"Panta rhei os potamos” (= Tutto scorre come un fiume) ci ricorda l’antico e celebre aforisma greco, attribuito al filosofo presocratico Eraclito di Efeso (575 a.C. – 475 a.C.). Questo aforisma lo collego al “carpe diem” del poeta Orazio (65 a.C. – 8 a.C.): “Dum loquimur fugerit invida aetas: carpe diem, quam minimum credula postero”. (=“Mentre si parla, il tempo è già in fuga, come se ci odiasse! Così cogli la giornata, non credere al domani” (Odi 1, 11, 8. Ribadito nel XV secolo da Lorenzo il Magnifico: “Quant'è bella giovinezza, / che si fugge tuttavia! / Chi vuol esser lieto, sia: / di doman non v'è certezza”. (da i Canti carnascialeschi, “Canzona di Bacco”).
Le esperienze vissute diventano ricordi, a volte dolorosi, a volte nostalgici. Il ritorno in un luogo cambiato nel tempo fa da ponte tra ciò che eravamo e ciò che siamo.
Il tempo fugge, ma la memoria ci concede col ricordo di compensare le assenze. E fino all'ultimo giorno della nostra vita la titanide Mnemosine (personificazione della memoria) ci permette di rammentare ciò che abbiamo fatto, cosa e come abbiamo imparato, chi siamo stati e chi siamo.