Cari amici virtuali Victor e Platino, ammirevoli e solitari compagni di tastiera per tenerci lontani dagli importuni col Covid, vi ringrazio della vostra attenzione ai miei post, mortificati dalle nostre amate donne del forum, perché li considerano negletti. Ah che dolor !
Donne in pubblica adunanza virtuale, temerarie, guardatemi negli occhi se avete coraggio.
Vi è piaciuta la differenza tra invidia e gelosia, bene !
Allora continuo con degli “addenda” sull’argomento. Sono bazzecole, quisquiglie, pinzillacchere…, diceva Totò.
InvidiaL’invidia è un sentimento bipolare:
positivo, se suscita ammirazione ed emulazione, se dà ambizione e sprona a darsi da fare onestamente per arrivare allo stesso livello di chi è ricco, ha successo, ha un elevato status sociale, ha un oggetto che ci piace molto, ecc.;
negativo se invece provoca afflizione, astio per la fortuna, i beni o le qualità fisiche che ha un altro e li vorrebbe avere. L’invidia può condurre all’omicidio. Infatti è proprio per invidia che avvenne il primo delitto della storia umana, l'uccisione di Abele da parte del fratello Caino.
L’invidia sociale: questo sentimento così intimo ed inammissibile si sedimenta sulla relazione che intercorre tra l’invidioso e l’invidiato. L’invidioso avverte con strazio il proprio scarso valore rispetto a colui che, invece, ha successo.
Di solito l’invidia è inconfessabile, perché socialmente stigmatizzata.
L’invidia sociale ha una figlia legittima, la frustrazione permanente, che si vede sempre sfuggire l’affermazione del proprio Io.
L’invidia sociale motiva l’individuo a pretendere l’uguaglianza sociale: nessuno deve emergere. Chi si distingue deve essere odiato ed emarginato. Siamo tutti uguali. Lo affermano molti individui di un orientamento politico.
Io sono contrario all'uguaglianza sociale. Tra gli individui ci sono differenze antropologiche, psicologiche, intellettive, economiche. Sono contrario al "volemose bene" di papa Francesco.
Giovanni Boccaccio nell’introduzione alla IV giornata del “Decameron” scrisse:
“… posso comprendere, quello esser vero che sogliono i savi dire, che sola la miseria è senza invidia nelle cose presenti…”.
Non bisogna confondere l’invidia con l’emulazione: l’invidia è un veleno, l’emulazione dà forza morale.
GelosiaLo psicologo Peter van Sommers nel suo libro titolato “La gelosia” dice che nel lontano passato la gelosia non era connessa all’amore per il/la partner, ma serviva per tutelare la famiglia e l’allevamento dei figli.
Infatti con la gelosia il maschio, che ha sempre considerato il corpo della donna come sua proprietà, si tutelava dal rischio di allevare figli non suoi, mentre la donna, grazie alla gelosia del maschio, garantiva per sé e per la sua prole cibo e sicurezza. Di questo antico retaggio c’è ancora traccia in molte culture dove vige l’accertamento della verginità della donna o le pratiche crudeli di mutilazione dei suoi genitali. Questa “gelosia preventiva”, che stimola la possessività, ancora lavora nell’inconscio delle società cosiddette “evolute” dove, nonostante i contraccettivi, la gelosia continua a tormentarci come faceva con i nostri antenati.