Ripercorro in macchina in discesa la valle che da
Zafferana mi riporta da te, Catania amata. Ed e'
entusiasmo che si mischia a un sentimento come
di usura, di abitudine, di familiare staticità. Le tue
luci arancioni tra i marciapiedi di via umberto, lucidi
e rotti, mi sanno di perenne infanzia, di un silenzio
notturno in cui mi godo la tua presenza tra odori
e fetide allegrie leggiere, tra ragazzi spetti e chioschi
assetati di futuro. In cui ci si tuffa tra monologhi e
sceneggiate talentose, in cui si fa teatro senza saperlo.
E tu, Catania, che guardi da sempre, narcisa, come
in uno specchio le tue bellezze e asprezze, ti apri
solo quando lo vuoi. Ma sei chiusa al mondo, nascosta
tra lancinanti verità e comode prigioni, tra nuditàeccessive e intriganti melodie che conosciamo solo
tu ed io. I contorni tra le finestre illuminate che di notte
spogliano le voglie e rivestono i drammi, mi ricordano
disegni e contorni inalterati nel tempo, forse antichi
florilegi di paesaggi interiori. E adesso, dopo aver
parcheggiato macchina e modernità, mi spingo solo
ed isolato, tra i passi felpati di notte, tra le viuzze
abbandonate dal mercato dietro la fiera, mi spingo
ad abbracciarti amata e temuta. Mi fai compagnia
e mi rassicuri, alimenti le mie perplessità: se devo
cercarti la notte od obbligarmi a dimenticarti di giorno.
Intanto sei qui, ed io sono qui. Un bacio a mezzanotte.