Autore Topic: Ofelia: AAA Cercasi coautrice per racconto erotico e non solo, a quattro mani  (Letto 1095 volte)

Platino

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Ofelia:  AAA Cercasi coautrice per racconto erotico e non solo, a quattro mani

Premessa:  ho chiesto autorizzazione e sezione, a Mr. Blue prima di pubblicare questo testo parziale, che è mio a metà. L’altra metà allora, è stata scritta a paragrafi brevi come alterni con Ofelia, almeno una decina di anni fa.  Ofelia non è quanto ci si possa aspettare scontato in questa sezione. Due fantasie creative unite, quanto e tutto condiviso allora, un progetto che sembrava destinato. Ofelia è però, nome adatto,  Lei vive reale con altro nome, caro alla letteratura italiana. Ofelia è quanto mai ti immaginavi di vivere, scoprire e confrontarti. Ofelia è stata la proposta, trovatisi scrittori dilettanti entrambi, di avventurarci in questo progetto a quattro mani. Rimasto incompleto, se qualcuna vuol darmi una mano, anzi scritto, ben venga.  La controparte era, credo sia ancora, scoperta “mistress”.

https://dilei.it/sesso/come-diventare-mistress-dominatrice/411630/



A lui non piaceva fisicamente di primo impatto eppure sapeva di essere già nei suoi pensieri e voleri, quella lama a doppio taglio che imperava in quell'anima agitata al pari della sua sessualità accesa, estrema.  Lo avrebbe scoperto ben presto. Lei lo attirava però a sé in maniera dolce, femminile, spesso inconscia e volutamente nascosta tra le parole. Sapeva benissimo per navigata esperienza, dove sarebbe potuto arrivare o provare ma allo stesso tempo proporre. Entrambi giocavano in doppio, in doppio con la loro identità segreta, nascosta ai più, non a tutti però, non tra loro oramai. Lei di fronte a lui, ne stava spogliando l’involucro, inutile a proteggerlo. L’essersi trovati davanti a un caffè, pieni di interessi reciproci dopo solo qualche E-mail e una conoscenza partita da un sito su INTERNET, lontani dalla realtà contingente, dai rispettivi legami, indicava una buona sintonia ma da lì, nello spazio di un'ora, trovarsi a parlare della propria ambiguità come debolezza o forza, non è da tutti. Intanto lei lo sbucciava lentamente, al pari di una banana, voleva la sua polpa in tutti i sensi attraverso domande sottili, spesso imbarazzanti ma non per questo inutili, frivole, fuori posto. Altrettanto lui rispondeva alle sue domande, formulate mentre osservava la sua bocca, la vedeva con le labbra già su di sé, al pari delle sue mani, mani curate, da artista ma che sapeva capaci di altro che semplici gesti. Si osservavano tra le parole, occhi sempre in presa diretta. Ogni tanto lui abbassava sull'invitante décolleté, lei preferiva più in basso il rigonfiamento in aumento della patta dei suoi pantaloni. Lo eccitava molto vedere le sue mammelle, abbondanti, vibrare a ogni sua parola, racchiuse in un semplice reggiseno di pizzo nero evidente nella scollatura, pronte a uscire all'occorrenza. Si domandava cosa stesse pensando oltre quanto volesse far conoscere di lei, di quel suo essere irrequieto...


Lei non poteva credere di esser seduta a parlare con un uomo che non le stava fissando il seno, uno dei suoi punti di forza nella seduzione come allo stesso modo, non poteva credere che lui volesse proprio condividere con lei quei pensieri che nessuno voleva ascoltare. Si sentiva così a suo agio, come se fossero amici intima da una vita. Era finalmente una donna e non un pezzo di carne o peggio femmina disponibile da pagare. Lui le stava dicendo delle cose così personali, intime e delicate, lei quasi stupita ad aver trovato un simile uomo che si aprisse così a una quasi sconosciuta. Tutto era così strano per lei, come l'essere realmente ascoltata per le parole che spontaneamente le venivano, dal suo corpo come anima. Rifletteva il perché, il perché quell’uomo cercasse altro in lei. Forse perché si era coperta più del solito e non mostrava nulla? Quel giorno, prima aveva avuto una visita medica e non aveva potuto indossare le calze velate e un vestito un po’ più sexy.  Era questo il motivo per cui lui nemmeno la guardava completamente? Immaginava dentro di se, che non poteva piacergli vestita di quel modo così semplice. Lui non pensava diretto al desiderio, lei l'aveva capito subito, allora perché le stava dicendo che voleva rivederla? Perché lui sembrava così interessato a lei? Percepiva quello sguardo rapido, improvviso sul suo petto ma ancor di più che voleva andare oltre, la sua voce che scavava nella sua anima attraverso le parole.


