Autore Topic: Guardarsi negli occhi  (Letto 3390 volte)

Doxa

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Guardarsi negli occhi
« il: Luglio 06, 2019, 14:55:08 »
Guardare negli occhi il proprio interlocutore è importante, ma ci sono persone che abbassano lo sguardo, lo distolgono per vari motivi: timidezza, timore di essere scrutati dallo sguardo altrui nel proprio intimo. Si teme che chi sta davanti tramite lo sguardo possa captare l’insicurezza (fisica, intellettuale, morale, sessuale).

Voi riuscite a guardare agevolmente negli occhi la persona con cui state parlando, anche se non la conoscete?

E’ stato notato che molti carcerati non guardano negli occhi l’interlocutore mentre parlano o raccontano di sé e della loro storia, forse per vergogna. Anche in contesti ricreativi, diversi dal lavoro, tendono ad abbassare lo sguardo.

Ovviamente ciò può succedere pure con amici, parenti e conoscenti. Dipende se si è introversi o estroversi, se si ha la personalità evitante o altri disturbi psicologici.

A scuola molti ragazzi non guardano il professore negli occhi, mentre il prof. con lo sguardo indagatore e perplesso li guarda, cerca di capire se hanno studiato.
Mostrare sicurezza agli esami è fondamentale, fa bene all’autostima.

Ci sono individui che intimidiscono, e si tende a volgere lo sguardo. Uno sguardo fiero e sicuro di sé tende a generare nell'interlocutore una sorta di "timore", come se quella persona dovesse sovrastarci o giudicarci.

Sicuramente c'è modo e modo di guardare negli occhi. Tuttavia uno sguardo fisso spesso mette a disagio.

Per gli psicologi è patologico non riuscire a guardare l’altro negli occhi. In Giappone invece è segno di diplomazia e rispetto.

Doxa

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Re:Guardarsi negli occhi
« Risposta #1 il: Luglio 06, 2019, 15:35:52 »
Il primo “contatto sociale” lo dà lo sguardo. In una frazione di secondo è possibile vedere a distanza ravvicinata le qualità fisiche di un’altra persona e la classifichiamo come attraente o meno. La guardiamo, ci guarda.

Lo sguardo fa parte del linguaggio non verbale ed è molto espressivo. Ha particolare importanza la motivazione ad orientare lo sguardo o a distoglierlo e l’esperienza del venir guardati.

Gli sguardi possono significare molte cose, a seconda di come si guarda, dall'intensità dello sguardo, dalla sua frequenza.
Il non guardare mai le persone negli occhi, secondo alcuni psicologi potrebbe essere sintomo di Asperger, di autismo, di sociofobia o disturbo evitante, però anche il timido tende a non reggere il contatto visivo. Lo sguardo come specchio non dell’anima ma della propria coscienza ?

Nello sguardo tra un uomo e una donna, entrambi di giovane età e reciprocamente attratti, può nascere l’equivoco; per evitare il fraintendimento lo sguardo non è fisso ma intervallato dal linguaggio non verbale del corpo, da gesti di apertura e chiusura prossemica, da micro espressioni facciali, ecc..

Di solito tra estranei quando gli sguardi s’incontrano la reazione usuale è quella di guardare altrove e di interrompere il contatto visivo. Ciò non avviene con amici o conoscenti. In questi casi il riconoscimento visivo viene seguito da segnali di saluto, come il sorriso, il movimento delle braccia, le parole. Se invece incontriamo lo sguardo di un estraneo, la reazione tipica è di guardare altrove per interrompere il contatto sociale. Se uno dei due estranei continua a fissare l’altro, la persona “ispezionata” può sentirsi a disagio o irritata. Lo sguardo prolungato può anche essere considerato un atto aggressivo.

Di solito due sconosciuti si guardano a turno. Se uno dei due considera l’altro/a attraente, aspetta d’incontrarne nuovamente lo sguardo e rivolgergli o rivolgerle un lieve sorriso. Se l’attrazione è reciproca anche il sorriso viene ricambiato e possono seguire altri tipi di “contatto”. In caso contrario termina un ulteriore sviluppo.
La fase successiva allo scambio di sguardi prevede il “contatto vocale” tra estranei, lo scambio di parole, che permettono la ricezione di altri segnali, sonori: il modo di parlare, il tono di voce , la postura del corpo offrono altre informazioni.

Mantenere la comunicazione interpersonale ai convenevoli permette ad entrambe le parti di ritirarsi se i nuovi segnali sono poco attraenti rispetto a quelli precedenti, visivi.

La fase successiva può avvenire nella forma della consueta stretta di mano oppure da un segnale di “sostegno” , di “protezione” da parte del maschio, stringendo il braccio o la mano della donna per aiutarla ad attraversare la strada o a superare un ostacolo. Se l’arto della ragazza è stato toccato con l’intento di aiutarla, entrambe le parti poi possono salutarsi senza problemi. Se invece il toccamento è un segnale di avvicinamento ed entrambi sono consapevoli che ha avuto inizio una sequenza di comportamento che può condurre alla maggiore conoscenza reciproca, allora la situazione cambia, anche se nessuno dei due fa nulla per affermarla. Ognuno ha ancora la possibilità di uscire dall’incontro ravvicinato senza urtare la sensibilità altrui. Soltanto quando il significato dell’incontro è dichiarato, la stretta del braccio o della mano diventa più prolungata.

presenzadiritorno

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Re:Guardarsi negli occhi
« Risposta #2 il: Settembre 05, 2020, 09:07:02 »
Come a dire: si parla anche con gli occhi, e gli occhi non mentono mai!