Galileo Galilei, considerato il padre della scienza moderna, illustre matematico, astronomo e filosofo del periodo rinascimentale, era guidato da un assunto e cioè che occorre negare la realtà, quella che si vede, e che per ben comprenderla, invece, la si deve filtrare attraverso il ragionamento. Quindi, non dare mai per scontato (giudicandolo vero) ciò che si vede ma solo ciò che si può comprendere con il ragionamento. Nessuna emozione o trasporto ma solo razionalità, ponderatezza e osservazione (questa filtrata dalla ragione). Vi chiederete come mai ho voluto iniziare questa riflessione partendo dal lontano Rinascimento italiano, prendendo in causa uno dei suoi più illustri rappresentanti. La risposta è semplice, così come dovrebbe essere qualsiasi riflessione volta a spiegare perchè la nostra società moderna, evoluta e proiettata nello spazio, oggi del sistema solare e domani, forse, interstellare, non abbia a cuore i gravi problemi relativi alla possibilità stessa che la vita su questo pianeta, non solo del genere umano, ma della stessa Terra, è seriamente in pericolo. Eppure, di progressi dal 1500 ad oggi ne stati fatti, eccome! Nella medicina, come nei processi produttivi, industriale ed agricolo; la povertà è fortemente diminuita, il livello di scolarizzazione è enormemente cresciuto. Ma nonostante tutto questo progredire, il genere umano sembra, per sua stessa natura, votato all'autodistruzione e per sua stessa mano. Guerre infinite, giustificate dalle religioni, o per ragioni politiche; l'inquinamento che sta avvelenando la Terra in modo progressivo e, forse, irreparabile. L'elenco della nostra capacità distruttiva potrebbe continuare a lungo. Perchè? La domanda è logica, non però le ragioni che ci conducono sulla via dell'annientamento della vita. Che sia umana, animale o vegetale. Ad esempio, vengono persi quotidianamente fette di foresta vergine grandi quasi quanto la regione Toscana, solo per sfruttare il legno di quegli alberi, spesso secolari, che difficilmente potranno ricrescere nelle stesse zone. La realtà che ci circonda, quindi, può sembrare migliorata, rispetto alla qualità della vita dei secoli passati, gli occhi ci dicono che abbiamo belle città, belle case, belle macchine e gli oggetti, che rendono più comoda la vita quotidiana stessa, sono belli. Questo, se guardiamo solo con gli occhi ma se, invece, provassimo a "vedere" con gli occhi della mente, frutto del ragionamento e della ponderazione, forse allora potremmo accorgerci che non è esattamente così che stanno le cose. La natura da qualche tempo a questa parte ci sta presentando il "conto", che è già salato! Si rivolta contro il genere umano. Riconquista gli spazi che abbiamo impropriamente sottratto ai fiumi e alle foreste. Abbiamo costruito, lo sappiamo bene, dove non si doveva. Abbiamo deforestato i territori collinari. Così, ogni volta che vien giù la pioggia, per qualche giorno di seguito, tremiamo al solo pensiero che un'altra frana possa creare uno smottamento di strade, o porzioni di paesi! Che le città possano essere allagate da fiumi in piena, capaci di travolgere qualunque cosa si frapponga nel cammino. Già nel 1500, in pieno rinascimento, un grande scienziato come Leonardo Da Vinci immaginava e si augurava per l'umanità "La Città del futuro", progettata tenendo conto delle esigenze sia degli uomini sia della natura circostante. In un gioco di equilibri ed armonia delle forme e delle proporzioni. Oggi, pur con tutta la conoscenza acquisita, che deriva dal nostro stesso passato, non avendo purtroppo fatto tesoro delle esperienze acquisite, ci avviamo "allegramente" nella direzione opposta rispetto a ciò che la ragione vorrebbe suggerirci. Fuorviati, appunto, da ciò che gli occhi, e solo gli occhi, ingannevolmente ci suggeriscono: la "bellezza" e la presunta funzionalità di ciò di cui ci siamo circondati, facendo scempio, nel contempo, di tutto il resto.
Oggi, si fa un gran parlare di cambiamento del clima, di depauperamento del suolo e delle fonti energetiche, tutte concause che hanno allarmato (finalmente!) i governanti della Terra, abbiamo preso coscienza che il pianeta e le sue risorse non sono infinite. Siamo traghettati, da poche giorni, nel 2016, un anno che, si spera, possa essere l'inizio di una nuova era, di un nuovo modo di concepire e pensare, smettendo di illudersi che "tanto c'è un rimedio a tutto". Non quando si rincorrono i disastri fatti o che si continueranno a fare, in barba quindi ad ogni logica. Auguriamoci che tutti prendano coscienza che non è possibile pensare di continuare a vivere secondo gli attuali stili di vita. Dobbiamo rivedere molte cose, a cominciare dall'educazione dei nostri figli, affinchè non si continui a credere che l'umanità è la sola ad abitare la Terra, la sola a poter decidere come spendere le risorse del pianeta. Non è così e l'evidenza dei cambiamenti che stanno avvenendo intorno a noi sono lì a dimostrarcelo, sollecitando non solo la vista ma soprattutto, mi auguro, la ragione.