Autore Topic: Carlo (prologo)  (Letto 573 volte)

eziodellagondola

  • Mucca Cin Cin
  • *
  • Post: 406
  • Karma: +15/-2
    • Mostra profilo
    • eziodellagondola fotografie & racconti
Carlo (prologo)
« il: Ottobre 27, 2011, 13:55:35 »
Quello che adesso mi manca per essere veramente felice, è l'essere circondato dalla gioventù, come quando ero in servizio. Sono un insegnante in pensione, ormai prossimo alla sessantina, ma ancora non mi rassegno, non mi decido a diventare vecchio.
Una vita spesa tra i giovani, a spiare i loro progressi, i loro cambiamenti, professionalmente dedicato ad aiutarli a crescere, mi ha fatto questo regalo: conosco oramai ogni dettaglio della giovinezza, ho assorbito tutta la forza e la voglia di essere, di continuare all'infinito questa avventura; e per un mutuo scambio, mentre ho infuso ai giovani cultura e saggezza, ne ho carpito, facendola mia, la voglia di vivere.
Svolgere una professione gratificante non è stata su questo versante la mia unica fortuna: anche il fisico mi aiuta, resistendo abbastanza bene alle ingiurie del tempo. Quest'ultimo aspetto è però un'arma a doppio taglio, perché un fisico ancora prestante mi porta spesso a sopravvalutare le mie forze, a pretendere un po' troppo e ad assecondare quel desiderio di esagerare che mi ha accompagnato per tutta la vita.
Così talvolta il mio comportamento è leggermente criticabile; non dico riprovevole o sconveniente, ma senza dubbio poco consono all'età anagrafica.
Quello che comunque fa ancora di più e di peggio del fisico è il mio carattere che non conosce solo gli eccessi dell'esagerazione, ma che fa i salti mortali per conservare il suo spirito fanciullesco; e dalla unione carattere/curiosità nascono avventure uniche nelle quali riesco ad impelagarmi a meraviglia.
That is life dicono oltremanica ed oltreoceano, la vita è questa, una continua avventura e se così non fosse, non varrebbe certo la pena di vivere.
Qualche tempo fa ero alla stazione di Firenze, in attesa di ripartire per casa ed il primo treno utile non sarebbe partito prima di due ore, troppo poche per una visita della città, che comunque conosco già come le mie tasche, ma troppo lunga per trascorrerla in una panca della sala d'attesa.
Così bighellonando nei pressi della stazione, ho trovato un internet point, un bel modo per passare il tempo senza annoiarmi; una rapida scorsa alla posta, due righe sul newsgroup, e intanto mi si sedette accanto una stupenda fanciulla; poco più che trentenne, a giudicare dalla pelle, vellutata e senza traccia di rughe; bionda ramata, quasi castana, alta e snella: un bel tipino. Non ho l'abitudine di fare il cascamorto con le ragazzine e questa sarebbe potuta essere mia figlia, ma non riuscivo più a concentrarmi sulle mie pagine; cercavo di non far notare la mia curiosa attenzione, ma non sapevo resistere alla tentazione e continuavo a sbirciare dalla sua parte; così mi accorsi che era in difficoltà con le pagine web, una neofita che annaspava, o una imbranata doc, per natura e posizione. Questo fece scattare,oltre all'interesse opportunistico, la deformazione professionale, lo spirito dell'insegnante che ama spiegare, correggere, educare.
"Permette che la aiuti? La vedo in difficoltà…"
Mi elargì uno splendido sorriso rispondendomi: "Magari! Ma non le farò perdere del tempo?"
"Non ho altro da fare che perdere il mio tempo, e farlo assieme a  lei penso sarà molto piacevole. Il mio nome è Carlo: insegnavo storia e filosofia al liceo, ma ora sono a riposo, e il mio tempo non è più prezioso; comunque posso regalargliene quanto ne vuole, se me lo permette."
Cominciai allora a spiegarle i piccoli trucchi di Google, il motore di ricerca che da tre mani a chi lo usa con criterio, con logica, ma fa impazzire i meno esperti che si perdono in una ridondante marea di notizie inutili, pleonastiche, a volte persino fuorvianti e dannose.
Come diceva mio nonno, le cose del mondo si dividono in due grandi categorie: le facili e le difficili; tutto quel che si sa è facile, per contro tutto il resto è difficile; giuro che il mio patronimico non è de la Palisse!
