Autore Topic: Spirito - Spiritualità  (Letto 1259 volte)

Doxa

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Spirito - Spiritualità
« il: Marzo 09, 2019, 15:12:16 »
Spirito – Spiritualità

Dal verbo latino "spirare", che significa "soffiare", deriva  il sostantivo "spiritus" (="soffio", "respiro", "alito").

In ebraico, spirito si dice “ruach” (=alito), anima = “nephesh”.

In greco, spirito  = pnèuma, anima  = “psyché”.

Il soffio vitale, principio della vita, fu quello di Elohim (parola ebraica generica per riferirsi a Dio) o Yahweh, il quale, secondo il racconto della Genesi, formò dalla terra il primo Uomo (Adamo) gli alitò il suo soffio divino e lo fece diventare un essere vivente (in ebraico “nephesh”), poi lo collocò  nel giardino dell’Eden. Dio creò anche la prima donna, Eva, plasmandola dal corpo dell’uomo (Genesi 2, 4 – 24).

Il concetto di Spirito è polisemico.
Nella Bibbia “anima” e “spirito” vengono anche usati come sinonimi.   
In filosofia genericamente per spirito s'intende la forza vitale distinta dalla materia e che tuttavia interagisce con essa.

Col Cristianesimo lo Spirito, accostato alla nozione di Santo ("pneuma to agion") e connotato di universalità,  diviene la terza Persona della Trinità divina, la quale si riflette nella tripartizione evangelica fatta da Paolo di Tarso che distingueva, nell'uomo, il corpo, l'anima e lo spirito: “Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo” (Paolo, Prima lettera ai Tessalonicesi, 5, 23). Questo versetto paolino evidenzia che l’essere umano è composto di tre parti.  Questa tripartizione creò dibattiti, finché nei Concili di Costantinopoli dell'869-870 e dell'879-880 venne affermata l'unicità dell'anima umana,  alla quale si attribuivano sue proprie qualità spirituali,  escludendo la presenza di una parte superiore intellettiva priva di unione diretta con quella carnale.

Per la religione cristiana l'essere umano è dualista: è composto di anima e di corpo. Secondo questa concezione, l'anima è la parte interiore, invisibile, spirituale, mentre il corpo è la parte esteriore, visibile.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica, emanazione del magistero della Chiesa, afferma che spirito ed anima sono la stessa cosa.

L'articolo 367: "Talvolta si dà il caso che l'anima sia distinta dallo spirito. Così san Paolo prega perché il nostro essere tutto intero, « spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore » (1 Ts 5,23). La Chiesa insegna che tale distinzione non introduce una dualità nell'anima. 478 « Spirito » significa che sin dalla sua creazione l'uomo è ordinato al suo fine soprannaturale, 479 e che la sua anima è capace di essere gratuitamente elevata alla comunione con Dio. 480".

L'anima e lo spirito rappresentano il nostro unico principio spirituale, non ve ne sono due... quindi non si può parlare di tripartizione dell'essere umano, bensì di bipartizione secondo quanto sostengono gli articoli 362, 363, 364 del catechismo. 
La Chiesa Cattolica professa che in ogni individuo vi è un'anima immortale e un corpo...

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Re:Spirito - Spiritualità
« Risposta #1 il: Marzo 09, 2019, 15:17:11 »
L'idea dell'anima come qualcosa di distinto dal corpo e che sopravvive a esso è propria di molte dottrine religiose antiche, da quella babilonese a quelle egiziane e iraniche; nell'antica religione greca dell'orfismo e in alcune religioni orientali, come il buddismo e l'induismo, si ritiene che l'anima rinasca più volte, incarnandosi in individui o esseri diversi. Ma è nella riflessione filosofica greca che si vengono elaborando un concetto unitario e individuale di anima e la nozione di immortalità.

Fu Platone ad introdurre la concezione dualistica  corpo – anima, contrapponendo all'elemento materiale e corporeo l'anima,  considerata immortale. L'anima unita al corpo ma non  muore col corpo. 
La dottrina dell'anima è espressa da Platone nel mito della biga alata. L'anima è come una biga alata trainata da due cavalli: uno bianco, scalpitante, rappresenta la parte dell'anima sede di desideri, gioia e tristezza, ma obbediente ai comandi dell'auriga; l'altro nero e indocile (è la sede dell'ira e delle passioni violente). Se quest'ultimo prende la mano all'auriga (la parte razionale), trascina con sé anche il cavallo bianco; l'anima allora precipita dal luogo celeste dove si trova (iperuranio) e dove contempla le idee, e si incarna in un individuo. Le varie forme di reincarnazioni (dal filosofo all'uomo comune) rispecchiano i vari stadi della caduta da cui dovrà poi purificarsi.

