Ulisse, dopo aver visitato il paese dei Lestrigoni, risale la costa italiana: “E arrivammo all'isola Eea: vi abitava / Circe dai riccioli belli, dea tremenda con voce umana”.
Omero colloca questa isola ad Oriente, ma la tradizione successiva la identificò con il promontorio del Circeo, in provincia di Latina.
L'isola, coperta da fitta vegetazione, sembrava disabitata e Ulisse inviò in ricognizione parte del suo equipaggio, comandato da Euriloco. In una vallata gli uomini scoprirono che all'esterno di un palazzo, dal quale proveniva una voce melodiosa, vi erano animali selvatici. Tutti gli uomini, con l'eccezione di Euriloco, entrarono nel palazzo, ben accolti dalla dea-maga Circe, che li invitò a partecipare a un banchetto.Ma dopo li trasformò in maiali, leoni, cani, a seconda del proprio carattere e della propria natura. Poi li spinse verso le stalle e li rinchiuse.
Questa dea aveva il potere di preparare dei potenti "pharmaka" con i quali trasformava gli uomini in animali, senza far perdere loro il “noos”, la consapevolezza.
Euriloco tornò di corsa alla nave e raccontò ad Ulisse quanto accaduto. L'eroe decise di andare da Circe per tentare di salvare i compagni. Dirigendosi verso il palazzo, incontrò il dio Ermes, messaggero degli dèi, con le sembianze di un bambino, che gli svelò il segreto per rimanere immune dagli incantesimi e gli dette un’erba magica, chiamata “moly”, come antidoto da unire nella bevanda che Circe gli avrebbe offerto da bere .
Ulisse riuscì ad evitare l'insidia e costrinse Circe a restituire ai compagni dell'eroe le sembianze umane.
C’è da dire che nell'Odissea Circe non è una maga, ma solo “una dea terribile, che trasforma arbitrariamente gli uomini in animali”.
Il termine e la nozione greca di mágos era sconosciuto all'autore dell'Odissea in quanto introdotto secoli dopo da Erodoto per indicare i sacerdoti persiani.
Le parole “pharmaka” ed “epodai” collegati da Erodoto ai “magoi” crearono nella cultura greca il malinteso con la nozione "magia".
Ulisse trascorse un anno con Circe e da lei ebbe un figlio, Telegono.
Avrebbe voluto rimanere con questa donna, ma i suoi compagni di viaggio desideravano tornare a casa.
Chiese a Circe la rotta migliore per il ritorno. Lei gli consigliò di visitare gli inferi e di consultare l'ombra dell'indovino Tiresia.
Durante la discesa (catabasi) nel regno dei morti incontrò le figure dei compagni perduti durante la guerra di Troia e la madre. L'indovino Tiresia gli presagì il ritorno ad Itaca luttuoso e difficile, invitandolo a guardarsi dal toccare le vacche del Sole iperionide.
Dopo il responso Ulisse ripartì con la sua nave insieme ai suoi compagni di avventure per far ritorno dall’amata e fedele moglie Penelope. Ma il dio Poseidone gli rese periglioso il viaggio.