Clò fu svegliata dal profumo dei maritozzi, si alzò senza aprire gli occhi e si avviò verso la cucina, il tavolo era completamente coperto da dolci di ogni forma e dimensione, ma i suoi preferiti erano quei morbidi panini dolci con la panna, ne trangugiò una decina ancora prima di sedersi, la grande caffettiera sobbolliva sul fornello producendo un inconfondibile aroma di caffè.
La signora Altoni, pose una bella tazza da mezzo litro di quel liquido nero e bollente tra le mani di Clò. In quel momento lei aprì gli occhi e realizzò che doveva immediatamente recarsi in cantina, nel suo ufficio. Sbrigate le procedure e attivare le password, scoprì che nella sua posta ministeriale c’erano seimilacinquecento mail, fu presa da un leggero sconforto, ma avendo fatto una buona colazione era sicura che le avrebbe visionate tutte.
Lesse la prima” Convalida ricevimento Mail” Ministero della Parola, la seconda “ Convalida ricevimento mail”. Alla seicentesima ebbe il sospetto che il sistema avesse generato qualche doppione, ma continuò fino alla visualizzazione dell’ultima mail. Ci impiegò solo cinque ore, e questo si poteva considerare un vero successo. A quel punto era certa che la sua mail era stata convalidata.
Molto soddisfatta spense il computer, chiuse la cantina e tornò in camera sua.
Appena la vide Menelao la salutò festoso, trascinandola verso il mobile dov’era tenuto il guinzaglio.
La camera era leggermente in disordine, ciuffi rosa del piumino di Clò vagavano per la stanza, anche il materasso e i cuscini avevano cambiato posizione, il materasso stava in piedi contro la parere, le tende erano scomparse, come la maggior parte dei mobili.
Clò lanciò uno sguardo severo verso Menelao, ma quello come risposta, le portò il guinzaglio, facendo intendere che dovevano uscire.
Clò indossò l’unico cappotto rimasto integro, e dopo aver messo il guinzaglio a Menelao uscì con lui in giardino.
Menelao come sua abitudine si lanciò in una corsa sfrenata, attraversò e il giardino e uscì dal cancello trascinando Clò per diversi chilometri.
Appena usciti dai cancelli furono intercettati da una pattuglia di Contreconeros i nuovi controllori, delle autocertificazioni.
I tre indossavano tute bianche, guanti e occhiali gialli, avevano un aspetto buffo.
Clò pensò che fossero dei burloni, quando le si avvicinarono, le loro voci apparivano distorte come quelle di bambini petulanti.
Il più alto le intimò di fermarsi, cosa praticamente impossibile perché Menelao non ne aveva la benché minima intenzione.
Iniziarono una lunga maratona, di venti chilometri.
Il più bassò dei tre con il suo potente strumento richiamò un drone che volava nei dintorni.
Clò è Menelao furono bloccati da una rete lanciata dal drone, che le intimava di consegnare l’autocertificazione. Col in il simbolo “ Uscita Cani”.
“ Multa, Multa,” urlavano tutti quelli affacciati alle finestre.
“Abusivi”, urlò un altro.
“Incoscienti”, urlarono due uomini da un balcone.
Una donna piuttosto nervosa, gli buttò addosso un secchio d’acqua, per farli allontanare.
Clò iniziò a urlare e Menelao a guaire così forte che i tre Contreconeros scapparono per lo spavento. Mentre il drone riprendeva tutta la scena.
Clò e Menelao se la diedero a gambe e tornarono a casa di corsa così com’erano venuti.