Al dualismo platonico si oppone la dottrina di Aristotele,  per il quale l'anima è il principio che rende vivente un corpo e non può essere disgiunto da esso. L'anima è il centro attivo e dinamico cui fanno capo gli organi corporei che contribuiscono tutti insieme al mantenimento della vita: è quindi il principio di animazione, organizzazione e funzionamento del corpo. Il nesso tra anima e corpo (che riproduce quello tra forma e materia nella sostanza) è dunque essenziale per Aristotele e porterebbe a negare la possibilità che l'anima sussista senza il corpo. Aristotele distingue tra le varie attività o funzioni dell'anima, e così le denomina: anima vegetativa (che è causa della vita vegetativa, ossia nutrizione, crescita e riproduzione) propria dei vegetali, anima sensitiva (sede della sensazione e del movimento) propria degli animali e anima intellettiva (centro del pensiero e della volontà) propria dell'uomo.

Nella tradizione cristiana con Agostino d’Ippona comincia ad essere elaborata la concezione spiritualista dell'anima.

Nel XIII secolo la filosofia scolastica armonizza la dottrina aristotelica con la credenza cristiana nell'individualità e immortalità dell'anima umana. Fondamentale è l'apporto di Tommaso d'Aquino che, accettando la dottrina aristotelica dell'anima come principio vitale del corpo, afferma però che essa è immortale e che costituisce la sostanza spirituale e individuale di ciascun uomo.
Oltre il dualismo anima-corpo.

Nel XVII secolo il filosofo Cartesio sostiene che l'uomo è composto di due sostanze: pensiero (sostanza pensante) e corpo che occupa uno spazio (sostanza estesa). L'anima è principio del solo pensiero, non della vita in tutte le sue manifestazioni. La dualità di corpo e anima è radicale, in quanto il primo esiste e funziona in base a principi propri, soltanto materiali, mentre la seconda è coscienza pura.
La scuola degli empiristi inglesi (17° e 18° secolo) considera invece l'anima come un'idea oscura, l'idea di qualcosa che non si conosce bene (J. Locke); oppure nega l'esistenza dell'anima come qualcosa di diverso dall'insieme delle nostre sensazioni, che si susseguono in un perpetuo flusso e movimento (D. Hume).

Dall'anima all'io
Per il filosofo Immanuel Kant  l'esistenza dell'anima e la sua immortalità sono postulati  che non possono essere dimostrati  ma soltanto presupposti. 

Nel corso dell'Ottocento e del Novecento, correnti filosofiche positiviste e materialiste hanno escluso l’esistenza dell'anima, considerando la discussione filosofica su di essa come il tentativo di dare un'interpretazione spiritualistica o metafisica di determinate funzioni cognitive del cervello e del sistema nervoso. Anche gli sviluppi della fisiologia, della psicologia sperimentale e delle neuroscienze hanno contribuito a dare a questo termine un significato laico, riferendolo alle attività della psiche e all'universo della mente. In particolare nel 20° secolo, con la nascita della psicanalisi e la scoperta dell'inconscio, l'indagine si è spostata sul piano dell'analisi degli stati di coscienza e dei meccanismi di organizzazione della psiche, per la quale Freud  ha proposto una tripartizione in Es (energie psichiche, in gran parte inconsce), Io (ambito delle relazioni  con la realtà esterna) e Super-io (sede dei valori etici e della coscienza morale).

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Re:Spirito - Spiritualità
« Risposta #2 il: Marzo 09, 2019, 19:19:21 »
Spiritualità: questo sostantivo deriva dal tardo latino “spirit(u)alìtas”. Non è collegata ad una religione e  non esiste un concetto definito di spiritualità universalmente condiviso. Ci sono definizioni, ma peccano tutte di approssimazione e lasciano campo aperto a discussioni infinite.

Spiritualità come esperienza interiore, come pratica  che induce alla trascendenza, alle domande esistenziali  sul significato della vita e della morte.

Per sperimentare la spiritualità  non è necessaria una religione, ma è inevitabile una disciplina ("anche personalizzata") di  tipo religioso.

La religione indica un tipo di ricerca esteriore, formale, mentre per spiritualità si intende la ricerca di Dio all'interno di sé.

Il percorso spirituale aiuta a conoscersi meglio.
 
