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Le prime testimonianze sulla scrittura nell’antico Egitto risalgono all'incirca al 3.200 a. C..
Le iscrizioni furono rinvenute nel 1988 nella cosiddetta “tomba U-j”, sepoltura proto-regale nell’Alto Egitto.
La tomba è suddivisa in dodici camere. Sebbene depredata nel lontano passato, fu trovato molto arredo funebre: manufatti in avorio e osso, differenti tipi di ceramica, più di 200 giare di vino, circa 150 tavolette di argilla con brevi iscrizioni.
Le piccole tavolette, incise ognuna con segni geroglifici, in numero variabile da uno a quattro, indicano come la scrittura fosse già ad un certo livello di sviluppo. Alcune delle iscrizioni sono leggibili (con valore fonetico) e menzionano istituzioni amministrative, proprietà agricole del sovrano, alcune località nel delta del Nilo.
Anche molte ceramiche sono iscritte con uno o due ampi segni tracciati con inchiostro nero.
E’ noto che i geroglifici, scolpiti o dipinti, compongono un sistema di scrittura formato da logogrammi sillabici e alfabetici, decodificati nel 1822 dall’archeologo ed egittologo francese Jean-François Champollion (1790 – 1832).
E quest’anno, in occasione del secondo centenario dell’interpretazione dei geroglifici da parte di Champollion, il Museo Egizio di Torino celebra quell’evento con una mostra titolata:
“Il dono di Toth: leggere l’antico Egitto”, dal 7 dicembre 2022 al 7 settembre 2023.
Fra gli oggetti presenti, c’è il “
Papiro dei re”: l’unica lista reale di epoca faraonica scritta a mano su papiro (non con i segni geroglifici, il cui uso era riservato ai templi e ai monumenti come stele e statue) con la
scrittura ieratica, in corsivo, di uso quotidiano, che veniva tracciata dagli scribi sul papiro con il calamo tinto nell’inchiostro.
scrittura ieratica su papiro