A San Gimignano (provincia di Siena) sulla piazza del duomo prospettano, tra gli altri, la chiesa collegiata, il Palazzo comunale, detto anche “Palazzo del popolo” o “Palazzo nuovo del podestà”, e il Vecchio Palazzo del Podestà.
San Gimignano, piazza Duomo, sulla destra la chiesa collegiata, al centro il Palazzo comunale, con a fianco la “Torre grossa” (sulla destra) e la “loggia del Comune” (sulla sinistra).
Il Palazzo comunale fu costruito nel 1288 ed ampliato nel 1323. Ospita il museo civico con numerose opere d’arte.
Nell’edificio c’è anche la cosiddetta “Camera del Podestà”, con dipinti in affresco.
“Camera del Podestà”
“Camera del Podestà”
Ci sono affreschi dedicati a scene di caccia e tornei cavallereschi, eseguiti nel 1290 circa dal pittore Azzo di Masetto.
Un ciclo di affreschi è invece dedicato all’iniziazione amorosa di un giovane, realizzato tra il 1305 e il 1311 dal pittore senese Memmo di Filippuccio, suocero del più noto pittore Simone Martini, che nel Palazzo pubblico di Siena dipinse in affresco la “Maestà” (che occupa tutta la parete Nord della “Sala del mappamondo”).
La narrazione pittorica del Memmo è articolata in due settori:
sulla parete sinistra sono rappresentati episodi amorosi dagli esiti infausti, nei quali sono riconoscibili alcuni personaggi: il filosofo Aristotele, innamorato della cortigiana Fillide; i danteschi Paolo e Francesca, mentre leggono il “libro galeotto”.
Sulla parete destra, in contrapposizione, ci sono scene di vita coniugale, in un ambiente domestico tipicamente medievale.
Interessanti gli ultimi due ultimi riquadri.
Nella prima scena la giovane coppia è nella tinozza per l’abluzione. I due si guardano e si carezzano, alla presenza di altre persone.
Nella scena successiva la donna è già distesa nel talamo, il marito scosta le coperte per mettersi a letto, la fantésca (= domestica, oggi detta collaboratrice familiare) chiude la tenda per celare ad altri sguardi l’intimità della coppia.
Il letto nuziale
Nel Medioevo non dormivano distesi, come avviene oggi, ma in posizione quasi seduta, con alti cuscini che sorreggevano il busto e la testa.
Il termine "testata" del letto deriva dal fatto che vi si poggiava la testa; idem "spalliera" del letto: cosiddetta perché il/ la dormiente vi poggiava le spalle.
Quelle abitudini avevano motivazioni sia culturale sia pratica.
Culturale per il riferimento alla morte: ai superstiziosi la posizione distesa, supina, evocava quella della salma, e la morte veniva esorcizzata.
Il motivo pratico: la posizione quasi seduta favoriva la digestione e scongiurava gli effetti del reflusso gastro-esofageo, di cui soffrivano molte persone in quei secoli a causa di diete alimentari disordinate, oltre che dall'assunzione di cibi non sempre di buona qualità.