Oggi vi propongo una lettura "pesante"
Se nel II secolo Marcione invece di considerarlo eresiarca avessero accettato la sua tesi sull’esistenza di due divinità, il Dio degli Israeliti e il Gesù-Dio dei cristiani, forse non avremmo avuto nei secoli successivi la persecuzione degli Ebrei da parte dei cristiani, ma due religioni conviventi in modo pacifico, se si crede possibile la convivenza tra religioni e non la sopraffazione dell’una sull’altra per motivi di potere e di numero di seguaci.
Per Marcione c’è differenza tra IHWH degli Israeliti e il Dio Padre di Gesù Cristo, tra il dio autoritario, vendicativo e giustiziere dell’Antico Testamento, e il Dio dei Vangeli, un Padre buono e misericordioso.
Marcione rifiutava completamente la tradizione ebraica e l’Antico Testamento, interpretandolo alla lettera e identificando nel Dio d’Israele una divinità malvagia che punisce, un Dio crudele e dispotico, mentre interpretava in modo diverso gli insegnamenti di Gesù, ritenendo che il Dio predicato da Cristo è un Dio d'amore e pace, incline alla misericordia e al perdono, divinità diversa da quella d'Israele.
Nell'encliclica "Dives in misericordia" il pontefice Giovanni Paolo II tentò di chiarire il rapporto tra giustizia e misericordia.
“Thèos agàpe estìn”: “Dio è amore” (per chi ci crede) afferma l’evangelista Giovanni nella prima lettera a lui attribuita.
Nel quarto capitolo della lettera giovannea i versetti da 7 a 12 sono una guida dell’amore cristiano. Il verbo “amare” e i suoi derivati risuonano tredici volte in poche righe.
L’ amore nella visione di Giovanni si presenta con due dimensioni che s’intersecano: la prima è quella “verticale” ed è la fondamentale: l’ amore è da Dio (per definizione “Dio è amore”); la seconda dimensione è “orizzontale” e nasce dalla precedente: se Dio ci ama, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.
Tornando a Marcione, per sostenere la sua dottrina raccolse il primo canone cristiano di cui si ha notizia, che comprendeva dieci lettere di Paolo di Tarso e il Vangelo di Luca, epurato di alcune parti, perciò detto “Vangelo di Marcione”; nel contempo respinse completamente la Bibbia ebraica.
Se fosse riuscito a far accantonare il Vecchio Testamento, successivamente si sarebbe dovuto depurare il Nuovo Testamento dai molti riferimenti all'Antico. Per la comunità cristiana di Roma ciò era inaccettabile. Con la sua teologia e interpretazione del Vangelo Marcione rischiava di minare la coesione e le basi stesse della Chiesa. Le sue idee furono bocciate come eretiche e conseguentemente nel 144 fu espulso dalla Chiesa di Roma.
Comunque i suoi insegnamenti furono rilevanti nel cristianesimo del II secolo e continuarono ad essere influenti fino al V secolo. Essi furono considerati come una notevole minaccia dai Padri della Chiesa, in particolare da quella di Roma, che poi emerse vittoriosa nella lotta contro le altre correnti dei primi secoli per essere confermata nel concilio di Nicea (325), anche con l’aiuto dell’imperatore Costantino I.
Nulla rimane dei libri dei marcioniti e la loro memoria è stata a lungo offuscata.