Da mio nonno 4 e ultimoUna volta mentre eravamo nel cortile osservavamo il gallo che saliva sulla groppa delle galline. “Cosa fa” chiesi. “Fa questo per farle fare le uova” rispose Maria. Cercai di osservare meglio cosa facesse. Mi spiegò che dentro il suo sedere il gallo teneva nascosto un pisello, proprio come il mio, anche se molto più piccolo, e lo metteva dentro il sedere della gallina. In effetti notai che dopo tale operazione la gallina restava accovacciata e apriva e chiudeva lo sfintere del suo sedere facendolo pulsare. Mi spiegò che se il giorno dopo avessi messo il dito proprio li dentro avrei potuto sentire che c'era l'uovo pronto per essere deposto.
Un'altra volta eravamo arrampicati sul muro dell'ovile e guardavamo le capre. Ad un certo punto arrivarono Tano, il figlio del pastore che aveva 14 anni, e suo cugino Carmelo che ne aveva 16. Sia Tano che Carmelo badavano al gregge assieme al pastore. Ad un certo punto entrambi presero una capra giovane e la portarono davanti al caprone. La capra belava e tremava mentre Tano e Carmelo la tenevano ferma. Il caprone le annusava e leccava il sedere. La capretta belava che era uno strazio. “Cosa fanno” chiesi a Maria. “La fanno sverginare” rispose. La guardai, avevo compreso soltanto in parte. Poi il caprone montò addosso alla capra che era tenuta ferma da Tano e Carmelo e mise a muoversi ritmicamente avanti e indietro. “Hai visto – disse Maria – non bela più!” “Perché non bela più?” “Perché le piace!”. La guardai in viso senza capire. Dopo un poco il caprone smise, scese dalla groppa, l'annusò, la leccò ancora un poco e si allontanò. La capretta si scosse come per togliersi la polvere dalla schiena e si allontanò lentamente senza belare. Tano e Carmelo che avevano assistito a tutta la scena si allontanarono anche loro.
Scendemmo dal muro. Poi Maria disse “L'altra volta Carmelo mi voleva sverginare, ma io sono scappata”. La guardai. “Due volte ci ha provato, ma io non voglio”. Continuavo a guardarla cercando di capire. “Io non voglio essere sverginata da Carmelo... voglio essere sverginata da te...” La guardavo a bocca aperta. Si diresse verso la stalla. La seguii come un cagnolino.
Salimmo la scala che portava al fienile e raggiunto il nostro angolo si spogliò completamente nuda. “Perché nuda?” chiesi. “Perché si fa così – rispose – spogliati!” Ubbidii. Si sdraiò per terra e mi fece sdraiare addosso a lei. Armeggiammo per parecchio tempo, ma non concludemmo nulla. In verità nessuno dei due sapeva cosa doveva fare. Anche una seconda volta ed una terza volta che nei giorni seguenti ritentammo, non riuscimmo a concludere nulla. Poi in seguito capii il perché. Lei non apriva le gambe, anzi le teneva strette.
Comunque mi è rimasto un ricordo bellissimo di quella esperienza . La sensazione che provai sentendo il contatto della sua pelle nuda contro la pelle del mio corpo. E' stata una sensazione di cui ancora oggi mi permane un ricordo dolcissimo. E un'altra cosa. Mi sono più volte chiesto se poi Carmelo l'avesse sverginata. Non l'ho mai saputo, ma ho sempre sperato di no. Lei non lo voleva. E neanche io lo volevo …
Post Scriptum – Poi, più tardi, al ginnasio e al liceo, studiando le poesie di Leopardi, mi tornavano spesso alla mente quei luoghi, quei campi, quelle colline, tutte le persone che mi circondavano e che mi volevano bene. E, ancora oggi, le due immagini (quella reale, scolpita in maniera indelebile nella mia mente, e quella virtuale che questa poesia rappresenta nella mia immaginazione) si associano e si fondono... e nostalgici ricordi affiorano...
L'infinito
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.
FINE
Grazie e ciao a tutti
Victor