Autore Topic: "L'anno Sanzio"  (Letto 972 volte)

Doxa

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"L'anno Sanzio"
« il: Febbraio 04, 2021, 10:25:58 »
"L’anno Sanzio”. La frase incuriosisce, fa chiedere al lettore se ha capito bene, si domanda se è un refuso del redattore (Anno Santo anziché Sanzio ?) invece la frase è corretta, è stata usata lo scorso anno dai mass media, perché il 2020 è stato dedicato a Raffaello Sanzio, nella ricorrenza del 500/esimo anniversario della sua morte, avvenuta a Roma il 6 aprile 1520. Aveva 37 anni. 

Purtroppo causa Covid le celebrazioni sono avvenute in sordina.

Il giovane Raffaello Sanzio dopo il soggiorno lavorativo a Firenze si trasferì  a Roma.

Tra il 1509 e il 1511 in Vaticano, nella “Stanza della Segnatura” dipinse la “Disputa del Sacramento” e il "Parnaso”.


Raffaello Sanzio: “Disputa del Sacramento”, dipinto in affresco, 1509, “Stanza della Segnatura”, Musei Vaticani



Raffaello Sanzio: “Parnaso”, affresco, 1510/1511, “Stanza della Segnatura”, Musei Vaticani

Sul recto e sul verso di  alcuni cartoni preparatori con i disegni per gli affreschi nella “Stanza della Segnatura” Raffaello nel 1509 scrisse cinque sonetti di soggetto amoroso con correzioni e varianti, ma ne completò soltanto tre. 

Difficile è stabilire se questi sonetti furono ispirati da un sentimento provato in quel periodo per una donna o se fu un semplice cimentarsi in versi come fece anche Michelangelo in quello stesso periodo.

La seconda ipotesi è la più probabile se si tiene conto che in quel periodo era di moda scrivere versetti in stile petrarchesco; non si può quindi escludere che fosse il modo del Sanzio di mettersi alla prova anche come poeta.
 
Sotto ogni sonetto si trovano frasi appuntante separatamente e sono delle varianti al verso stesso. 


 


Doxa

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Re:"L'anno Sanzio"
« Risposta #1 il: Febbraio 04, 2021, 10:59:18 »
Adesso vi faccio leggere i cinque sonetti, con alcune parole rese comprensibili al nostro modo di parlare.

Primo sonetto: Raffaello si rivolge ad Amore (Eros), che lo ha catturato  con la luce  degli occhi belli (di una donna), che ha la carnagione candida come la neve, il colore vivace di una rosa ed un bel modo femminile di parlare. 

Raffaello afferma che arde d’amore al punto che né mari né fiumi “spegniar potrian quel focho”,  ma ciò non gli spiace poiché, ardendo, egli si consuma e, consumandosi, lascia intendere l’artista, avrà il dono di non sentirsi più avvampare dalle fiamme.

Si rivolge alla donna ricordandole quanto sia doloroso ("io sento mortal pena") sciogliersi dal “giogo” e dalla “catena” delle candide braccia  intorno al mio collo. Sciogliendo il nodo dell’abbraccio l’artista teme una pena mortale. Raffaello si astiene dall’aggiungere altri particolari, perché parlare di tutto questo potrebbe avere gravi conseguenze, e perciò taccio “i penser a te rivolti”.

 
Amor, tu m’envesscasti con doi lumi
de doi beli occhi dov’io me strugo e face,
da bianca neve e da rosa vivace,
da un bel parlar in donnessi costumi.

Tal che tanto ardo, che né mar né fiumi
spegnar potrian quel foco; ma non mi spiace,
poiché ’l mio ardor tanto di ben mi face,
ch’ardendo onior più d’arder me consumi.

Quanto fu dolce el giogo e la catena
de’ toi candidi braci al col mio vòlti,
che, sogliendomi, io sento mortal pena.

D’altre cose io’ non dico, che fôr molti,
ché soperchia docenza a morte mena,
e però tacio, a te i penser rivolti.







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Re:"L'anno Sanzio"
« Risposta #2 il: Febbraio 04, 2021, 11:03:05 »
Secondo sonetto: Raffaello paragona se stesso  a Paolo di Tarso, quando il santo ebbe l’esperienza del mistero di Dio ma non riferì ad alcuno ciò che aveva visto; nello stesso modo  Raffaello ha coperto con un “velo” ogni pensiero “amoroso. Tutto ciò che ha visto, tutto ciò che ha compiuto in funzione della felicità, rimane chiuso  in lui,  diventerà vecchio senza aver sciolto l’obbligo di tacere. Quindi invoca la donna, affinché lo soccorra con la sua grazia, in quanto si sente morire a poco a poco.

“Como non podde dir d'arcana Dei
Paul, como disceso fu dal cielo,
così el mio cor d’uno amoroso velo
ha ricoperto tuti i penser miei.

Però quanto ch’io viddi e quanto io fei
pel gaudio taccio, che nel petto celo,
ma prima cangerò nel fronte el pelo,
che mai l’obligo volga in pensier rei.

E se quello altero almo in basso cede,
vedrai che non fia a me, ma al mio gran foco,
qua più che gli altri in la fervenzia esciede.

Ma pensa ch’el mio spirto a poco a poco
el corpo lasarà, se tua mercede
socorso non li dia a tempo e loco”.


