Sei arrivata, finalmente. Infreddolita, stanca, butti la borsa sul tavolo e mi cerchi con lo sguardo. I nostri occhi si incontrano, ti amo senza riserve e so che per te è lo stesso; ci coccoliamo, sai come farmi felice, so come farti sorridere. Ti stacchi da me, fai la doccia, prepari la cena. Poi, ci accomodiamo sul divano; tu scegli il programma alla televisione, ti lascio fare, ti vizio volentieri, mi basta dormire tra le tue braccia; ogni tanto mi stiro, tu mi passi il dito sul mento e io rabbrividisco di piacere. La serata trascorre serenamente finché non telefona quell’impedito del tuo fidanzato; è geloso di me, lo capisco. Anche lui non mi piace, quando viene qui si muove come se fosse in casa sua e mi dà i calci quando sei nell’altra stanza. Sorridi, ti appare un’espressione dolce sulla faccia che non mi piace, poi ti rabbui, sbuffi, sorridi ancora, ascolto … che cosa??? Pensi di mettermi in pensione??? Ti guardo negli occhi, mi dai un bacio sulla testa; ah, no, ho capito male, vado dalla nonna. Bene, bene, mi riempie di croccantini e sta con me tutto il giorno. Ma tu dove vai? Quanto stai via? Perché non mi porti con te? Sono nervoso. Quando riattacchi, mi coccoli, sbadigli, mi racconti; non capisco molto, comunque devo tenerti d’occhio perché hai in mente qualcosa. Arriva il giorno della mia partenza, destinazione nonna; ti somiglia, ma tu sei più bella. Vado a dare un’occhiata sul mobile bar, c’è un vaso che non ricordavo, lo annuso attentamente, gli giro intorno; una volta, mi sono avvicinato a un orsacchiotto di peluche e, quando gli ho dato una zampata, così tanto per capire che cos’era, ha fatto un suono tipo un gemito e io sono quasi morto dallo spavento. Tu e tua madre avete riso molto e io mi sono offeso. Da allora, mi limito ad annusare gli oggetti con circospezione e do una zampata solo quando sono sicuro che non fanno rumori strani e non si muovono. Vado sul divano, controllo l’ambiente; non è cambiato nulla, non ci sono pericoli, posso ronfare tranquillo. Così passano le ore e poi i giorni, e finalmente torno a casa con te. Disfi la valigia, sistemi i vestiti nell’armadio, fai la doccia e ci accomodiamo sul divano; tu scegli il programma alla televisione, ti lascio fare, mi basta dormire tra le tue braccia; ogni tanto mi stiro, tu mi passi il dito sul mento e io rabbrividisco di piacere. Scegli un film dove tra i personaggi c’è anche un gatto; la protagonista è una bionda eterea, dì la verità, la invidi; ma così sei molto più confortevole per me che mi adagio sulla tua pancia; comunque, la tipa ha un fidanzato che odia il suo gatto. Ma guarda, interessante; mentre vai a prepararti un caffè, io seguo il film con grande attenzione. Quando cominciano le reclame, suona il citofono e arriva l’impedito; baci e abbracci, mi sforzo di rimanere impassibile, la dignità felina me lo impone. Poi vado a farmi le unghie sul suo piumino che scoppietta mentre si lacera; lui si mette a urlare e a maledirmi, io corro sotto il letto, lui mi insegue e mi butta addosso una scarpa. A questo punto, seguo esattamente le mosse del mio eroe: comincio a gemere sempre più forte, tu ti spaventi, io continuo. Mi portate dal veterinario che guarda male l’impedito; lo guardi male anche tu. Mi fanno gli esami, io fingo di essere morto e ogni tanto riprendo a gemere. Parlate sommessamente, siete preoccupati. Gli esami sono negativi, mi riporti a casa, io non mangio e mi metto nella mia cesta con aria drammatica, orecchie indietro e occhio vitreo. Litighi con l’impedito e lui se ne va sbattendo la porta. Tu mi scongiuri di mangiare, ma io persisto col mio digiuno; così il mio eroe ha raggiunto l’obiettivo. Infatti, l’impedito è sparito. Io ho dovuto mangiare lentamente per un po’ di tempo, ho dovuto padroneggiarmi per evitare di sbranare la mia pappa preferita; ero sconvolto dalla fame, ma dovevo tenere duro per essere sicuro del risultato. Ma dopo qualche tempo, è apparso un altro fidanzato che io ho accolto facendo una pipì lunghissima sul suo impermeabile; così è ricominciata la mia guerra. Ma non si è arreso, anzi; ha invaso addirittura il mio territorio portando anche una gatta bianca e rossa che lo adora. Non mi sarei mai aspettato che tu mi tradissi così; ora dispensi coccole e carezze a me e a lei, ti siedi con lui sul mio divano mente io sono impegnato a difendere la mia cesta dall’intrusa che ci entra appena mi distraggo. Devo ammettere che è molto carina, ha il naso rosa e gli occhi grandi; vuole fare amicizia e mi passa la coda di velluto sotto il naso, si struscia facendo le fusa e mi guarda dolcemente. Non è possibile resisterle e così le concedo le mie coccole e perfino l’uso della cesta. Ma tra le tue braccia dormirò sempre e solo io.