“Conosci te stesso”: questa  famosa esortazione (in lingua greca “Gnōthi seautón”) era sul pronao del tempio dedicato al dio Apollo a Delfi. La locuzione latina corrispondente è “nosce te ipsum”.

Gli studiosi, anche se con alcune differenze, concordano sul fatto che con questa sentenza Apollo intimasse agli uomini di conoscere i propri limiti. 

Platone, nell'Alcibiade Maggiore, sostiene che per conoscere adeguatamente noi stessi, dobbiamo cercare il divino che è in noi, tramite un percorso spirituale interiore.

Esperienza di interiorità per conoscersi meglio, per  tendere alla “edificazione di sé” mediante l’ascolto, il silenzio.

Di solito l’esperienza della vita interiore sembra presentarsi come un’esperienza suscitata da vicende dolorose e di perdita che costringono ad interrogarsi sul significato della propria vita.

Quando si avverte che la realtà esteriore non è più in grado di spiegare il senso non solo di ciò che si sta vivendo, ma anche e soprattutto di “chi si è”, se la ricerca è coerente e radicale si arriva alla “lacerazione” del legame con la realtà esterna, perché essa appare priva di valore e di significato.

L’effetto fondamentale di questa “presa di distanza” dall’esterno è che si inizia a vivere l’esperienza della solitudine interiore, che non significa chiusura ed isolamento dagli altri e dal mondo, ma ridimensionamento del loro valore in relazione alla ricerca del fondamento della propria identità.

Questo inoltrarsi nella solitudine, nello spazio dell'io  può essere pesante, perché induce al contatto con le esigenze della propria coscienza.

La vita interiore è il luogo in cui riflettere su di sé, non in vista dell’azione, ma della conoscenza di ciò che si è, anche se poi le conseguenze di tale comprensione incideranno direttamente sul proprio modo di agire, e dunque sul proprio stile di vita.

La conoscenza di sé esige cura costante, attenzione, capacità di concentrazione e di ascolto, di silenzio e di solitudine.   

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Re:Spirito - Spiritualità
« Risposta #3 il: Marzo 13, 2019, 15:33:40 »
Nel precedente post ho scritto che il lemma “spiritualità deriva dal tardo latino “spiritualitas” (= avere natura o carattere spirituale). Da “spiritualitas” derivano  il sostantivo spiritus e l’aggettivo spiritualis. L’uso di questi ultimi due termini ha come retroterra la teologia di san Paolo, il quale distingue tra la persona spirituale e quella carnale. Persona spirituale è chi adegua la propria vita allo Spirito di Dio; carnale chi pratica uno stile di vita che vi si oppone.

Ho letto alcuni libri riguardanti la spiritualità da cui ho desunto che la spiritualità non ha nulla a che fare con lo spiritualismo o lo spiritismo.

La spiritualità comincia quando, con la guida di un maestro di spiritualità capace di impartire un’esperienza pratica, l’individuo tenta di conoscere se stesso.

Invece le varie religioni istituzionali  espongono i propri princìpi tramite dogmi da credere per fede, ma non dimostrabili,  di qui la graduale decadenza del loro ascendente fra le masse, in quest’epoca caratterizzata dall’esperienza scientifica.
Pretendere che l’uomo contemporaneo assuma un’affermazione come certa, senza che gliene possa essere data una prova, una dimostrazione, appare oggi in contrasto con il sapere scientifico basato sull’esperienza.

Nelle religioni è andato sempre più prevalendo l’aspetto rituale, sociale ed esteriore. Le religioni istituzionalizzate in rigide gerarchie e in dogmi spesso contrastanti, hanno cercato di imporre il proprio punto di vista e la propria egemonia sconvolgendo l’umanità con guerre e persecuzioni, invece di portare conforto, pace e amore nell’umanità. E’ questo un altro dei motivi per cui l’ateismo e l’agnosticismo  sono aumentati. L’uomo del nostro tempo considera con scetticismo  e diffidenza le parole Dio e religione.

Dio è solo un’invenzione dell’uomo per non sentirsi solo nell’universo o uno stratagemma creato per dominare e manovrare le masse attraverso la superstizione, oppure è un reale potere  di cui possiamo avere conoscenza ed esperienza ?
L’anima divina ed immortale è veramente parte della persona o è solo immaginazione, una fantasia per paura del nulla e della morte ? Per raggiungere tale conoscenza un metodo è quello della spiritualità.

