Il confiteor, come detto nel precedente post, è una preghiera di penitenza che si recita durante la celebrazione eucaristica, e da non confondere con il “sacramento della confessione”, detto anche “sacramento della penitenza”, oppure “sacramento della conversione”, “sacramento del perdono” o “sacramento della riconciliazione”.
Nell’alto Medioevo alcune preghiere simili al confiteor venivano recitate in chiesa durante la Messa.
La Regola canonica di Crodegango (712 circa – 766), che nel 742 venne eletto vescovo di Metz, raccomanda: "Prima di tutto prostratevi umilmente a Dio e pregate la Beata Maria con i santi apostoli e martiri e confessori di pregare il Signore per voi”.
Come preghiera a sé stante il confiteor è menzionato per la prima volta dal monaco e cronista medievale tedesco Bernoldo di Costanza (1054 – 1100) nella forma: "Confiteor Deo omnipotenti, istis Sanctis et omnibus Sanctis et tibi frater, quia peccavi in cogitatione, in locutione, in opere, in pollutione mentis et corporis. Ideo precor te, ora pro me".
Il nobile Lotario (1160-1216), che ebbe il titolo cardinalizio nel 1191 ed eletto papa nel 1198 col nome di Innocenzo III, nel suo libro titolato “De missarum mysteriis”, scritto tra il 1195 e il 1197, commenta in modo allegorico i riti della Messa pontificale e specifica che il simbolico rito della pubblica confessione è accompagnato dal gesto di battersi il petto tre volte.
Durante la liturgia eucaristica, nell’offertorio, il sacerdote nell’atto di lavarsi le mani (et lavantes manus suas) recita come invocazione questo versetto: “Lava me, Domine, ab iniquitate mea et a peccato meo munda me”.