo, chi si nasconde, chi fugge. Senza rendersene conto, è un narcisista anche lui.

Ma è solo narcisismo quello che mi spinge a pubblicare quanto ho scritto?

Io, ho sempre avuto l’abitudine di pormi continuamente domande. Di chiedermi sempre il perché di tutte le cose. E questa domanda l’ho posta a lungo a me stesso. E, dopo una lunga riflessione, mi sono dato una risposta in certo qual senso filosofica (andando avanti negli anni si diventa un po’ tutti filosofi). Non perché si facciano ragionamenti e speculazioni altamente sofisticate, ma semplicemente perché si cerca di comprendere il motivo delle cose che capitano a noi stessi, che avvengono attorno a noi. È solo in questo senso che va interpretata questa mia affermazione, quando dico che sono diventato un po’ filosofo. E così a questa mia domanda ho dato la seguente risposta.

Nella storia dell’Universo, ogni essere umano, ogni essere vivente (animale o pianta), e anche la materia non vivente, scrive un capitolo, più o meno importante, più o meno lungo di Storia. Però con la scomparsa di ogni essere umano, o vivente che sia, quel capitolo di storia si chiude e scompare. Scompare per sempre. Altri capitoli, altre storie diverse ne prendono il posto. Gli animali e le piante non hanno coscienza di ciò (o almeno noi riteniamo che non ne abbiano). Quindi soggiacciono passivamente a questo destino ineluttabile, che cancella inesorabilmente la loro storia, tutte le storie. Una volta un amico mi disse: “quando muore una persona anziana, è un libro che brucia dell’immensa biblioteca dell’Universo”. Penso che sia proprio così.

Gli esseri umani, da sempre, non si rassegnano a ciò. Amano la vita, desiderano vivere, non vorrebbero morire mai … In pratica vorrebbero che la loro storia continuasse all’infinito …

Al fine di poter meglio accettare questa caducità delle cose si sono creati dei miti. Le antiche popolazioni dell’India hanno creato il mito della reincarnazione. Le grandi religioni monoteiste ci parlano della immortalità dell’anima. E questo perché, da sempre, l’uomo non si rassegna a morire. O almeno vorrebbe lasciare traccia del suo passaggio terreno. Ho pensato che questo sia il motivo per cui taluni scrivono le proprie memorie. Tutti abbiamo il desiderio di lasciare traccia di noi, vorremmo lasciare agli altri il ricordo del nostro passaggio, tutti vorremmo poter dire “io ho vissuto … io faccio parte della storia dell’Universo … questa è la mia storia …”

E così, forse, si scrive la propria storia … si scrive un libro …

Ritengo che chi scrive un libro per la prima volta, scrive sempre la “sua storia”, anche se la mimetizza e cerca di nascondere che si tratta della “sua” storia. Solo dopo che si sono scritti diversi libri, ci si allontana dalla propria storia e si inventano altre storie. Ritengo che quando si scrive il primo libro, questo rispecchi sempre la propria vita, in forma più o meno aperta, in maniera più o meno mimetizzata.

Anche io ho scritto una storia … la mia storia … come ho detto. Inizialmente l’ho scritta per me, come cosa mia personale, privata, strettamente privata. Ma, come ho anche detto, da un po’ di tempo a questa parte provo il desiderio di portarla a conoscenza di altri. E, più tempo passa, più questo desiderio cresce, diventa forte, impellente …


P.S. – La storia a cui mi riferisco è diversa da quelle che ho già narrato su “Anch’io scrivo narrativa – Altro”.

« Ultima modifica: Marzo 01, 2012, 07:22:47 da victor »
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nihil

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Re:Commenti : perche' li facciamo o non li facciamo?
« Risposta #6 il: Marzo 01, 2012, 09:46:08 »
io ho iniziato a scrivere per fissare la memoria sulla carta, piccole cose, piccoli personaggi, piccole vite. Poi queste persone ho voluto farle conoscere anche ad altri. Il primo racconto in assoluto riguardava la prostituta ufficiale del mio paesello, una donna splendida e ricca di umanità. La mia voglia di scrivere è stata una specie di omaggio a coloro che sono gli ultimi e che nessuno conoscerà mai. I miei amici drogati, le persone strampalate che ho incontrato, i ladri che abitavano in casa nostra quando non c'eravamo per paura che qualcuno li accusasse di furto...il mio mondo come il vostro è pieno di fatti e persone che nemmeno la fantasia saprebbe inventare. Ogni vita è un libro da leggere, ed io ho tentato di leggervi qualche pagina mia e altrui. I commenti mi fanno un sacco di piacere, ma non perchè mi voglia sentire brava, a scrivere sono capaci tutti, ma per ciò che ho scritto e condiviso, per gli amici ed i fatti che offro. Poi mi sono lasciata prendere la mano e ho debordato  anche nella fantasia semplice, ma bisogna ammettere che in ogni nostro scritto c'è una parte del nostro pensiero, noi volenti o no, raccontiamo noi stessi.