Ai nostri giorni sono pressanti e numerose le aspettative spirituali di uomini e donne. Essi sentono imperiosamente il bisogno di dare un senso alla propria vita, di trovare la forza interiore che li aiuti ad armonizzare le loro attività  fisiche  e mentali.

Chi si dedica a ricerche in campo spirituale e religioso sente il bisogno di un contatto interiore col proprio spirito e con la divinità, per trarre dall’esperienza diretta la certezza, di fronte ad una fede ormai scossa nelle fondamenta dal sapere scientifico moderno.

La via della ricerca interiore.

L’individuo è un’entità cosciente racchiusa temporaneamente in un corpo umano dotato di spirito della stessa essenza della divinità. E’ un essere spirituale.

I sensi ci attirano verso il mondo fisico limitato e la mente non può, per propria natura, spiegare l’infinito, la scintilla divina, lo spirito o anima (atman). Noi siamo prigionieri del mondo materiale in quanto la nostra attenzione è continuamente polarizzata sugli organi sensoriali.

“Finché una persona non trascende la sensorialità rimane estranea alla spiritualità”.

Solo scrutando interiormente tramite l’insegnamento di maestri si può arrivare a conoscere se stessi. Per dare l’avvio all’autoanalisi occorre disciplinare e calmare la mente, deve essere capace di concentrarsi.

Per concentrare l’attenzione nella ricerca interiore è necessario polarizzare la mente.

Nella Bibbia viene ripetuto numerose volte che dio è luce:

“Tu, Signore, sei luce alla mia lampada” (Salmo 18, 28).

“Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino” (Salmo 19, 105).

“Tu sei la mia lampada, Signore; il Signore illumina la mia tenebra” (2 Samuele 22, 29).

“Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce” (dal vangelo di Giovanni 5, 35).

Il contatto con la luce interiore introduce alla conoscenza di se stessi, alla via della spiritualità.
« Ultima modifica: Marzo 14, 2019, 15:15:45 da dottorstranamore »

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Re:Spirito - Spiritualità
« Risposta #4 il: Marzo 13, 2019, 15:51:30 »
La percezione del corpo da parte della propria coscienza è data dall’attenzione. La spiritualità, invece, eleva la propria attenzione, la distoglie dalla coscienza e la volge verso l’interiorità.

Quando la nostra attenzione si volge verso l’alto, al centro focale, i nostri sensi si raccolgono in quel punto, favorendo la calma della mente e rendendo possibile la concentrazione e l’arrivo della luce divina mentre gli occhi sono chiusi. E’ una luce pervadente, ha potere e forza di attrazione che attira e soggioga, non può essere descritta né spiegata perché è un’esperienza personale. Per raggiungerla c’è bisogno dell’insegnamento di un maestro di spiritualità, perché non sono emozioni, sensazioni, intuizioni o deduzioni cui si giunge tramite l’impegno intellettuale. Esse possono preparare la “via” ma sono soggette ad errore. E’ necessario il raccoglimento per allontanarsi dalla sensorialità, dalle cose esteriori; gli occhi si chiudono spontaneamente per non percepire più nulla.

La teosofia ha chiamato la “voce del silenzio” il richiamo di Dio o armonia interiore.

Gli autentici maestri di spiritualità  impartiscono istruzioni sulla pratica della meditazione.

Il contatto interiore con la divinità si manifesta tramite le esperienze spirituali della luce e del suono interiori.  Ad essi si giunge attraverso la concentrazione dell’attenzione nel modo spiegato dal maestro.

L’esperienza  della luce e del suono sono il centro focale della conoscenza spirituale, mistica o esoterica. Questa esperienza testimoniata da sapienti, santi e profeti, costituisce la vera iniziazione al mistero divino.

I veri maestri di spiritualità  non indugiano nell’insegnamento di  esercizi fisici, ripetizioni di formule ad alta voce, adozione di abiti particolari. Tali cose che all’inizio possono apparire innocue o colpire l’immaginazione del neofita, poi finiscono per legare lo spirito ai sensi, all’apparenza illusoria, divenendo ostacoli nel cammino della conoscenza. 

Un'altra connotazione tipica della spiritualità rispetto  ad una religione è l’esistenza di diversi percorsi spirituali. Ognuno può scegliere quello che crede più confacente alle proprie esigenze.

Non esiste una verità oggettiva o assoluta in base alla quale decidere quale percorso sia meglio seguire.
« Ultima modifica: Marzo 13, 2019, 15:54:05 da dottorstranamore »

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Re:Spirito - Spiritualità
« Risposta #5 il: Marzo 13, 2019, 16:08:13 »
Religione e spiritualità non sono contrapposte: Entrambe servono agli individui per la trascendenza.

