Gli antichi Greci come contenitori per il vino usavano vari tipi di brocche, dette
oenochoai , al singolare
oenochoe, parola composta oînos , "vino" + khéō , "io verso".
Gli enofori o coppieri erano detti
“oinokóos”. oenochoe a trifoglio, 600 a. C. circa, Parigi, Museo del Louvre
Oenochoe a bocca trilobata in bronzo con testa di Dioniso sull'attacco del manico, 330-320 aC,
Il vino lo bevevano annacquato per abbassare il grado alcolico. Di solito il rapporto era tre parti di acqua ed una di vino.
La miscelazione del vino con l’acqua avveniva in un vaso in ceramica o in terracotta, detto
“cratere” , (plurale kratḕres; dal verbo greco kerànnymi (="mescolare, mescita").
cratere a calice
cratere a campana
Per bere usavano lo
skyphos, realizzato in legno, terracotta o metallo.
Lo skyphos (plurale skyphoi) aveva due piccole anse, solitamente orizzontali, sotto l'orlo.
skyphos attico tipo A, 540-530 circa a.C. Metropolitan Museum of Art
Veniva usata anche la
kylix , una tazza o bacinella che consentiva di prendere il vino contenuto nel
kantharos (un recipiente con maniglie) o nel
rhyton, un corno potorio spesso plasmato nella forma di una testa umana o di animale.
La Kylix era la più comune coppa per bevande nell'antica Grecia, c. 500 a.C., British Museum
Il kantharos associato a una raffigurazione di Dioniso
Il
kantharos (pl. kantharoi) era una coppa per bere diffusa in ambito greco ed etrusco.
Kantharos a figure rosse del Pittore di Shuvalov, seconda metà del V secolo a.C. Louvre CA1587.
Rhyton attico, c. 460–450 a.C., Museo archeologico nazionale di Atene.