Alberi che muovono i loro primi
passi nei nostri occhi: non è vero
che gli alberi stian fermi a gelare, a
dannarsi l'anima nelle foglie, nelle radici a
trasudare gonfi di pioggia.
Poi, quando
arrivano le motoseghe, alberi stremati con la
propria scorza: così fragile e dura d'elefanti in fuga,
di animali vegetanti e vaganti, solitari o
in branco. Immoti resistono comunque, chissà
se incuranti del firmamento? - Si alzano come un
poema immenso, memori di che? Alberi che si
muovono come se riflettessero le nostre buone e
malvage azioni, sempre seguendo i
nostri sguardi: seràfiche piante-creature si muovono
lentamente tutt'intorno, trascinando
lunghe catene di radici
e un sacrificio ingemmato di speranze supine.
Nel sottosuolo della nostra mente essi governano
i flussi più recònditi della psiche! Alberi che ci
vivono accanto ma con noi non muoiono mai; passano
come ombre o fantasmi sui rami segati, sul segreto
delle proprie foglie cadute, un flusso di corrente continua,
invisibile scìa che altrove si rigenera. E chi ha calpestato
queste piccolissime stelle,
paga una multa non razionale, non
comprensibile, nelle lontane
maree del sangue, interno ai nostri
sogni, e dentro i bulbi oculari, dove crepitano come
gambe dei burattini di turno nei falò d'inverno.