Il cammino spirituale è un percorso che presenta una dimensione  soggettiva di tipo ascendente a qualcosa di più alto della materialità, da ciò la sua identificazione con l'ascesi.

Per cammino spirituale si può intendere un percorso di breve durata, finalizzato ad un obiettivo specifico, oppure una via da percorrere fino alla conclusione della propria vita. 

Ci sono varie discipline spirituali che  comprendono la meditazione, la preghiera, il digiuno, il confronto con una persona che si ritiene dotata di esperienza spirituale, chiamata guida spirituale, direttore spirituale, o in altro modo, a seconda del contesto culturale.

Ogni religione ha la sua spiritualità, ma non ogni spiritualità ha la sua religione: anche gli atei hanno la loro spiritualità. Esistono forme di spiritualità (e di mistica) che rifiutano l'idea di un'anima e di un Dio.

La pretesa  di una spiritualità universale e la cui fruizione sia alla portata di tutti è sbagliata. Oltre al contesto storico e sociale in cui una persona vive, esistono differenze fondamentali di esperienze.

L’esperienza personale o la spiritualità individuale non si può spiegare con le parole o apprendere come una formula. La difficoltà basilare è che noi non siamo partecipi delle esperienza spirituali vissute da altri. 

Ogni esperienza spirituale è personale, ma necessita di essere incoraggiata da qualcuno che l'abbia già vissuta e possa essere d'aiuto a riconoscerla. Se non fosse così non avrebbe alcun senso l'esistenza di tutti i maestri spirituali della storia dell'uomo e delle loro parole.

Comunque in ogni forma religiosa, è presente lo stesso anelito al divino.

« Ultima modifica: Marzo 13, 2019, 16:11:49 da dottorstranamore »

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Re:Spirito - Spiritualità
« Risposta #6 il: Marzo 14, 2019, 15:50:09 »
Credere in una religione non significa che sia vera.

Non c’è una definizione condivisa del concetto di “religione”. Essa può avere una “definizione funzionale”  come sistema di interpretazione dell’universo e della Natura, oppure una “definizione sostanziale” se ha il ruolo sociale di alleviare l’angoscia esistenziale per la caducità della vita.  Per esempio, la religione cristiana dà risposte non verificabili alle domande sul  destino, sul senso della vita e della morte. Essa invita a credere nell’al di là, a Gesù Cristo – Dio per i cristiani.

I sociologi che danno rilievo alla “definizione funzionale” assimilano la religione ad altre ideologie, trascurano la  trascendenza ed il significato della religione, mentre altri sociologi, che danno rilievo alla “definizione sostanziale”, assimilano la religione alle mitologie e alle fiabe e la presentano come un regno per i creduloni.

Il teologo Vito Mancuso nel suo saggio titolato “Dio e il suo destino”, dice che bisogna sbarazzarsi del Dio della tradizione, che non è il vero Dio e non è adeguato alla mentalità contemporanea.
 
Mancuso rifiuta la modalità tradizionale di pensare Dio e delinea l’idea di divinità formata dall'incontro di cinque entità teologiche tra loro incompatibili: il Dio ebraico, il Dio del Gesù storico, il Padre, lo Spirito Santo terza Persona della Trinità, e la stessa Trinità che ha suscitato sempre interrogativi e perplessità. Questo Dio deve essere licenziato per le promesse inevase, per le incongruenze dimostrate, come quella di tenere insieme la bontà-giustizia con la onnipotenza, che ha causato l'ateismo proprio nell'Europa cristiana.

La fede mette in “contatto” il credente con Dio, ma quale Dio ?

Vito Mancuso con il nome “Dio” intende una "forza" indirizzata al bene, che si dipana nella creazione, invece il Deus della Chiesa è il modo tradizionale di pensare Dio, prodotto dal potere religioso come onnipotente che giudica e punisce,  così immaginato per impedire che la spiritualità e la religione si estinguano e il mondo sia privato del sostegno divino.

Mancuso è convinto che la spiritualità sia l'unico balsamo in grado di guarire la ferita che è la vita, che cura generando la luce del bene, che permette di abbandonare ogni forma egoistica e di aderire in modo generoso alla vita.
Resta il problema, secondo questo autore,  di come configurarsi questo Dio, puro spirito.

Il neuroscienziato statunitense Andrew B. Newberg  nel suo libro titolato “Dio nel cervello. La prova biologica della fede” (God in the brain. Why God won’t go away)  riduce l’esperienza religiosa a un “prodotto” del nostro cervello.

