Autore Topic: L'arrestabile  (Letto 562 volte)

chospo

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L'arrestabile
« il: Settembre 23, 2011, 14:45:46 »
Io uccido; e lo faccio con una tale frequenza che è quasi impossibile non accorgersene. Sono un assassino dai metodi spiccioli, un novizio senza cautela. Ho un modus operandi piuttosto banale. Quando strappo la vita preferisco mostrarmi alla luce del sole.
Nell'ora di punta, dove inevitabilmente la gente affolla le strade, mi affaccio dalla finestra con un qualsiasi essere umano ben saldo tra dieci dita strette a tenaglia.
Lo tengo sospeso nell'aria, le braccia e la testa a penzolare nel vuoto. Di sotto c'è una piazza che pullula di vita; un via vai di persone che scorrono avanti e indietro in più direzioni. La mia vittima si guarda intorno inebetita, ben conscia del proprio destino. Eppure non si direbbe che abbia voglia di ribellarsi; non lo si sente agitarsi, né tantomeno chiamare aiuto. O forse chiama aiuto, ma non con un tono di voce abbastanza forte da farsi sentire; se non da me, quantomeno da tutti gli altri che da di sotto guardano altrove.
Ad un certo punto, decisamente annoiato, lascio cadere il poveretto nel bel mezzo del niente; fa un volo di un certo livello perché, quando mi sporgo per ammirare i risultati della mia impresa, fa quasi impressione vedere come il suo corpo è diventato parte integrante del suolo.
Non si capisce bene che differenza ci sia tra lui e l'asfalto. Non è un effetto visivo dovuto alla mia posizione; vi giuro, le persone ci camminano sopra con l'aria di chi non sente nemmeno il bisogno di controllarsi la suola delle scarpe.
Nonostante io sia un individuo dal sangue irrimediabilmente freddo, devo ammettere che mi spaventa non poco questo sfoggio d'indifferenza. Anzi, più che altro, direi che me ne sento decisamente offeso. Tutta quella fatica e nessuno che si accorga del mio lavoro? Poffarbacco! Scandaloso! Mi sono detto: "Che il mio crimine manchi di originalità?".
Di recente mi sono addirittura ripromesso di fare qualcosa d'inconsueto per attirare l'attenzione degli occhi che dovrebbero giudicarmi. Per esempio, la scorsa settimana, ho provato a vestire da pagliaccio la mia ultima vittima; gli ho messo persino un pollo di plastica in bocca, e per aiutarlo, prima del tuffo finale, ho urlato al suo posto, sgolandomi fino a sentirmi male.
Nessun risultato. Il giorno dopo ho provato la medesima mossa, con l'aggiunta di una variante: tagliargli la gola con un pelapatate. È stata una trovata a dir poco geniale (tagliare la gola con un coltello, puah!, è di una banalità disarmante!)
Avrei voluto sperimentare altre sciocchezze del genere, ma stranamente è bastato questo trucchetto per smuovere la curiosità dei passanti; almeno così credevo! Tutti paralizzati sul posto, immobili come tanti birilli, guardavano in alto proteggendosi dal sole con il fianco della mano accuratamente disteso sulla fronte. Si erano ammassati a semicerchio sul perimetro del mio palazzo.
Dopo un primo momento di pura esaltazione (in cui mi strofinai piacevolmente il naso), cominciai a chiedermi se non mi stessi sbagliando. Forse non avevano assistito alla mia esibizione, forse stavano semplicemente analizzando qualche strano fenomeno presente nel denso cielo color fumo.
Del resto, perché avrebbero dovuto impuntarsi sul carnefice? E la vittima? Si fossero degnati di raccoglierlo almeno da terra! Di portarlo da qualche parte! Macché!
Certo, io avevo pur sempre il pelapatate tra le mani grondanti di sangue, ma era mai possibile che avesse riscosso così tanto successo? Da quell'altezza, era forse più visibile di un vestito da clown o di un pollo di plastica?
Ebbene forse sì, perché da poche ore ho notato che la mia faccia viene trasmessa su qualsiasi canale televisivo. L'ho notato per puro caso, non mi capita mai di guardare la televisione. Non ricordavo neanche di possederne una - e di che dimensioni! È così grande che di sicuro ho urtato per sbaglio il pulsante dell'accensione.
Ma poco importa.
Dentro quella scatola nera mi descrivono come un criminale di una certa importanza, di un'efferatezza a tratti mostruosa. I nomi delle mie vittime scorrono veloci sullo schermo, infiniti come i titoli di coda di qualche film dal budget milionario.
Dicono che io abbia concesso una serie di interviste, una dozzina di confessioni dattiloscritte; ma quando sarebbe successo? Prima o dopo la storia del pelapatate? Questo davvero non saprei dirlo! Non ho nemmeno memoria d'averlo fatto. Ma soprattutto, da quand'è che vanno in onda queste immagini? Dannazione, io nemmeno lo pago il canone! Chi mai l'ha approfondito il palinsesto?
A quanto pare (sempre secondo loro, perché a me non risulta) sto scrivendo un libro a riguardo del mio passato nebuloso; un resoconto dettagliato del giorno in cui decisi che la mia strada sarebbe stata quella dell'omicida recidivo.
Insomma, a mio carico ci sono una tale infinità di accuse, di prove schiaccianti, che chiunque può benissimo credere che io sia rinchiuso da tempo in qualche carcere di massima sicurezza. Ed invece no: la realtà dei fatti, dalle mie parti, sfugge all'umana comprensione.
Anzi, esiste davvero una realtà dei fatti? Per quanto ne dican loro, per quanto in ogni trasmissione sia chiaro che la condanna è unanime, e che di me non si può salvare neppure il mignolo destro, io so per certo d'esser libero e tremendamente annoiato. Cosa stanno aspettando? Perché non c'è ombra di manette? Poffarbacco! Perché, perché non venite a prendermi?!

nihil

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Re: L'arrestabile
« Risposta #1 il: Settembre 23, 2011, 15:16:47 »
non si può dire davvero che tu sia un'autore omogeneo o monotematico! bel racconto originale e imprevedibile, sempre con una punta di sarcasmo verso questa vita che vorremmo da protagonisti e invece magari ci lascia a fare tapezzeria, pensieri che si intravedono nella mente dell'Arrestabile.  Intanto comincio a nascondere il pelapatate! ;D

chospo

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Re: L'arrestabile
« Risposta #2 il: Settembre 24, 2011, 01:22:36 »
 ;D Eh si, in questo racconto c'è tanta voglia di apparire. Grassie.