Simbologia dei fiori e delle piante
Alloro: ”laurus nobilis". Il suo nome deriva dalla mitologia greca ed evoca la ninfa
Dafne, la quale come la dea Artemide (= Diana), si era votata alla verginità e vagava libera per i boschi. Per evitare il corteggiamento del dio Apollo si tramutò in un albero di alloro; da quel momento questa pianta fu sacra a questo dio, che era anche protettore della poesia.
Gli antichi Greci consideravano il lauro simbolo della gloria, perciò lo utilizzavano come corona per ornare la testa dei re, dei guerrieri vittoriosi, dei poeti.
A Roma, come segno di riconoscenza le corone di alloro venivano poggiate sul capo dei generali vittoriosi in guerra. Essi sfilavano tra due ali di folla su un carro trainato da quattro cavalli. Con la mano destra tenevano un ramoscello di alloro, nella mano sinistra impugnavano uno scettro d'avorio sormontato dalla raffigurazione di un’aquila, che ha il significato simbolico del potere e della forza.
Anche gli imperatori romani usavano cingersi la testa con corone di alloro.
La tradizione di avvolgere il capo con corone di alloro proseguì nel Medioevo per i laureati in medicina, da cui la parola italiana “
laureato” per onorare tutti coloro che conseguivano un titolo universitario: la
laurea.
Anche alcuni famosi poeti furono incoronati con una ghirlanda d’alloro, per esempio Francesco Petrarca, che a Roma l’8 aprile 1341, in Campidoglio, il senatore Orso dell’Anguillara, posò sulla testa del poeta una corona d’alloro.
Rappresentazione immaginaria di Francesco Petrarca, incoronato con l’alloro.
L'incoronazione simbolica con l’alloro è la maggiore onorificenza in ambito poetico e letterario, nel contempo consacra alla fama dei posteri un poeta “laureato”.
Petrarca alla pianta sacra ad Apollo aveva dedicato alcuni sonetti allegorici riguardanti il mito di Apollo e Dafne, diventata Laura in italiano.
Nel sonetto 246 del "Canzoniere" Petrarca pensa alla sua musa ispiratrice, Laura, ed usa la pianta del lauro per giocare poeticamente con le parole:
“L’aura che ’l verde lauro et l’aureo crine
soavemente sospirando move,
fa con sue viste leggiadrette et nove
l’anime da’ lor corpi pellegrine.[…].
Ecco per intero il
Sonetto 246L'aura che 'l verde lauro et l'aureo crine
soavemente sospirando move,
fa con sue viste leggiadrette et nove
l'anime da' lor corpi pellegrine.
Candida rosa nata in dure spine,
quando fia chi sua pari al mondo trove,
gloria di nostra etate? O vivo Giove,
manda, prego, il mio in prima che 'l suo fine:
sí ch'io non veggia il gran publico danno,
e 'l mondo remaner senza 'l suo sole,
né li occhi miei, che luce altra non ànno;
né l'alma, che pensar d'altro non vòle,
né l'orecchie, ch'udir altro non sanno,
senza l'oneste sue dolci parole.