La differenza fondamentale tra religione e spiritualità consiste nel fatto che la religione indica un tipo di ricerca esteriore, di credere in un dio, con delle regole e dei riti, per rapportarsi con lui, invece la spiritualità induce l’individuo alla ricerca di un essere supremo, immateriale, all’interno di sé, non necessariamente riconducibile ad una religione o ad una fede.

Comunque molti seguaci di religioni costituite considerano la spiritualità come un aspetto intrinseco e inscindibile della loro esperienza religiosa.

Penso che ci sia un termine intermedio tra religione e spiritualità: la religiosità ! Questo sostantivo deriva da “religioso”, che non significa legato ad una religione.

La religiosità è collegata in modo soggettivo al soprannaturale, al mistero oltre la realtà visibile.

All’origine di questo mistero, presente nell’esperienza umana, viene considerata un’entità superiore e assoluta.
La religiosità sta alla base di ogni esperienza religiosa e di ogni religione, però è necessario distinguere tra la religiosità spirituale e la religiosità popolare, che aborro. La religiosità popolare  è caratterizzata da infantilismo, dall’irrazionalità, dall’alone di magia, dal sincretismo, il sacro si confonde con il profano o con il pagano, la fede è condizionata dai bisogni materiali  per l’esistenza e l’insegnamento è alterato.
« Ultima modifica: Marzo 14, 2019, 16:37:19 da dottorstranamore »

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Re:Spirito - Spiritualità
« Risposta #7 il: Marzo 14, 2019, 16:26:24 »
Trascendere verso la spiritualità:  cosa significa ?

Il verbo trascendere deriva dal latino “trans” (= oltre, al di là) + “scandĕre” (= salire, superare, olterepassare). In filosofia e teologia indica  una realtà concepita come ulteriore, "al di là" rispetto a questo mondo.

La trascendenza è antitetica al concetto di immanenza e non deve essere confusa con il differente concetto di trascendentale.
Credere nel trascendente è un bisogno di consolazione dell’umanità ? La moltitudine delle persone aspira a credere che la vita abbia un senso che trascende l’immanenza.

La trascendenza esprime una condizione  che  è al di fuori dell'esperienza umana,  assume il significato di "esterno a...", "non riconducibile a..."

La trascendenza è collegata alla coscienza,  perché è questa che può trascendere. Ma non la coscienza intesa in senso morale o religioso ma a quello psicologico, all’Io, che fra l’altro permette l’autoriflessione, di pensare oltre il suo essere, di trascendere.

il filosofo e psichiatra tedesco Karl Jaspers (1883 – 1969) nel 1931 pubblicò il suo libro titolato “Filosofia”, con la summa del suo pensiero filosofico, appartenente al filone esistenzialista. Nel capitolo riguardante la metafisica  discetta anche della trascendenza, che considera: “ciò che è al di là della situazione attuale dell'esistenza”.

Le esperienze di trascendenza hanno la caratteristica dell’incomunicabilità. Le possiamo raccontare con paragoni, simbologie, ma non riusciamo a descriverle. Chi ha fatto esperienza di stati "mistici"  conosce il limite che pone il linguaggio nel definire a posteriori.
Oltre al problema dell'incomunicabilità le esperienze mistiche o trascendenti  hanno una seconda caratteristica, la "sensazione" di contatto con una "dimensione" più "elevata".

Nel 1954 lo psicologo statunitense Abraham Maslow propose un modello motivazionale dello sviluppo umano basato su una “gerarchia di bisogni”, disposti gerarchicamente in  forma piramidale. Alcuni di essi vanno soddisfatti prima che altri vengano considerati, creando un ordine secondo cui la soddisfazione dei bisogni più elementari, come quelli fisiologici, è la condizione per fare emergere i bisogni di ordine superiore.
Secondo Maslow questi processi motivazionali sono fondamentali per la vita umana e presenti in tutte le culture e in tutti i popoli del mondo, ma nonostante i bisogni siano universali, ogni cultura possiede le proprie modalità per soddisfare i bisogni degli individui. Per esempio, il bisogno di autorealizzazione è presente in ognuno di noi, anche se le mete da raggiungere sono molto diverse e variano a seconda della cultura e dell’epoca storica a cui ci si riferisce.
Al vertice della “piramide” c’è il bisogno di trascendenza, una realtà concepita al di là di questo mondo, contrapposta all’immanenza, al di sopra dell’esperienza sensibile e della percezione fisica, come ad esempio Dio, considerato l'entità superiore onnipotente (può fare ogni cosa), onnisciente (conosce ogni cosa), onnipresente, eterno, puro spirito (incorporeo).

