Non c'è più posto (Rev. 1.0)
Non è la prima volta che riprendo quanto già scritto, un racconto, una poesia, un aforisma o il semplice pensiero, colpevole di essere in prima battuta poco espressivo o incompleto. Lo era anche questo “Non c’è più posto”. Mia veloce come onnipresente riflessione cresciuta con gli anni, in una considerazione , che alla fine, è proporzione inversa legata appunto al tempo inesorabile che scorre. Lo spazio non è solo una pura considerazione fisica e materiale ma intima. In entrambi i casi, con età come necessità , fa sempre più fatica ad essere tale, a trovare spazio per tutto quanto ci appartiene, come persona che interessi, prima di tutto. Nel primo caso, interiormente ho da tempo dimenticato quelle mie furiose come intime analisi giovanili, di cui però ho ancora traccia e testimone, il mio epistolario, appunti e per sopravvenuta tecnologia, primordiali “files” ancor privi di pregiudizi ed esperienza della vita, spazi occupati allora da pensieri, sogni , progetti, ambizioni e non solo. Non sono l’unico, ma con pochi, a vedere chiaro questo strano aspetto dell’esistenza umana. I più con l’età lo ignorano, lo danno scontato questo lento deterioramento, fino ad arrivare a una conclusione attuale: viviamo, respiriamo o peggio vegetiamo. Allora perché investire in quanto rimane ora in un angolo remoto di noi stessi, dovunque. Perché sprecarsi? Il secondo caso, è più gestibile, pratico. Si libera il più possibile, si scarta, si elimina come abbandona, ancor meglio non acquistare, non ingombrare oltre il minimo dell’indispensabile. Se penso a quante riviste specializzate mandate a macero, da quanto materiale per hobby vari, preso e portato in discarica ancora buono, per sopravvenuta mancanza di volontà, al pari di scorta di vario genere o tipo. Si rompe? Si compra. Se penso da quanto non acquisto un libro o un CD, non perché non saprò quando leggerlo o ascoltarlo, ma ancor prima per non ridurre spazio? Meno si ha, meglio si sta, dentro di se e fuori se stessi, appunto.
