Aforisma di Roberto Gervaso: “Niente, con il passare degli anni, è più caduco dell’eterno femminino”.
Femminìno: dal latino femininus = femminile.
La frase “eterno femminino” fu ideata dallo scrittore tedesco Johann Wolfgang von Goethe. La scrisse nel suo poema drammatico titolato “Faust”, pubblicato nel 1808: “Tutto ciò che passa non è che un simbolo, l’imperfetto qui si completa, l’ineffabile è qui realtà, l’eterno femminino (das Ewigweibliche) ci attira in alto accanto a sé”.
Auguste Rodin: "L'eterno idolo", Musée Rodin, Paris
L’espressione
“eterno femminino” è divenuta d’uso comune per indicare la femminilità nella sua essenza immutabile.
In “ewig”, eterno, c’è il principio femminile, la simbolica potenza della donna come amante o madre. Donna senza tempo che per sua natura allaccia il “maschio” per “riportarlo” laddove le loro più autentiche nature sono da sempre un’unica unità bifronte.
Il “doktor Faust" è il nome del protagonista di un antico racconto popolare, usato come base per numerosi testi letterari.
Faust è un sapiente alla continua ricerca di conoscenze avanzate o proibite. Per raggiungerle invoca il diavolo, Mefistofele, che si offre di servirlo per 24 anni in cambio della sua anima, ma gli consentirà la conoscenza assoluta.
Nel suo poema, Goethe racconta il patto tra Faust e Mefistofele, il loro viaggio alla scoperta dei piaceri e delle bellezze del mondo.
Nel V atto, nel momento conclusivo della redenzione di Faust, il cui spirito viene assunto in cielo, Goethe richiama quale causa della sua salvezza la figura di Margherita (Gretchen), che s’innamora di Faust. L’amore e la donazione di sé costituiscono per Goethe “l’eterno femminino”, le qualità femminili non contingenti, ma connaturate nel concetto stesso di femminilità.
“L’eterno femminino ci farà salire in cielo” scrive J. W. Goethe nel Coro Mistico finale del suo poema.