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Nel 2005 fu proiettato in numerose sale cinematografiche il film documentario “Il grande silenzio”, diretto dal regista Philip Gröning. Per realizzarlo egli ha vissuto alcuni mesi, tra l'estate del 2002 e l'inverno del 2003, nella Grande Chartreuse, ubicata a circa 1200 metri di altitudine sulle prealpi francesi, condividendo la vita quotidiana dei certosini.
Il nome di questo complesso monastico deriva dal massiccio montano della Certosa (Massif de la Chartreuse) ed è a 30 chilometri da Grenoble.
Lì, protetti da antiche mura e dal luogo silenzioso, vivono uomini che hanno scelto di amare Dio e di ascoltarne la Parola nel rumore del vento e della pioggia, di vederne la sua immagine creativa nel passare delle stagioni, misurando lo scorrere del tempo con i rintocchi della campana.
Grande Chartreuse
Questo documentario di 160 minuti comincia con la pioggia che batte sul vetro, il suono della campana che richiama alla preghiera, il silenzio nei cortili innevati. Nessuna spiegazione, nessuna conversazione, nessuna musica.
La colonna sonora è costruita dai suoni e dai rumori prodotti dalla laboriosità dei religiosi: le forbici che tagliano il tessuto, il badile che affonda nella neve, i passi che risuonano nel chiostro, i canti corali gregoriani.
Nel film è il silenzio a dare valore alle cose: oggetti, spoglie pareti, volti segnati dagli anni e dalla solitudine, i rintocchi delle campane e i momenti di meditazione. Il ritmo della preghiera scandisce il passare delle ore, segna il tempo, dilata gli orizzonti.
"Solo in silenzio si comincia ad ascoltare. Solo quando il linguaggio verbale tace , si comincia a vedere". Sono queste le parole che aprono la visione del film e che indicano l'atteggiamento da tenere per comprendere il significato dell'esperienza religiosa.
Lode al silenzio e ai ritmi lenti della contemplazione. I salmi e le preghiere, costantemente ripetute, sono il solo linguaggio, il solo mezzo espressivo per richiamare alla mente il divino, per comunicare con l'Assoluto.
Il regista Philip Groning riflette spesso sul significato della vita, perciò un altro suo film lo ha dedicato alla filosofia (“Philosophie”, del 1998).