PERCHE' SI SCRIVE UN LIBRO
Ad un certo punto della mia vita mi è accaduto qualcosa che non immaginavo assolutamente potesse accadermi. Qualcosa che mi ha letteralmente sconvolto.
Io ho vissuto la mia vita (la mia lunga vita) sempre in maniera molto intensa, facendo tantissime cose, e talvolta addirittura facendole al limite! Ho lavorato molto (anzi moltissimo), ho svolto tante altre attività collaterali al mio lavoro (aggiornamento, consulenza, insegnamento), e mi sono impegnato, anche con successo, in tantissime altre attività assolutamente fuori dal mio campo di lavoro (nei settori più disparati). Posso dire che globalmente sono molto soddisfatto della vita che ho vissuto: mi sono sempre reputato un uomo fortunato e felice. Tranne in questi ultimi anni (circa gli ultimi dieci anni). Infatti in questa ultima parte della mia vita ho vissuto (e sto vivendo) dei momenti molto tristi a causa di conflitti con mia moglie e con i miei figli.
Ma non è di questo che voglio parlare, anche se la storia che ho vissuto e che ho scritto si svolge dentro questo contesto. Si tratta di una storia d’amore che mi è capitata circa tre anni fa. Ho scritto ed ho conservato tutto ciò che ho scritto solo per me. Ma in questi ultimi tempi, con insistenza, questi fatti che ho scritto, hanno continuato a martellare la mia mente. Me ne sono chiesto e me ne chiedo ancora il perché. Perché, oggi, ancora, quei ricordi, continuano a scorrere nella mia mente come in un film, un film bellissimo. E mi chiedo, anche, perché, negli ultimi tempi, un altro pensiero ha iniziato ad assillare la mia mente. Un pensiero che mi dice: “pubblica questa storia” e me lo ripete con insistenza.
In questo periodo sto leggendo un libro “IO ALESSANDRO” (lo dico solo per citarne una frase). Alessandro dice: “ci sono ufficiali del mio esercito” che rinunzierebbero volentieri a tutti i tesori raccolti in cambio del “loro sogno più grande, fare ritorno al loro paese e raccontare le loro storie intorno ad un fuoco.” Io penso che tutti cerchiamo la gloria, ma non per la gloria in se stessa, ma perché gli altri serbino un ricordo di noi.
E così mi sono posto e continuo a pormi la domanda “perché ho scritto questa storia?” Una volta una ragazza mi disse “tu sei un po’ narcisista”. Lei disse “un poco” probabilmente perché voleva mitigare la sua espressione per non ferirmi, probabilmente il suo pensiero era “sei un gran narcisista!”. E io ancora oggi mi chiedo “sono forse un narcisista?”. Ritengo che la risposta sia si. In fondo, chi più chi meno, siamo tutti narcisisti. Perché mettiamo tanta attenzione (ovviamente c’è chi ne mette di più e chi di meno) nella cura della nostra persona, della nostra immagine? Io ritengo che nell’intimo di ciascuno di noi, poco o molto che sia, c’è un fondo di narcisismo. A tutti piace essere guardati, ammirati, stimati. Anche chi afferma di non volerlo, chi si nasconde, chi fugge. Senza rendersene conto, è un narcisista anche lui.
Ma è solo narcisismo quello che mi spinge a pubblicare quanto ho scritto?
Io, ho sempre avuto l’abitudine di pormi continuamente domande. Di chiedermi sempre il perché di tutte le cose. E questa domanda l’ho posta a lungo a me stesso. E, dopo una lunga riflessione, mi sono dato una risposta in certo qual senso filosofica (andando avanti negli anni si diventa un po’ tutti filosofi). Non perché si facciano ragionamenti e speculazioni altamente sofisticate, ma semplicemente perché si cerca di comprendere il motivo delle cose che capitano a noi stessi, che avvengono attorno a noi. È solo in questo senso che va interpretata questa mia affermazione, quando dico che sono diventato un po’ filosofo. E così a questa mia domanda ho dato la seguente risposta.
Nella storia dell’Universo, ogni essere umano, ogni essere vivente (animale o pianta), e anche la materia non vivente, scrive un capitolo, più o meno importante, più o meno lungo di Storia. Però con la scomparsa di ogni essere umano, o vivente che sia, quel capitolo di storia si chiude e scompare. Scompare per sempre. Altri capitoli, altre storie diverse ne prendono il posto. Gli animali e le piante non hanno coscienza di ciò (o almeno noi riteniamo che non ne abbiano). Quindi soggiacciono passivamente a questo destino ineluttabile, che cancella inesorabilmente la loro storia, tutte le storie. Una volta un amico mi disse: “quando muore una persona anziana, è un libro che brucia dell’immensa biblioteca dell’Universo”. Penso che sia proprio così.
Gli esseri umani, da sempre, non si rassegnano a ciò. Amano la vita, desiderano vivere, non vorrebbero morire mai … In pratica vorrebbero che la loro storia continuasse all’infinito …
Al fine di poter meglio accettare questa caducità delle cose si sono creati dei miti. Le antiche popolazioni dell’India hanno creato il mito della reincarnazione. Le grandi religioni monoteiste ci parlano della immortalità dell’anima. E questo perché, da sempre, l’uomo non si rassegna a morire. O almeno vorrebbe lasciare traccia del suo passaggio terreno. Ho pensato che questo sia il motivo per cui taluni scrivono le proprie memorie. Tutti abbiamo il desiderio di lasciare traccia di noi, vorremmo lasciare agli altri il ricordo del nostro passaggio, tutti vorremmo poter dire “io ho vissuto … io faccio parte della storia dell’Universo … questa è la mia storia …”
E così, forse, si scrive la propria storia … si scrive un libro …
Ritengo che chi scrive un libro per la prima volta, scrive sempre la “sua storia”, anche se la mimetizza e cerca di nascondere che si tratta della “sua” storia. Solo dopo che si sono scritti diversi libri, ci si allontana dalla propria storia e si inventano altre storie. Ritengo che quando si scrive il primo libro, questo rispecchi sempre la propria vita, in forma più o meno aperta, in maniera più o meno mimetizzata.
Anche io ho scritto una storia … la mia storia … come ho detto. Inizialmente l’ho scritta per me, come cosa mia personale, privata, strettamente privata. Ma, come ho anche detto, da un po’ di tempo a questa parte provo il desiderio di portarla a conoscenza di altri. E, più tempo passa, più questo desiderio cresce, diventa forte, impellente …
P.S. – La storia a cui mi riferisco è diversa da quelle che ho già narrato su “Anch’io scrivo narrativa – Altro”.