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Re:Spirito - Spiritualità
« Risposta #8 il: Marzo 14, 2019, 16:54:17 »
L'etologo britannico Richard Dawkins, professore di Public Understanding of Science presso l'Università di Oxford, nel suo libro “L’illusione di Dio” sostiene che la fede  in un creatore sovrannaturale è una credenza falsa e persistente. 

L’anelito alla trascendenza, l’esperienza interiore verso il trascendente, verso l’assoluto, può emergere in modo spontaneo nell’individuo, non ha bisogno di una religione.

L’individuo è autore di se stesso e della propria vita,  non ha bisogno di Dio.

La parola religione deriva dal latino “religio” e indica legame, collegamento, relazione caratterizzata dall’illusorio  rapporto dell’individuo con la divinità.

La religione è un prodotto culturale, un insieme di dottrine, precetti, divieti, concetti, insegnamenti.

Ogni religione è definita da un suo credo e propone  ai propri fedeli le modalità per relazionarsi con Dio tramite  preghiere, pratiche di culto, adorazioni,  riti e rituali, offerte.

La fede induce l’individuo a credere come “parola di dio” ciò che è scritto sui libri cosiddetti “sacri” dal clero.

La religione non va confusa con la religiosità.

La religiosità motiva a meditare sul significato della vita e della morte, a cosa ci aspetta dopo la morte. Molti si illudono che dopo la morte non ci sia il nulla ma un eden in vicinanza con il proprio dio. Non accettano che il significato dell'esistenza sia ridotto esclusivamente alla durata della propria permanenza sulla terra. Allora si cerca un significato superiore. Questa è la religiosità. Attraverso di essa intuiamo la presenza di un mistero oltre la realtà visibile, al di là della stessa religione che professiamo o meno.

La religiosità può condurre l’individuo verso una religione o verso la spiritualità, ma questa è cosa diversa, perché la religione crea degli idoli, costruisce attaccamenti e genera paure, la spiritualità invece libera dagli idoli, dagli attaccamenti.
La religiosità “naturale”, detta anche  “naturalismo religioso” identifica il divino con la Natura e non con un dio onnipotente, onnisciente ed onnipresente.

Il naturalismo religioso induce l’individuo a riflettere sul  significato della vita, a comprendere l’universo senza credenze o rituali. La scienza è la componente fondamentale di tale paradigma, il principale strumento interpretativo.   

Secondo il naturalismo la realtà può essere compresa esclusivamente o primariamente attraverso le leggi naturali, senza ricorrere a principi trascendenti.

La religiosità diventa  religione quando si esprime in un sistema logico di segni, simboli, riti, “verità” condivise da un gruppo o da un popolo.

C’è chi considera la spiritualità  sinonimo di  religione, di  misticismo.  Invece la spiritualità è qualsiasi esperienza interiore.  “Interiore” significa che arriva al nostro cervello, anche eventualmente senza consapevolezza.

Molti atei o agnostici rifiutano il termine spiritualità perché deriva dall'immateriale “spirito”, dal latino “spiritus” (= soffio, respiro, alito).

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Re:Spirito - Spiritualità
« Risposta #9 il: Marzo 22, 2019, 08:25:47 »
La spiritualità non implica la fede in una religione. Anche l’ateo, se vuole, può intraprendere il soggettivo, intimistico ed ascetico cammino spirituale. Consegue che non è possibile stabilire regole generali. Le vie per la spiritualità sono numerose e di tipo soggettivo. Possono anche derivare dall’esperienza religiosa  del credente che prega e cerca continuamente la volontà di Dio su di lui. Infatti religione e spiritualità non sono contrapposte. Molti seguaci di religioni costituite considerano la spiritualità come un aspetto intrinseco e inscindibile della loro esperienza religiosa.

Enzo Bianchi, ex priore dell’abbazia di Bose, afferma che  “C’è posto  anche per una spiritualità senza religione, senza Dio. Credo ci sia posto per una spiritualità degli agnostici e dei non credenti, di coloro che sono in cerca della verità perché sono insoddisfatti di risposte prefabbricate, di verità definite una volta per tutte. È una spiritualità che si nutre dell’esperienza dell’interiorità, della ricerca del senso e del senso dei sensi, del confronto con la realtà della morte come parola originaria e con l’esperienza del limite; una spiritualità che conosce l’importanza della solitudine, del silenzio, del pensare, del meditare. È una spiritualità che si alimenta dell’alterità:  va incontro agli altri e all’altro e resta aperta all’Altro se mai si rivelasse”.

