In fondo se doveva affrontare il nuovo lavoro doveva essere tutelato, e i vaccini erano indispensabili.
I corsi erano durati due mesi, e ogni giorno apprendeva cose nuove, ma ancora nessuno gli aveva spiegato esattamente che cosa avrebbe dovuto fare.
Mentre si recava nel suo centro base, ripensò alla reazione del bambino e del perché gli aveva urlato, sei uno di loro.
L’autobus era semivuoto, forse a causa dell’ora, erano solo le sei, in un angolo c’era una donna sulla trentina aveva i capelli rossi e indossava un lungo cappotto nero, aveva l’aspetto di una che ha dormito poco.
L’autista guardava fisso la strada che era ancora leggermente umida per via della pioggia della sera prima, le stelle stavano scomparendo, e la luce dei lampioni era stata abbassata.
L’autobus si fermò, salì un ragazzo vestito come lui, Andrea lo guardò, per capire se era uno dei suoi nuovi colleghi, ma il ragazzo non si voltò e scese alla fermata successiva.
Si sentì vagamente deluso, forse aveva bisogno di parlare con qualcuno che potesse spiegargli qualcosa del suo nuovo lavoro, oltre alle fumose parole del suo preparatore.
Scese dopo poche fermate, la strada era poco animata, passavano poche auto, e tutte avevano colori i scuri, usati dalla DEIN la sua unità di lavoro.
Era la prima volta che si rendeva conto che da quando era arrivato, non aveva mai parlato con nessuno, aveva sempre vissuto nel centro e aveva il suo alloggio, gli avevano fornito quattro carte colorate, una era quella sanitaria, la blu per i crediti, il comandante gli aveva spiegato che per i suoi acquisti avrebbe potuto usare solo quella e comprare solo che cose che avevano il marchio blu.
Fino a quel momento non aveva avuto bisogno di nulla in quanto tutto quanto gli era necessario gli era stato fornito dal centro, pensò che in fondo era comodo, nessuna fatica a scegliere, abiti, cibo, senza dover chiedere nulla.
La tesserina nera la più piccola era il pass per la sua unità, la carta rossa gli avevano spiegato che serviva solo nei casi di emergenza.