Filosofi e psicologi hanno variamente considerato il tempo: come atto della mente, della ragione, della percezione, dell'intuizione, della memoria e di tutte le loro combinazioni e interferenze. È stato dichiarato innato, intuitivo, empirico.
La fisica sostiene che il tempo è un'illusione. È possibile che un'illusione, cioè un evento senza contenuto reale, regoli l'esistenza non solo nostra ma di tutto il mondo animale? La biologia ha dimostrato che nessun animale, neanche il più semplice, potrebbe sopravvivere senza i meccanismi dell'orientamento temporale, le cui origini si rintracciano in sistemi nervosi di pochi neuroni.
Il professor Arnaldo Benini, docente di neurochirurgia e neurologia, dice che se fosse veramente solo un'illusione, occorrerebbe spiegare perché esso sia sentito (non percepito, perché non esiste organo periferico o centrale di percezione del tempo) come una dimensione fondamentale, una categoria nella quale, a differenza dallo spazio-tempo, la mente, e verosimilmente il resto della natura animale, si trovano a loro agio.
Ci troviamo a nostro agio nel tempo così come lo viviamo perché esso, secondo le neuroscienze cognitive, che da circa tre decenni lo studiano come evento biologico del cervello, è prodotto da meccanismi nervosi emersi per selezione naturale in quanto congruenti con le necessità elementari dell'esistenza.
Per la varietà dei suoi aspetti, il senso del tempo è complesso: si tratta di durate e intervalli, eventi reali, attese, stati d'animo, connessi alla memoria, all'affettività e alla razionalità più rigorosa e più astratta, come la matematica.
Il fisico teorico Albert Einstein e il matematico Hermann Minkowski, all'inizio del XX secolo ritennero il tempo la quarta dimensione dello spazio. Nello spazio-tempo (con il quale la mente non riesce a familiarizzare) non ci sono direzioni del tempo, e quindi non c'è presente, e se non c'è presente non c'è nemmeno il tempo.
Fino ad Albert Einstein tempo e spazio erano separati e considerati oggettivamente, sulla base della geometria euclidea. Lo spazio aveva tre dimensioni: lunghezza, larghezza ed altezza, ed il tempo era misurato con calendari di tipo solare o lunare e successivamente anche con gli orologi.
Con Einstein lo spazio ed il tempo diventano una cosa sola: lo spazio-tempo quadrimensionale unificato; questo concetto lo elaborò come conseguenza delle sue equazioni della relatività, ma dal punto di vista matematico è un concetto astratto. Comunque il tempo è spesso indicato come "quarta dimensione".
Einstein disse che quanto più aumenta la nostra velocità nello spazio (rapportata a quella della luce), tanto più il tempo rallenta. Se io mi sposto da un fuso orario ad un altro, posso accorciare od allungare il tempo, ma è sempre in riferimento al mio tempo iniziale: nessun altro si accorgerà di questo mutamento.
E non ha senso chiedersi cosa c’è prima del tempo, perché non c’è un prima, che è un concetto temporale, e non esiste un dopo. E’ un continuo fluire in noi di passato, presente e futuro.
Per esempio, la speranza proietta nel futuro, invece nel dolore il tempo sembra fermarsi, diventa presente. La vecchiaia è rivolta al passato, con i ricordi che danno spessore all’identità attraverso la memoria, mentre il futuro è aleatorio.