nihil

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Re:Commenti : perche' li facciamo o non li facciamo?
« Risposta #7 il: Marzo 01, 2012, 09:51:04 »
Victor, condivido quasi totalmente quanto hai scritto. Forse scrivere significa cercare di lasciare almeno una radice, quando le foglie saranno cadute tutte. Da ragazza non avrei saputo che dire, non avrei colto certe immagini, ora con l'età il quadro da descrivere si è allargato, io lo riesco a gustare maggiormente e a raccontarlo. Questa è la mia illusione.
Forse scrivere è aprire una porta agli amici e indicare un certo paesaggio.  ;D

ziaci

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Re:Commenti : perche' li facciamo o non li facciamo?
« Risposta #8 il: Marzo 27, 2012, 00:23:14 »
inciampo e commento sul perchè facciamo commenti.
Commento quando quello che leggo mi incuriosisce, mi emoziona e mi stimola.
Mi piacciono i commenti a quanto scrivo perchè mi emozionano e mi stimolano. eeek

forse scrivere è aprire una porta agli amici e indicare un certo paesaggio cit.
Ni, mi ritrovo in queste parole :rose:
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C.

piccolofi

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Re:Commenti : perche' li facciamo o non li facciamo?
« Risposta #9 il: Aprile 04, 2012, 15:10:32 »
 :)
     Ecco, vedi?, i commenti ti emozionano e ti stimolano :  in qualche modo servono a tutti,
     sia intimamente che come dialettica.
     Io ricordo che, in un periodo della mia vita in cui tutto sembrava crollarmi addosso e togliermi
     ogni speranza e voglia di vivere....mi ero rifugiata nel mare : avevo preso la canoa e mi ero   
     messa a remare in una giornata splendida e con un paesaggio attorno da scaldare anche il
     cuore piu' esausto.  Eppure....mentre vogavo, e guardavo, e provavo senzazioni, non riuscivo
     a riprendermi perche', lo capivo, mancava qualcuno con cui condividere.
     E' stato allora che mi sono detta : " A cosa serve provare cose belle, emozioni, se non c'e'
     nessuno che ci ascolti, nessuno che condivida, nessuno a cui poterle comunicare? "
     Anche lo scritto ha bisogno di echi, se ne nutre.
     Ci sono le consonanze silenziose, e quelle espresse.
     Ma se e' vero che principalmente scriviamo per noi, e' anche vero che e' come un ponte verso
     gli altri, la voglia di produrre un'eco, un'attenzione.
     Ciao.
     A proposito, mi piace leggerti, Ziaci  ( sta per " Zia Caterina? " ) ( Sono curiosa..... )


          Gi

ziaci

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Re:Commenti : perche' li facciamo o non li facciamo?
« Risposta #10 il: Aprile 04, 2012, 23:44:41 »
:)
     A proposito, mi piace leggerti, Ziaci  ( sta per " Zia Caterina? " ) ( Sono curiosa..... )


          Gi
anche a me piace leggerti Gi, a proposito Ci sta per Cinzia :rose:
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Re:Commenti : perche' li facciamo o non li facciamo?
« Risposta #11 il: Aprile 10, 2012, 14:48:45 »

     ;)   " Zia Caterina " mi sembrava perfetto.   Scusami dunque, ma per me....sei Zia Caterina !!
               
                              ;D

ziaci

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Re:Commenti : perche' li facciamo o non li facciamo?
« Risposta #12 il: Aprile 10, 2012, 16:26:15 »
Va benissimo anche Zia Caterina... ;D
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Re:Commenti : perche' li facciamo o non li facciamo?
« Risposta #13 il: Aprile 12, 2012, 16:02:01 »

     Ti diro' di piu'  :  secondo me, se cerchi uno pseudonimo per scrivere e farti leggere....

                                    "  Zia  Caterina  "   e' carinissimo.

  :D Io, non volendo, quando leggevo come firma " ZIACI " lo traducevo ipso facto in zia Caterina.