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Re:"L'anno Sanzio"
« Risposta #3 il: Febbraio 04, 2021, 11:06:02 »
Terzo sonetto:  Raffaello lamenta il temporaneo distacco dall’amata.  Afferma di avere intenso il ricordo dell’“assalto” amoroso avuto, e l’afflizione provocata da Eros che comunque ringrazia. Loda  la sua donna e descrive il momento in cui era giunto nell’abitazione della ragazza, dopo il tramonto del sole. E per quanto egli senta il desiderio di raffigurare il fuoco dal quale è tormentato, si trova a tacere per l’incapacità di esprimere efficacemente il sentimento.

“L’ora sesta era che l’ocaso un sole / aveva fatto e l’altro surse in locho  / ato più da far fati che parole / / ma io restai pur vinto al mio gran focho / che mi tormenta, ché dove l’on sòle / disiar di parlar, più riman fiocho” …

“Un pensier dolce è rimembrar se in modo
di quello asalto, ma più gravo è il danno
del partir, ch’io restai como quei ch’hano
in mar perso la stella, se ’l ver odo.

Or, lingua, di parlar disogli el nodo
a dir di questo inusitato ingano
ch’Amor mi fece per mio gravo afanno,
ma lui pur ne ringrazio e lei ne lodo.

L’ora sesta era, che l’ocaso un sole
aveva fatto, e l’altro surse in loco,
ato più da far fati che parole.

Ma io restai pur vinto al mio gran foco
che mi tormenta, ché dove l’on sòle
disiar di parlar, più riman fioco”.


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Re:"L'anno Sanzio"
« Risposta #4 il: Febbraio 04, 2021, 11:10:51 »
Quarto sonetto: Raffaello allude al segreto che lo lega  alla donna amata, perciò non può dimostrarle pubblicamente il suo amore. “Se Amore rifiutasse di servirti attraverso di me a causa delle mie scarse dimostrazioni dei suoi effetti, tu sai perché, senza che io lo scriva. Non posso manifestare ciò che provo. Se Amore, per tal motivo, dovesse adirarsi, io risponderei: “tu sei il mio signore, al centro del cielo, più che Giove e Marte, e non vale nessuna protezione, né stratagemma per schivare le tue forze e il tuo furore”.

Qual è il segreto di Raffaello? Perché il legame non può diventare di pubblico dominio? Chi è la donna amata ? Una nobildonna ?

“S’a te servir par mi stegeniase, Amore,
per li efetti dimostri da me in parte,
tu sai el perché, senza vergante e in carte
ch’io dimostrai el contrario del mio core.

Io grido e dico or che tu sei el mio signiore
dal centro al ciel, più sù che Iove o Marte,
e che schermo non val, né ingenio o arte,
a schifar le tue forze e ’l tuo furore.

Or questo qui fia noto: el foco ascoso
io portai nel mio peto; ebbi tal grazia,
che inteso alfin fu suo spiar dubioso:

e quell’alma gentil non mi dislazia,
ond’io ringrazio Amor, che a me piatoso”.


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Re:"L'anno Sanzio"
« Risposta #5 il: Febbraio 04, 2021, 11:26:30 »
Quinto sonetto: Raffaello esorta le “fatiche” e  gli “affanni”  a risvegliare l’inventiva sopita “che in otio giace”, mostrandole l’alta vetta del monte Parnaso, il “cole alto”, allegoria della poesia che, se eccelsa, conduce alla fama. Esortazione che il giovane urbinate dice a sé stesso, come a voler cercare il massimo dell’empito creativo.
 
“Fello pensier, che in ricercar t’afanni
de dare in preda el cor per più tua pace,
non vedi tu gli efetti aspri e tenace
de cului che n’usurpa i più belli anni?

Dure fatiche, e voi, famosi afanni,
risvegliate el pensier che in ozio giace,
mostrateli quel sole alto che face
salir da’ bassi ai più sublimi scanni.

Divine alme celeste, acuti ingeni,
che scorze e forde e coi vergati e sassi
disprezando le pompe e sietri e regni.”


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Re:"L'anno Sanzio"
« Risposta #6 il: Febbraio 04, 2021, 12:22:00 »

Raffaello Sanzio: “La Velata”, 1515 circa, olio su tela, Palazzo Pitti, Firenze
 
In questo ritratto il velo posato sui capelli, da cui deriva il titolo, indica la condizione di donna maritata, ma rimane incerta l’identità della protagonista. La mano destra posata dalla parte del cuore è forse un gesto di devozione e amore. 

Secondo il pittore, architetto e scrittore  Giorgio Vasari, che vide il dipinto nella casa del mercante Matteo Botti a Firenze, la donna raffigurata, segretamente amata da Raffaello, sarebbe  Margherita Luti, detta “la fornarina”, ma il sontuoso abito della donna e i gioielli portano piuttosto a supporre che si tratti del ritratto di una giovane nobildonna, eseguito dal Sanzio su commissione.

Però accostando i due ritratti si vede che la “Velata” e la “Fornarina” sono la stessa  donna. Entrambe le figure portano tra i capelli  un fermaglio con una perla, e il nome Margherita nella lingua latina indica la perla.


 Sulla sinistra “La Fornarina”



Raffaello Sanzio, La Fornarina (1518-19), Galleria Nazionale d’Arte Antica, Roma.