La religione indica un tipo di ricerca esteriore, formale, invece la spiritualità fa cercare Dio all'interno di sé, induce alla "ricerca dell'invisibile”, della “verità”. 

Mentre per la religione il "mondo naturale" è qualcosa di negativo e di secondario che va superato perchè la sola cosa che conta è il "mondo soprannaturale", per la spiritualità il "mondo naturale" è il luogo in cui dio si manifesta secondo un "invisibile ordine delle cose". Per cui, per la spiritualità, separare il "mondo naturale" dal "mondo soprannaturale" non ha più senso. Se esiste una sola realtà, esiste, di conseguenza, una sola “verità”.

La religione è un corpo organizzato di convinzioni con uno specifico credo e confini di appartenenza. E' normalmente organizzata in una gerarchia che ha lo scopo di conservare il credo e di renderlo immutabile. E' il cosiddetto "pensiero" unico. La religione, inoltre, non necessita della ricerca personale perché la “verità” è già codificata nel "credo", l'alternativa è prendere o lasciare.
Per la teologia cristiana  contemporanea la “spiritualità” è connessa   con uno stile di vita originato e derivato dall’esperienza religiosa personale, in una prospettiva soprannaturale a lungo termine.

Doxa

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Re:Spirito - Spiritualità
« Risposta #10 il: Marzo 22, 2019, 09:07:48 »
Panteismo: parola composta da “pan” (= tutto) + “theos” (= Dio); significa che “tutto è Dio”,  ogni cosa è permeata da un Dio immanente, perciò  l'Universo o la natura sono equivalenti a Dio.

Il panteismo rimuove l’immaginaria personalità di Dio, lo de-umanizza. E’ un dio astratto.

Il panteismo si distingue  dal “panenteismo” e dal “pandeismo”.

Il panenteismo è una concezione teologica la quale sostiene che Dio sia immanente nell'universo ma nel contempo lo trascenda. Invece il panteismo considera Dio coincidente con l'universo.
Nel panenteismo Dio è visto come il creatore e/o la forza animatrice dell'universo, che pervade il cosmo e di cui tutte le cose sono costituite. Il panenteismo è compatibile con numerose credenze religiose e con il misticismo.

Il pandeismo è una filosofia razionalistica della religione, che unisce il panteismo e il deismo. Si collega alla convinzione che Dio coincide con tutto l’esistente, l’universo o la Natura.

Mentre per il  panteismo tutto è dio, Egli è  ogni cosa, per il pandeismo dio è in tutto, nell’universo e nella Natura.

Il panteismo è una concezione immanente, il pandeismo è una concezione trascendente: Dio permea tutte le cose. Sembra un sofisma ma il significato è diverso.

Secondo il filosofo Plotino (203 d. C. circa – 270), autore del neoplatonismo,  Dio non è solo immanente, ma anche trascendente. L'Uno, il Dio plotiniano, pur permeando di sé ogni realtà, ne è superiore.  Per Plotino l'Uno, “in quanto principio di tutto, non è il tutto”. Con questa affermazione egli contrasta le interpretazioni immanentistiche e panteiste del suo pensiero.

Per Plotino Dio non è solo immanente ma anche trascendente, ma la trascendenza è antitetica all’immanenza...
 
In filosofia e teologia la trascendenza indica una realtà concepita come ulteriore, "al di là" rispetto a questo mondo, esprime una condizione oltre o al di fuori dell'esperienza umana.

Attimi di trascendenza si possono avere con esperienze derivanti dall’ascolto della musica e con le contemplazioni artistiche.
La trascendenza non va confusa con "trascendentale".

L’anelito alla trascendenza, l’esperienza interiore verso il trascendente, verso l’assoluto, può emergere in modo spontaneo nell’individuo, non ha bisogno di una religione. La pratica spirituale induce alla trascendenza, alle domande esistenziali  sul significato della vita e della morte. Ma porsi soltanto delle domande sul significato della vita e della morte non è trascendenza: la vita e la morte non hanno nulla di trascendente,  esse sono connesse agli esseri viventi.

La moltitudine delle persone aspira a credere che la vita abbia un senso che trascende l’immanenza.

the end

« Ultima modifica: Marzo 22, 2019, 09:29:39 da dottorstranamore »