Autore Topic: Ebe  (Letto 1336 volte)

Doxa

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Ebe
« il: Febbraio 08, 2019, 09:19:40 »
Nella mitologia greca Ebe è figlia di Zeus e di Era.

Per gli antichi Greci Ebe fu la personificazione della giovinezza. E’ citata da Omero e da Esiodo.

Nella mitologia romana la dea corrispondente ad Hebe è Juventas (= “giovinezza”).   

Sul monte Olimpo, sede degli dei, Ebe aveva la mansione di enofora, dal lemma greco “oenophorum”, parola composta da “oinos” (=vino) + “phero” (= portare). Oltre al vino serviva il nettare come bevanda e l’ambrosia come  cibo. (Iliade, libro IV).

Il noto scultore Antonio Canova tra il 1796 ed il 1817 realizzò quattro versioni del mito di Ebe, rappresentata mentre avanza con passo leggero e lievemente inarcata in avanti, nell’atto di servire i convitati di un invisibile banchetto olimpico, al quale ella rivolge lo sguardo.


 questa è la quarta ed ultima versione. Canova la realizzò nel 1816-’17. La statua è a Forlì nei Musei San Domenico.
« Ultima modifica: Febbraio 08, 2019, 15:18:45 da dottorstranamore »

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Re:Ebe
« Risposta #1 il: Febbraio 08, 2019, 10:09:19 »
Gli antichi Greci  come contenitori per il vino usavano vari tipi di brocche, dette  oenochoai , al singolare  oenochoe, parola composta  oînos , "vino" + khéō , "io verso".

Gli enofori o coppieri erano detti “oinokóos”


oenochoe a trifoglio, 600 a. C. circa,  Parigi, Museo del Louvre 


Oenochoe a bocca trilobata in bronzo con testa di Dioniso sull'attacco del manico, 330-320 aC,

Il vino lo  bevevano annacquato per abbassare il grado alcolico.  Di solito il rapporto era tre parti di acqua ed una di vino.

La miscelazione del vino con l’acqua avveniva in un vaso in ceramica o in terracotta,  detto “cratere” , (plurale kratḕres; dal verbo greco  kerànnymi (="mescolare, mescita"). 


cratere a calice


cratere a campana

Per bere usavano lo skyphos, realizzato in legno, terracotta o metallo.
Lo skyphos (plurale skyphoi) aveva due piccole anse, solitamente orizzontali, sotto l'orlo.


skyphos attico tipo A, 540-530 circa a.C. Metropolitan Museum of Art

Veniva usata anche la kylix , una tazza o  bacinella che consentiva di prendere il vino contenuto nel kantharos (un recipiente con maniglie) o nel rhyton, un corno potorio spesso plasmato nella forma di una testa umana o di animale.



La Kylix era la più comune coppa per bevande nell'antica Grecia, c. 500 a.C., British Museum


Il kantharos associato a una raffigurazione di Dioniso

Il kantharos (pl. kantharoi) era una coppa per bere diffusa in ambito greco ed etrusco.


Kantharos a figure rosse del Pittore di Shuvalov, seconda metà del V secolo a.C. Louvre CA1587.


Rhyton attico, c. 460–450 a.C., Museo archeologico nazionale di Atene.
« Ultima modifica: Febbraio 08, 2019, 13:38:46 da dottorstranamore »

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Re:Hebe
« Risposta #2 il: Febbraio 08, 2019, 10:51:06 »
Il successore di Ebe nella mansione di sommelier degli dei fu il giovane Ganimede (in greco antico Ganymédēs), personaggio della mitologia greca, descritto da Omero come il più bello di tutti i mortali.

Una versione del mito vuole Ganimede  rapito da Zeus in forma di aquila per farlo  servire come coppiere sull'Olimpo. 


Ganimede e l’aquila, III secolo d.C. circa. In questa scultura è raffigurato con la coppa sulla mano destra.

Un'altra versione narra che Zeus per sottrarre Ganimede alla vita terrena si mutò in un’aquila e si avventò sul giovane mentre stava pascolando il suo gregge sulle pendici del monte Ida. Lo rapì  e lo portò sull'Olimpo dove ne fece il suo amato. Per questo motivo nelle opere d'arte antiche Ganimede è spesso raffigurato accanto ad un'aquila, abbracciato ad essa, o in volo su di essa; in altre opere d'arte è  rappresentato con la coppa in mano.

il mito di Ganimede evidenzia un modello sociale dell'antica pederastia greca, accettata tra un uomo adulto ed un ragazzo.


Ganimede versa del nettare a Giove trasformato in aquila.
« Ultima modifica: Febbraio 08, 2019, 13:41:18 da dottorstranamore »

Doxa

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Re:Hebe
« Risposta #3 il: Febbraio 08, 2019, 13:37:44 »
Nell’antica Atene e nell’antica Roma il concetto di amore era diverso tra loro e dal nostro.

In Grecia, Eros “squassa l’anima come vento che al monte sulle querce si abbatte”, canta Saffo. 

Eros come desiderio dai corpi arriva alle menti e poi all’idea suprema di bello e bene, come si legge nel Simposio di Platone.

Esiodo nella sua “Teogonia” descrive il Cielo, la Terra ed una terza forza cosmica,  chiamata Eros, che nell’antica lingua greca significava “desiderio”. Egli è il dio dell’amore fisico e del desiderio sessuale.

Per i Greci Eros era una follia permessa solo alla gioventù, sconveniente in un vecchio. 

Diverso il comportamento degli dei e di ninfe o demoni. L’immortalità e l’eterna giovinezza dava a loro la possibilità di patire l’eros a piacimento. 
« Ultima modifica: Febbraio 08, 2019, 13:42:07 da dottorstranamore »

nihil

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Re:Ebe
« Risposta #4 il: Febbraio 10, 2019, 17:59:18 »
sei sempre una bellissima fonte di storia e vita.  ;D