Grata e felice, cominciò a raccontarmi di se, una storia semplice, banale, come tante altre, ma stetti ad ascoltarla come se mi narrasse delle sette meraviglie: potenza della gioventù!
Fu così facile fare amicizia con Ester, che mi parve naturale darle il mio indirizzo di posta elettronica, pregandola, se ne avesse avuto voglia e tempo, di contattarmi, per continuare a conversare simpaticamente in rete. Quando aggiunsi la notizia che vivevo a Venezia, con entusiasmo aderì al mio invito: così ebbi anche il suo indirizzo di posta elettronica.
"Ma se ci divertiremo scrivendoci, potrò anche venirla a trovare di persona, magari con mio marito? Venezia è un sogno per noi, ogni volta che ci torniamo è come una prima volta, l'atmosfera quieta ed incantata ci fa dimenticare lo stress del traffico, i rumori e le puzze della nostra città!"
"Quanto a puzza, Venezia si difende alla grande; ma è un male odorare sano di altri tempi; non ci sono derivati del petrolio a minare la salute e a spargere tumori. Anche se la vicina Marghera si premura di ristabilire l'equilibrio statistico, con i suoi miasmi cancerogeni."
Si era fatta l'ora del treno e così, a malincuore, mi accomiatai. Durante il viaggio di ritorno non lessi nemmeno una riga dello stupido quotidiano che avevo acquistato come viatico, trasgredendo alle abitudini: da anni non compravo più i fogli zeppi del pattume del mondo. Evitavo anche come la peste i telegiornali e quel poco di notizie importanti le ricavavo da internet, tanto per essere aggiornato, per non sentirmi completamente tagliato fuori da un mondo reso sempre più ipocrita dalla carta stampata. Non erano solo i fatti stupidi del pianeta a farmi rinunciare all'informazione, ma la convinzione, maturata in lunghi anni di osservazione critica, che la categoria dei pennivendoli, dei giornalisti, fosse una delle peggiori, responsabile di nefandezze imperdonabili.
La mia cultura è vasta, ma non onnicomprensiva. Però alcune cose, poche a dire il vero, le conosco molto bene, vuoi per dovere professionale, vuoi per pura passione ed inclinazione: gli argomenti di mio interesse li ho sempre affrontati con grande impegno, studiando e documentandomi fino all'inverosimile. Ecco che ho potuto notare come, ogni volta che sulla carta stampata appare qualche cosa che rientra nelle materie di cui ho conoscenza approfondita, è viziata da inesattezze, strafalcioni, spesso autentiche bugie, e non solo dette per convenienza ed opportunismo, ma sovente addirittura gratuite, mentite per il gusto di mentire.
Di qui la considerazione che la menzogna non può essere concentrata per strana coincidenza sulle poche cose che so, ma deve essere diffusa ecumenicamente. La conseguente, terribile deduzione è stato il facile ragionamento che ho attribuito a tutta la classe giornalistica. "se mentono anche dove non ne hanno alcun interesse - mi son detto - figuriamoci dove c'è qualcosa da guadagnare". Poi la responsabilità più grande, la politica. Nessuna persona comune ha la possibilità di partecipare in prima persona alla vita politica del paese, quindi tutti devono abbeverarsi alle notizie, ai resoconti, stampati o telediffusi, dove ciascun cronista ci mette del suo. Va da se che il popolo può formarsi una opinione, ed infine sposare una bandiera solo sulla scorta delle informazioni che ha; ma se queste sono viziate all'origine, sono mendaci, lascio immaginare come saranno le opinioni politiche nate su presupposti tanto fragili e scorretti. Ecco perché odio una categoria che ritengo responsabile di uno dei peggiori misfatti che un essere pensante possa compiere: l'imbroglio sulle idee, sugli ideali.
Così non lessi nemmeno una riga; ma non ebbi il tempo di annoiarmi: per tutta la durata del viaggio non feci altro che pensare ad Ester, al suo sorriso solare, ai suoi capelli biondo rame. Ma non solo: la ragazza mi intrigava assai più di quanto fossi disposto ad ammettere a me stesso più per il carattere allegro e aperto che per l'aspetto fisico, che pure era magnifico.
eziodellagondola