Qualcuno in sala regia si ricordava le sgranate immagini di repertorio del giubileo del 2000, ma questo evento li batteva tutti.
Collegamenti in mondovisione con tutti, urbi et orbi, ma anche con le colonie stellari che da decenni vivevano su pianeti perduti e lontani dalla terra parecchi anni luce.
Un evento che avrebbe cambiato le sorti del mondo. Cento miliardi di persone attendevano la risposta. Io avevo il privilegio di viverla in diretta per raccontarla.
Il Sommo Pontefice, il primo di colore, entrò nella sala santa dove la macchina lo aspettava.
Era il computer più potente mai costruito al mondo; tutte le nazioni avevano dato il loro contributo, ci avevano lavorato migliaia di scienziati dopo decenni di esperimenti.
Aveva richiesto oltre venti anni per la costruzione ed un budget con cui si sarebbe sfamato il 75% della popolazione del pianeta per circa 99 anni.
Tutto lo scibile umano era stato pazientemente immagazzinato nella memoria del computer maximo che con i suoi circuiti occupava un’area che avrebbe contenuto un intero stadio, tribune e curve comprese.
L’anziano Pontefice, con passo incerto entrò nella sala bianca asettica.
Cento miliardi di respiri, compreso il mio, furono trattenuti. Il Papa stava per porre la domanda delle domande che da millenni tormenta l’uomo.
La voce gli tremava, nonostante la fede.
“Esiste Dio ?”
I detrattori del progetto che paventavano un black out del computer alla domanda con annessa esplosione nucleare caddero in ginocchio folgorati dal ronzio con fiaccolata di luci e suoni che seguì ; prova che il cervellone aveva recepito il quesito, non lo aveva ignorato e stava elaborando una risposta.
Simultaneamente partirono tutte le agenzie stampa, pc, e-mail, telefoni, radio, collegamenti via satellite in ogni parte del mondo per annunciare che fra poco sarebbe andata in onda la nuova versione del verbo.
In meno di 5 minuti in cervellone partorì. Sputò un foglietto.
Il papa nero, sorpreso da tanta celerità, lo prese tra le mani sudate. Lo aprì. Tutti i monitor del mondo zoomarono sulla sua espressione.
Spalancò gli occhi, il viso gli si contrasse in una smorfia, si portò una mano al petto e si accasciò al suolo come un povero mortale.
Immediatamente la gigantesca sala santa si riempì di persone. Nella confusione generale ebbi la fortuna di pestare il foglio. Lo raccolsi e letta la breve risposta del computer scoppiai in una fragorosa risata.
Sul foglietto con una calligrafia infantile c’era scritto: “Adesso si.”