In passato ho avuto esperienze stravaganti e fuori del comune, sebbene nulla di quanto vidi possa essere definito anche minimamente ordinario.
Quanto mi accadde, si può comprendere solo attraverso una luce opaca attraverso i confini dell'immaginario .Mi trovavo casualmente nella villa in campagna di proprietà di alcuni miei amici, sulla casa regnava un'atmosfera densa di attese.
.I padroni di casa uscivano spesso lasciando gli ospiti liberi di fare ciò che più desideravano.
Un martedì sera qualcosa cambiò con l'arrivo di un nuovo ospite.
Peter così si chiamava, portò in mezzo a noi il profumo del vento e del mare in tempesta senza che noi ne fossimo consapevoli. Le giornate si trasformarono, quelle che prima erano cene noiose diventarono attraenti e piacevoli si modificarono velocemente si era creata una situazione in cui nessuno poteva pensare seriamente che vi fosse un qualsiasi pericolo.
La qualità di Peter, che tutti avevano notato era quella di essere sfuggente, i n quanto riusciva ad affascinare e allontanare le persone nel contempo. Alto, scuro di capelli in forte contrasto con la bianchissima carnagione, lui con la sua persona sfavillava in quella semplice cornice, la casa rustica, tinta con la calce bianca appariva troppo piccola, persino il giardino era meno vivace, la buganvillee che tutti gli ospiti ammiravano nei giorni passati pareva aver perso qualcosa.
La sua presenza riusciva a turbare tutti indistintamente.
La mattina del venerdì si diresse verso di me sorridendomi come se ci conoscessimo fin da bambini."Antonio guarda un po’ cosa ho trovato in soffitta". Ero leggermente imbarazzato dal suo tono particolarmente colloquiale."Cosa" Risposi "Un diario, guardate tutti i segreti di codesta magione sono racchiusi in queste righe". Ci guardò e rise in modo fragoroso, il suo sguardo estatico mi aveva un poco sorpreso.
Senza perdere tempo iniziò a leggere: sei marzo millenovecentosettanta cinque, non vivo più mi manca l’aria da, quando l’ho vista in quel giardino, raccoglieva l’erba a fasci dal prato e cantava una vecchia canzone, quando si è girata e mi ha guardato mi sono perso, ho visto l’abisso, le rocce appuntite, mi sarei buttato ai suoi piedi e l’avrei voluta implorare di perdonarmi, per ciò che era stata la mia vita prima di lei, ma in quel momento un tipo alto e muscoloso uscì dalla porta, e la chiamò” “Caterina”, “lei si voltò e lo seguì”.
Non so dire per quanto tempo rimasi immobile fermo a guardare, le gambe mi dolevano, ma non riuscivo a muovermi, non saprei dire neppure a cosa pensassi semplicemente non pensavo, ero travolto da quell’immagine.
Peter si fermò per un attimo a guardarci, eravamo tutti intenti ad ascoltarlo, così presi dalla sua voce che ci sembrava di vedere dinnanzi a noi l’immagine da lui evocata.
Laura fu la prima ad alzarsi, bionda ossuta con grandi occhi marrone, ” che cavolata, ti stai inventando tutto”
Peter la guardò serio. “Lo credi veramente!”.
“Certamente”. Sentenziò lei con fare beffardo.
Lui prese il manoscritto e lo gettò a terra, e si allontanò a grandi passi.
Lo squillo del telefono d’Armando, ci riportò alla normalità.
Come presi da una smania incontrollabile, ci allontanammo tutti dal giardino in direzioni differenti. Solo Silvia si era fermata a raccogliere il manoscritto.