Autore Topic: la verità  (Letto 374 volte)

presenza

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la verità
« il: Febbraio 16, 2016, 09:09:14 »
Quali che siano i nostri modi di pensare,
siamo ancora propensi ad accettare la verità
solo se ci viene presentata nel gergo,
nella forma alla quale siamo abituati.
Se apparteniamo ad una religione particolare,
la verità deve apparire nel linguaggio di quella
religione, all’Indù deve apparire attraverso i Veda, attraverso il Sanscrito,
attraverso le forme particolari che gli furono insegnate.
È la stessa cosa per il Cristiano e la stessa cosa per il Buddista.
La loro mente è diventata stretta, le loro emozioni limitate e, quindi,
respingono la verità in qualunque forma nuova si presenti.
La verità appare sempre in forme diverse da quelle a cui siamo abituati,
ed è in ciò che stanno la sua grandezza e la sua tragedia; la grandezza,
perché essa giunge inaspettata, e la tragedia, perché gli uomini che stanno
cercando la verità non guardano mai nella direzione dove si può
sempre trovarla. E quelli di noi che stanno cercando questa verità devono,
prima di tutto, ripulire la loro mente  e il loro cuore da tutti questi pensieri,
linguaggi e filosofie ristretti e settari.
( "Così Parlò Krishnamurti" - J. Krishnamurti)

Doxa

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Re:la verità
« Risposta #1 il: Giugno 24, 2016, 14:47:11 »
Il teologo musulmano sunnita e poeta mistico persiano Jalāl al-Dīn Rūm, anche conosciuto come Jalāl ad-Dīn Muḥammad Rūm, vissuto nel 13/esimo secolo (dal 1207 al 1273) fu il fondatore della confraternita sufi dei dervisci rotanti (mevlevi).  E riguardo alla verità scrisse:

“La Verità è uno specchio caduto dalle mani di Dio
e andato in frantumi.
Ognuno ne raccoglie un frammento
e sostiene che lì è racchiusa tutta la Verità”.


L’intera verità è racchiusa, secondo i credenti, solo nelle mani di Dio

Interressante anche quanto scrisse Edgar Lee Masters:

“La mia mente era uno specchio:
vedeva ciò che vedeva, sapeva ciò che sapeva.
In gioventù la mia mente era solo uno specchio
in un vagone che correva veloce,
afferrando e perdendo frammenti di paesaggio.
Poi con il tempo
grandi graffi solcarono lo specchio,
lasciando che il mondo esterno penetrasse,
e il mio io più segreto vi affiorasse,
poiché questa è la nascita dell’anima nel dolore,
una nascita con vincite e perdite.
La mente vede il mondo come cosa a sé,
e l’anima unisce il mondo al proprio io.
Uno specchio graffiato non riflette immagine,
e questo è il silenzio della saggezza”.

 
(Edgar Lee Masters, "Antologia di Spoon River", "Ernest Hyde"9)