Nicolas Fouché,
la dea Pomona, 1700 circa, Museo di Belle Arti di Budapest
Per gli antichi romani la dea della frutta era
Pomona, la “patrona pomorum”, signora dei frutti, degli alberi di ulivo e dei vigneti.
Il nome di questa dea deriva da pomum (= frutto).
Nell’iconografia la dea è rappresentata come una donna di bassa statura con una falce nella mano destra. Ovidio nelle “Metamorfosi” dice che era socievole e trascorreva molto tempo nelle campagne e nei giardini per osservare gli alberi da frutto o facendo innesti.
Al culto della dea era preposto il flamine “pomonale”: Il flàmine ( in latino flamen), era il sacerdote preposto al culto di una specifica divinità, della quale celebrava il rito.
Pomona era considerata importante dagli agricoltori che attendevano la maturazione dei frutti.
In epoca rinascimentale fu raffigurata in numerosi dipinti e sculture come una donna giovane, spesso circondata da frutti e da fiori.
Il Pontormo la rappresentò in affresco nel 1521 nella Villa Medici di Poggio a Caiano, mentre Luca Giordano la raffigurò nel 1683 a Firenze nel Palazzo Medici-Riccardi.