L'altra parte di lei, già lo desiderava dentro di se, dominarlo, consumarlo lentamente al pari di riesumare, far riaffiorare un sentimento puro, unico prima che piacere. Molto strano in lei ma lo aveva capito fin dalle prime parole che non era quanti uomini aveva fin allora incrociato sulla sua strada. Continuava a farsi avanti in quello strano gioco, imprevedibile, condito di musica, arte, natura. Lei preferiva attaccare che stare in difesa, costruiva continui tranelli, dove poter finalmente aver ragione di quel muro che si nascondeva dietro agli occhi attenti ma tristi di lui. Sapeva di leggere un libro speciale, da sfogliare con tranquillità e senza paure, tranne quelle pagine che appartenevano al suo passato, un rancore attuale. La donna volse allora il suo sguardo fuori. Attraverso la finestra, le luci erano oramai accese nell'imbrunire di quel pomeriggio di fine novembre. Incrociò nuovamente il mio sguardo. "Usciamo." propose. Si alzarono in maniera automatica, andarono alla cassa. Lei pago le consumazioni tra le proteste dell’uomo, sempre con un sorriso, a promessa di altro. Il freddo li accolse all'uscita, accompagnandoli in silenzio all'auto di lui. Lei lo voleva ancora suo, senza mezzi termini accetto la sua richiesta di potersi rivedersi. Il suo corpo sussultò, la mente faticava a tenere freno, l'istinto e desiderio spingevano. Ebbe piacere di questo, mentre l'umidità tra le sue cosce salì alta, copiosa. Lo constatò di persona una volta arrivata alla sua auto e seduta alla guida, infilò la mano nelle mutandine, mentre osservava l’auto di lui allontanarsi nel traffico.     

La notte, lei non riuscì più a dormire tranquillamente. Si strusciava tra le lenzuola e miagolava al pari di una gatta in calore, in mezzo a molti sogni erotici di cui lui era protagonista e vittima, nel suo desiderio e volere. Si sentiva ormai preda di una strana eccitazione e non sapeva, dove sarebbe potuta arrivare. Non aveva mai avuto a che fare con un uomo sposato. Non aveva mai avuto a che fare con un uomo così impegnato nella vita. Non sapeva cosa pensare e se questo nuovo incontro potesse davvero realizzarsi. Lei si sentiva impaurita, debole. Lei oramai affidava a quell'uomo troppe cose che tratteneva represse dentro di se. Lui forse l'avrebbe usata, forse pagata  e gettata via, come tutti gli altri, oppure semplicemente non poteva amarla per una serie di motivi.  Voleva morire di questa improvvisa fiamma, in giorni in cui pensava di non aver voglia più di vivere, fin quando non conobbe lui. Qualcosa dentro di sé, si era smosso, il suo cuore sussultò . Non poté far altro che strusciarsi ancora nel lenzuolo e alzare le natiche, immaginando che lui prima la sculacciasse, poi le stringesse il sedere per poterla penetrarla meglio.  Se ne venne subito, ritraendo la mano tutta bagnata, dopo aver schizzato i suoi umori dentro le mutandine. Il suo compagno dormiva profondamente, non si accorgeva mai di nulla. Lei si dava il piacere da sola ormai da molto tempo. Lui era sempre stanco e lei era sempre vogliosa. L'attesa poi di rivedere presto l’altro, la rendeva ora ancora più calda. Sapeva che lui stavolta non avrebbe resistito al desiderio, di sfiorarla, di toccarla. Lei si sentiva in balia di quella emozione sincera, sapeva che non avrebbe fermato le sue mani.  Non avrebbe fermato il calore di quelle mani, che lei sapeva, avevano il fuoco dentro e quell'intenso piacere, lei lo desiderava moltissimo.


