Dall’epoca rinascimentale ebbe notevole diffusione il ritratto quasi fotografico.
Un esempio è il noto dipinto del pittore olandese Jan Vermeer la “
Ragazza col turbante”, meglio conosciuto come “
Ragazza con l’orecchino di perla”, dal romanzo di Tracy Chevalier, pubblicato nel 1999, da cui è derivato nel 2003 l’omonimo film diretto da Peter Webber.
Jan Vermeer, Ragazza col turbante, olio su tela, 1665 circa, Museo Mauritshuis, L’ Aia, Olanda
A guardarla sembra di trovarsi davanti a lei.
Nel 1696 vennero venduti all’asta tre dipinti di Vermeer, catalogati come “tronie” (in olandese significa faccia), uno di quelli forse era la “Ragazza col turbante”.
“Tronie” è un tipo di quadro che mostra la testa di figure allegoriche, simboliche o curiose: bevitori, fumatori, persone talvolta brutte o che fanno smorfie. Non sono ritratti ma teste decorative che evocano significati morali.
Nella storia dell’arte questo tipo di facce è definito “pseudo-ritratto”.
Un esempio di pseudo ritratto è l’
Olympia, realizzata dal pittore francese Edouard Manet.
dettaglio
Edouard Manet, Olympia, olio su tela, 1863, Musée d’Orsay, Parigi
In questo dipinto il soggetto è una prostituta stesa su un letto, ma l’immagine che vediamo è Victorine Meurent, che faceva da modella per i pittori.
Il quadro evoca la “Venere di Urbino”, di Tiziano. Infatti Manet la copiò nel 1857 quando venne in Italia.
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Tiziano Vecellio, Venere di Urbino, olio su tela, 1538, Galleria degli Uffizi, Firenze.
La raffigurazione è un elogio alla grazia e alla femminilità. Come Venere, è simbolo di amore e bellezza. Il committente, il duca di Urbino, Guidobaldo II della Rovere.
Il quadro rappresenta un’allegoria del matrimonio. Doveva servire come modello “didattico” per Giulia Varano, la giovane moglie del duca: l’evidente erotismo aveva lo scopo di ricordare alla donna i doveri matrimoniali nei confronti dello sposo.
L’allegoria è ancora più chiara nella rappresentazione di Venere, dea dell’amore, come una donna terrena, che fissa in modo allusivo chi la guarda.
Il corpo nudo disteso di fianco sul letto con la parte superiore poggiata su cuscini, ha una lunga tradizione figurativa, in particolare quella veneziana del Cinquecento.
In questo quadro Tiziano ha dipinto una seducente Venere basandosi sull’antica figurazione della Venus pudìca.
La fanciulla è distesa nuda sul letto, le lenzuola sgualcite, guarda lo spettatore in modo allusivo. Con la mano sinistra nasconde la zona pubica, nella mano destra ha un piccolo mazzo di rose, uno dei simboli della dea Venere.
Su un lato del letto, ai piedi della donna, c’è il cagnolino simbolo di fedeltà coniugale, lo stesso che è in un altro dipinto di Tiziano, il “Ritratto di Eleonora Gonzaga”.
Lo sfondo mostra un ambiente di una casa patrizia della Venezia del Cinquecento. Ci sono due ancelle: una è in ginocchio, di spalle intenta a frugare nel cassone istoriato dal quale ha preso il sontuoso abito destinato alle nozze, visibile sulla spalla dell’altra ancella in piedi a destra.
Sul davanzale delle finestra, il vaso di mirto, pianta tradizionalmente legata a Venere, costituisce un ulteriore riferimento alla costanza in amore.