quando tornò a casa trovò la porta spalancata e briciola, il suo gatto rosso, comodamente accoccolato tra i cuscini sul lettone della stanza-da-letto-grande, come veniva definita la camera dei loro genitori.
stupore e curiosità più forti della paura spinsero i suoi passi nel corridoio. la infastidirono le lenzuola strappate via dai ripiani e il contenuto dei cassetti in disordine; le foto sparse sul pavimento suggerivano nuovi punti di vista e interpretazioni a pose ed espressioni : perché erano tristi gli occhia di sua madre quel giorno? quella barca si avvicinava o partiva? a chi pensava la nonna guardando lontano? il vento sparpagliava le foglie, ma quando erano cadute? e dov'erano andatsolo ae? giocavano ancora i bambini sulla spiaggia? e chi sorrideva alle loro risate?
il telefono, doveva avvisare, chiamare qualcuno, la polizia forse...meglio suo padre. nessuno poteva rassicurarla più della sua voce in quel momento.
papà, sono io, sono entrati in casa...no, no sto bne...no, nemmeno spaventata...bisognerà sistemare la porta.
solo allora notò il vetro rotto e il pannello divelto: era entrato qualcuno; non se ne sarebbe andato mai più.