Siamo avvolti e travolti da notizie di tragedie,
da sofferenze personali, dalle difficoltà di un
sistema sociale che ci sfinisce, spesso ci schiaccia.
Ogni giorno cerchiamo una spiegazione alle ingiustizie
e al dolore.
«Non ruminiamo la sofferenza», non lasciamola salire e scendere dentro di noi all’infinito.
Affrontiamola, invece; guardiamola negli occhi, sediamoci con lei, guardiamole
attraverso e ci renderemo conto che noi siamo anche oltre lei, che è possibile
per noi “essere” oltre la sofferenza.
La attraversiamo, vivendola fino in fondo all’anima, vivendola «con mente,
corpo e intenzione», inghiottendola per sempre per poi riprendere il passo,
più solidi, più sicuri, più completi, aperti alla vita.
[...] «Se teniamo tra le braccia la nostra sofferenza, se la guardiamo in profondità
e la trasformiamo in compassione, possiamo trovare la strada per la felicità»
«A volte ingigantiamo i problemi nella nostra mente facendoci trascinare da
paura, rabbia e disperazione», dobbiamo evitare l’ansia e riacquistare
presenza mentale del qui e ora.
[...]E «per poter essere felici non dobbiamo aspettare che la sofferenza
sia finita tutta: la felicità è a nostra disposizione, nel presente.
Ma a volte il maggiore ostacolo che ci tiene lontani dalla vera felicità
è proprio l’idea che ne abbiamo».
(Tratto da "Trasformare la sofferenza" - Thich Nhat Hanh)