Non voglio negare che il cantante di cui parliamo sia stato anche un buon artigiano della canzonetta (che peraltro ha ben reso, rendendo il personaggio milionario); e anche capisco che una canzonetta possa suscitare ricordi e sentimenti nostalgici; tenerezza, anche, e malinconia fino alle lacrime. Ma tra questo e il commemorare fin l’anniversario della nascita del “grande” poeta ce ne passa. È che il caso è paradigmatico del fenomeno tutto contemporaneo della massificazione della cultura, fenomeno che ha “atomizzato gli individui e disincantato il mondo”: il divismo, che è trionfo della subcultura isterica inneggiante ed esaltante, oltre la decenza, personaggi che hanno avuto il solo il merito di far bene il proprio mestiere; in indecente contrasto con i tanti (anche eroici) che non solo hanno svolto bene il loro compito, ma, spesso, misconosciuti, vi si sono anche sacrificati.
Giornali, telegiornali, concerti in TV… ma non vi sembra che si stia esagerando?; che sia addirittura kitsch tanta cagnara, specie ora in questo Paese sofferente che si accinge anche ad entrare da protagonista in una disastrosa guerra.
Il “grande” poeta! Ma, allora, Dino Campana, Ada Merini, eccetera?
E vabbé!, ma mò che muore Vasco Rossi? Presumo ci saranno anche suicidi di massa.