C’era una volta una strega cattiva, ma cattiva, cattiva, cattiva. C’era anche una bimba brava, ma brava, brava, brava. S’incontrarono in una storia strana, ma così strana che una vigilia di Natale si raccontò da sola.
Era la prima volta che la storia faceva da sé senza nessuno che la narrasse. Il racconto risultò confuso, alcune cose rimasero non dette e l’intera vicenda non fu mai del tutto chiara. E quando le campane di mezzanotte posero fine alla vigilia, la storia smise di raccontarsi e si dissolse col fumo dell’ultima candela rimasta accesa.
Prima di andar via, la storia disse che la strega era a sua volta vittima di un incantesimo. Costretta ad essere cattiva e a nutrirsi d’odio dalla cieca malvagità di uno stregone a cui aveva liberato il merlo. E lui per dispetto aveva resa una strega cattiva lei che era una donna che amava gli animali e non poteva sopportare di vederli in gabbia. Nessuno conosceva il vero nome della strega: lo stregone mise in giro la voce che si chiamasse Grimilde, mentre per altri era solo la “vecchia della mela”.
Anche quest’incantesimo, tuttavia, poteva essere rotto, come tutti gli incantesimi che si rispettino. Bastava solo che la persona giusta facesse la cosa giusta al memento giusto.
La storia che si racconta da sé disse che la bimba era così brava che si era creato un mondo fantastico in cui non era per niente brava e da cui aveva eliminato tutti gli angoli e le zone d’ombra. In questo mondo irreale non c’era posto per i cattivi e tanto meno per le streghe malvagie che offrivano mele avvelenate. Ma la bimba era brava, ma così brava che aveva capito, lei e solo lei, il nome della strega. L’aveva trovato nascosto in una frase che solo all’apparenza era un rituale magico, ma che molto più probabilmente era un’inconsapevole richiesta di aiuto.
“Specchio, specchio delle mie brame…..”.
La bimba e la strega non si erano mai più incontrate dopo la prima terribile volta: la bimba l’aveva cacciata fuori dalla sua vita, non entrava mai nel suo quartiere e stava per abbandonare la città e la nazione dove viveva la strega per non correre il rischio di imbattersi in lei.
La storia non chiarì come successe che un giorno straordinario di un anno eccezionale la strega e la bimba brava si incontrarono. Ma la storia ci raccontò che furono attimi di grande tensione: la bimba brava aveva paura, la strega godeva nel vederla spaventata.
La strega avanzò brandendo il suo sguardo come una spada affilata, la bimba brava indietreggiò con le gambe che tremavano.
Ma questa volta, nessuno sa perché, la bimba non scappò, ma sollevò la mano e indicando la strega disse:
“Vattene, piccuame”.
Fu come se si fossero aperte le porte del cielo. L’incantesimo era stato rotto: il vero nome della strega era stato pronunciato. La storia qui torna ad raccontarsi in modo confuso e lacunoso e non sappiamo cosa accadde poi.
Dovremmo forse aspettare la vigilia del prossimo Natale per ritrovare la storia che si racconta da sé e farcelo spiegare. Sappiamo però che la strega cattiva ora non è più cattiva e nemmeno strega. Una piccola statuetta di plastica; è tutto quel che rimane in ricordo del brutto periodo nel quale lei era costretta ad essere strega e la bimba brava ad aver paura
Non sapendo come la storia avrebbe finito di raccontarsi ma sapendo che la bimba è brava, ma anche amata, amata, amata, il finale non può essere diverso dal classico “E vissero tutti felice e contenti”.
O almeno questo è l’unico vero regalo che vorremmo per questo Natale e per tutti quelli che verranno