Anche lui quella sera penso a lei, nel buio della propria camera matrimoniale, nel silenzio interrotto solo dal respiro pesante e dai movimenti della moglie, a quanto si erano detti nel pomeriggio, anche per scambio e primo frutto effettivo di un paio d’ore trascorse a chiacchiere.  Frasi sempre ancora trasparenti, intense e trasgressive, ancora a mostrare una sintonia ancora da capire nei suoi valori e aspirazioni. Già, lui pensava alla sessualità particolare di lei che traspariva dalle parole mentre il suo corpo desiderava altro …  Eretto, duro, quasi strozzato dalle mutande, il membro faceva quasi male, un dolore strano, nuovo, da placare. Lo estrasse, cominciò quindi a pensarla come femmina, solo femmina e capace di entrare in un ruolo nuovo per lui. L’effetto fu che lui cominciò a desiderare lei, all'opera su di lui. Ne desiderava le mani, le labbra, l’abbondante seno da stringere, l’intimità da scoprire come fosse stata una delle innumerevoli fidanzate o amiche di letto di gioventù. Non riusciva però a vederla in quel ruolo di sua padrona di cui aveva le aveva parlato, in più sfumature. Era indubbiamente piacevole la masturbazione in cui si era lasciato andare. Si propose di parlarne con lei alla prima occasione, di qualcosa che comunque sapeva, l’attirava e interessava. Venne abbondante, schizzando tra le lenzuola, non si preoccupò nemmeno di pulirsi. L’orgasmo lascio uno strascico quasi a colpa ma non dette voce ai rimorsi, alle considerazioni, a quanto poteva avere accanto, indifferente se il marito non la cercava più. Ma lei invece già lo cercava, l’aveva intuito e confermato oramai.       


L’indomani mattina lei era appena uscita dal bagno, profumata. Il succo candido e denso, già scorreva nuovamente lungo le sue cosce. Il succo del suo desiderio.  Perché reagiva così al pensiero di quella voce che le aveva prospettato certe cose? Perché si sentiva così eccitata all'idea di star da sola con lui e le sue mani? Ignorava il motivo di tale agitazione. Lui non era uno dei suoi soliti e giovani, mansueti schiavi. Perché le faceva quell'effetto? Non lo conosceva bene nemmeno. Non sapeva nulla di lui, nulla di quello che lui aveva nel corpo. Conosceva la sua mente, la sua musica, la sua anima, ma la sua carne non le aveva ancora completamente parlato. Eppure quella sua voce, le toglieva il fiato, non si era mai sentita così in pericolo. Non sapeva cosa potesse accadere.  Voleva però provocarlo con i fatti. Sarebbe voluta andare con lui in un negozio di scarpe. Voleva provarsi delle scarpe e mostragli le gambe, sotto una gonna corta. Lui sarebbe stato seduto e l'avrebbe osservata dal basso. Lei avrebbe strusciato le sue gambe davanti a lui, per mostrargli se le scarpe andavano bene.  Sapeva che il desiderio assopito in lui si sarebbe risvegliato presto. Sapeva che le autoreggenti  non gli avrebbero lasciato molto all'immaginazione e quel potere di averlo con sé in quel modo, l'avrebbe eccitata ancora di più. Lei poteva eccitarlo quando voleva. Lei era dentro la sua testa e lui non poteva che pensarla. Sentiva quella pulsione e convinzione farsi sempre più forte. Voleva vederlo ai suoi piedi, tra le sue cosce, coprirla di baci e piccoli morsi. Lui doveva impazzire per lei, non c'era via d'uscita. Erano destinati a un romanzo scritto in due. Torno alla realtà: i suoi capelli bagnati di sudore, sgocciolavano sul suo seno pieno. Iniziò a masturbarsi in questi pensieri, il piacere arrivò così presto che il suo corpo ne fu tutto scosso. Quando riaprì gli occhi, seppe che, non si sarebbe sottratta a quel demone. Lui era oramai un demone prima che possibile schiavo, ma lei non conosceva ancora il suo reale volto. Avrebbe mostrato mai il suo reale sguardo infernale a lei, oramai smarrita nella mente di lui?


Quel demone si materializzò appena si sedette poi al PC. Rivestita ma ancora in preda a quel desiderio che da giorni si sovrapponeva in ogni suo pensiero. Acceso e collegatasi, volle andare a vedere la posta elettronica. Aperta, cercò tra i mittenti l’indirizzo E-mail di Lui, da dove tutto era iniziato, proseguito , costruito. Il messaggio era chiaro, voleva risentirla, rivederla e quanto altro di spontaneo sarebbe potuto nascere e accadere tra loro. Lei sapeva che in quel momento Lui era al lavoro. Prese il cellulare e compose il suo numero. Lui l’accolse come una sorpresa, sebbene l’attendesse nella sicurezza di averla totalmente sua, prima o poi era destinato a stringerla tra le sue braccia, superando ogni possibile resistenza o scrupolo. Il discorso subito toccò argomenti intimi, piccanti come discreti. Nessuno dei due risparmiò nulla delle proprie sensazioni, emozioni e sentimenti. Lui a un certo punto, formulò la sua domanda specifica, quanto non spiegava dentro di se ma voleva.  “ Vuoi essere tu la mia maestra?  Vuoi farmi entrare in quel mondo strano che vivi dentro di te? “  Lei non si finse per niente scontata o sorpresa, spiegò che la cosa non poteva essere distaccata dai sentimenti, che quel dolore condiviso, cercato, proposto o subito doveva essere espressione di un piacere non solo fisico. Come non voleva solo o esclusivamente un pasto a base di sesso. L’eccitazione era palpabile da parte di entrambi, il tono delle parole lo esprimeva chiaramente e percepito da entrambi. Si accordarono per un nuovo incontro, sempre allo stesso posto, prima di abbandonarsi nuovamente alle reciproche esperienze di vita.  Trascorse oltre un’ora, prima che si staccassero, in quel loro amplesso telefonico. Già, il piacere c’era, da parte di entrambi ma ormai voluto in maniera diversa…   



