Interessante spunto. Quando ero ragazzino frequentavo la casa di un'amico che aveva il padre pornomane che, a qualsiasi ora del pomeriggio o della sera, se ne stava in mutande a guardare film porno a tutto volume, ed è in questa mise che accoglieva gli ospiti. Cioè noi. All'inizio ci fu un'ondata di euforia e arrivavamo a casa di M. in gruppi, praticamente a qualsiasi ora, sopraffatti dalla curiosità. Poi la novità cominciò a scemare, e a casa di M. finì per andare sempre meno gente. Era squallido. Era noioso. Ecco, ha ragione Clementina a parlare di pornografia, non solo nel senso che rimescolare nel dolore, nella paura, nell'odio, nel sesso è il modo per tenere agganciate le persone per la pancia, ma anche nell'accezione della noia. Sentire che c'è una guerra, la prima volta nella vita, è sconvolgente. Vedere immagini di guerra in 28 TG al giorno, ha un effetto anestetizzante. Mi ricordo N. giornalista di nera, che telefonava all'obitorio ed esordiva con un serafico "Ciao come butta? Bambini morti nulla? Gente sgozzata? Incidenti? Nulla eh? Vabbé dai, andrà meglio domani". Ecco, anche qui, la cosa peggiore è che a convivere con la morte, la violenza, l'abbrutimento, si finisce per considerarli normali. Io per parte mia son cinque anni che non ho più la televisione, e sono felice così.