Con il trascorrere del tempo, implacabile e equo giudice come usura, mi è difficile lasciare libera la mia creatività di esprimersi tra le righe. Risente al pari di tanti altri settori del mio essere, di quel lento declino che ti porta all’apatia a fronte di ogni possibile interesse. Spesso, troppo spesso, alcuni non accettandolo, la mascherano come maturità del pensiero, dello scrivere. Ho indagato ben poco sul motivo, sulla radice di queste differenti versioni, di definizione di questo calo ma non ne sento il bisogno di capire quanto mi accade. Ogni giorno cerco solo di limitare questo malessere intimo, quasi cancro dell’anima, già agitata, tormentata di suo. Non serve però, specchiarsi , vedersi o farsi vedere da fuori, imparzialmente , è diffuso intorno a noi, sotto tante maschere, fatte falsi sorrisi, occhi comunque spenti, energia inesistenti o scopi di facciata, parole di circostanza… Tutti placebo, continua attesa dove qualsiasi anomalia può diventare motivo di interesse. Si vive di briciole oramai.