La sera si ritrovò ancora in quei pensieri, di lui. Perché teneva quella catena sul comodino? Lo sapeva benissimo che non l'avrebbe mai messa a lui. Perché la teneva lì? Voleva che lui la vedesse, che le chiedesse cosa ne avrebbe fatto? Perché continuava a trovarsi in quelle immagini? Aspettare, aspettare, aspettare ancora. Lei era stanca. Lei aveva bisogno di essere presa, appagata. Lei aveva molti lupi appresso, perché aspettava proprio lui? Quella catena non serviva più. Quella catena lei non poteva mettergliela. Si sentiva così timida quando era stata con lui. Non riusciva a pensare di potergli fare qualcosa. Lui aveva un carattere forte, come lei. Lui non poteva essere suo schiavo. Lei cercava di cacciare via quell'immagine. Un altro ragazzo in quei giorni, la cercava, le scriveva, perché non  scegliere lui? Carne fresca per lei, inesperta. Ma lei non riusciva al momento, a voler incontrare o pensare a nessun altro. Quando uscita, immaginava lui dovunque, in giro per i negozi o alla guida di un’auto, sempre in attesa di lei. Si era stancata di aspettare e ogni giorno ormai era un secolo. Perché aveva scelto un uomo così impegnato? Non aveva tempo per lei. Doveva lasciarlo stare, non insistere. Si sentiva mancare qualcosa. Non riusciva a stare serena. Non gli fregava nulla del Natale imminente. Avrebbe voluto rivederlo presto, anche con la scusa degli auguri. Sarebbe arrossita tutta quando lui l'avrebbe rivista. Si sarebbe sentita persa e col cuore veloce come un treno. Si sentiva sfortunata. In mezzo a tante persone vedeva lui, ma lui era impegnato e chissà quando si sarebbero visti ancora. Ecco cosa vuol dire avere a che fare con un uomo sposato! E' questo che devo sopportare? Lunghe attese e magari, nemmeno un bacio di auguri? Voleva sentire le sue mani. Ah, quanto si sentiva eccitata al solo pensiero che lui la volesse toccare! Ah, che sospiri di un amore tormentato e che non avesse riposo! Nessun regalo le sarebbe piaciuto se non stare qualche attimo con lui.



To be continued or not?

« Ultima modifica: Settembre 19, 2020, 12:12:45 da Platino »

presenzadiritorno

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Non è facile scrivere un racconto erotico, ma questo non è affatto male. Se mi posso permettere suggerisco comunque una pulizia grammaticale e una revisione globale del testo. Infatti leggendolo non sempre sono chiare le voci narranti, si passa dalla terza alla prima persona, e addirittura in certi momenti non si comprende chi sta narrando se lui o lei. Secondo me va benissimo così, non lo continuerei, è uno spaccato di vita, di un momento di vita di entrambi i protagonisti dal quale si intuiscono tante cose e anche come potrebbero finire, se proprio interessa finirlo. Ci sono scritture che non hanno bisogno di essere esplicite sempre su tutto. Quanto a Ofelia, io non credo di aver capito chi possa essere, forse una donna reale che hai conosciuto? Una musa ispiratrice?

Platino

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Ofelia è una donna reale, non solo umile musa, non solo scrittrice, ma anche musicista, pittrice. Siciliana, artista poliedrica su più fronti insomma, il tutto unito a  quel suo particolare comportamento sessuale non sempre mercenario. Tutto è nato in amicizia a distanza, dopo aver letto racconti reciproci, la storia a quattro mani è stata una proposta e allo stesso modo sfida. Non sono un'esperto di grammatica e nemmeno Lei lo era (spero lo sia ancora), sicuramente qualche errore o passaggio sbagliato c'è, io ho  toccato o meglio limato ben poco dall'originale. Grazie dei consigli.
« Ultima modifica: Gennaio 05, 2021, 17:07:44 da Platino »