Sono occupato presso una grossa realtà industriale, praticamente una città nella città. Era il mio mito entrarci. Come ogni buon rapporto prima lavorativo, poi affettivo o meno che si rispetti, ne sono stato spasimante, attirato da adolescente, fidanzato da giovane e infine sposato, sfruttato da adulto. Come tanti matrimoni, abbiamo “divorziato” in questo strano amore per una serie di motivi nel 2009, cavalcando la riorganizzazione per la crisi, lasciandomi senza alternativa con ben pochi sogni, ancor meno mezzi, responsabilità e impegni. Da allora, separati in casa per otto ore al giorno, se non di meno, seguendo a vista il mercato. Da parte mia, da allora il minimo dell'indispensabile, quella regolare filosofia che sempre paga. I nostri figli sono già grandi, quelle idee o progetti nati, cresciuti con cura, che potrebbero essere nella casa di ognuno di Voi. Alla faccia dell mio presunto esubero sventolato, altri, tante altre nuove leve, dai cognomi già conosciuti, al pari dei padrini, sono entrati e andati avanti, i risultati non mancano, al dio Denaro. Appunti da un matrimonio appunto …