Il proprio stile di vita lo manifestiamo agli altri con gli atteggiamenti, le azioni, che scaturiscono dai tratti di personalità, dai valori in cui crediamo, da interessi ed opinioni.
Lo psichiatra e psicoanalista austriaco Alfred Adler diceva che in un individuo lo stile di vita è il principio unificante che gli organizza la scelta nell’agire quotidiano, che ovviamente è condizionata dalle proprie condizioni materiali di vita, dalla collocazione sociale.
La mia “Regina d’Autunno” dice che
il proprio stile di vita / si apprezza per la sua dignità.
Ma chi decide cosa è degno o indegno ?
Una religione ? Le norme morali espresse nel tempo da una società ? Le virtù ? Di queste ne discussero alcuni antichi filosofi greci come Platone e Aristotele.
La virtù non è una qualità “naturale”, né si esercita per appartenenza a una comunità, ma è impegno con sé stessi e su sé stessi e permettono uno “stile di vita”, capace di distinguere l’individuo e di definirlo nei rapporti con gli altri.
Ad Ambrogio, noto teologo e vescovo di Milano (meglio conosciuto come Sant’Ambrogio, 340 circa 397) viene attribuito il concetto di “virtù cardinale”, da lui espresso nel saggio titolato “
Expositio in Lucam”: in questo testo egli afferma: “
ci è noto che vi sono quattro virtù cardinali, la temperanza, la giustizia, la prudenza, la fortezza”. L’aggettivo cardinale deriva dal latino “cardo”, che vuol dire cardine, perno; l’idea sottesa è che le virtù umane siano perno e cardine per la vita teologale e cristiana.
Le virtù cardinali indicano all’individuo la direzione del “cammino” ed esigono il dominio di sé stessi, il controllo degli impulsi ed istinti, la moderazione nell’agire.
Le virtù esigono l’impegno della volontà, capace di dare la necessaria “fortezza”, che è il “cardine” intorno a cui gravitano prudenza, giustizia e temperanza.
Ma la “fortezza” non si esprime con un singolo atto o in una serie di atti, essa deriva dallo “stile morale” e dallo stile di vita della persona. Non è un’abitudine moralistica derivata dall’insegnamento degli arroganti custodi della virtù, ma è coerenza e fedeltà a sé stessi.
La virtù intesa come abitudine quotidiana non è cosa che si può prendere o lasciare a piacimento, perché è la fisionomia di ciascun individuo, è il suo stile di vita.
Mia regina, ora lascia che il tuo fedele paggio, qual io sono, retroceda senza voltarti le spalle, e vada al bar per bere un caffé. Ci vuole in questa giornata piovosa.