Autore Topic: La saggezza di una Donna: Oriana Fallaci  (Letto 566 volte)

Annabel

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La saggezza di una Donna: Oriana Fallaci
« il: Febbraio 03, 2016, 01:44:37 »
“Io non vado a rizzare tende alla Mecca. Io non vado a cantar Paternostri e Avemarie dinanzi alla tomba di Maometto. Io non vado a fare pipì sui marmi delle loro moschee, non vado a fare la cacca ai piedi dei loro minareti. Quando mi trovo nei loro paesi (cosa dalla quale non traggo mai diletto) non dimentico mai d’ essere un’ ospite e una straniera. Sto attenta a non offenderli con abiti o gesti o comportamenti che per noi sono normali e per loro inammissibili. Li tratto con doveroso rispetto, doverosa cortesia, mi scuso se per sbadatezza o ignoranza infrango qualche loro regola o superstizione. (…) noi italiani non siamo nelle condizioni degli americani: mosaico di gruppi etnici e religiosi, guazzabuglio di mille culture, nel medesimo tempo aperti ad ogni invasione e capaci di respingerla. Sto dicendoti che, proprio perché è definita da molti secoli e molto precisa, la nostra identità culturale non può sopportare un’ ondata migratoria composta da persone che in un modo o nell’ altro vogliono cambiare il nostro sistema di vita. I nostri valori. Sto dicendoti che da noi non c’ è posto per i muezzin, per i minareti, per i falsi astemi, per il loro fottuto Medioevo, per il loro fottuto chador. E se ci fosse, non glielo darei. Perché equivarrebbe a buttar via Dante Alighieri, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello, il Rinascimento, il Risorgimento, la libertà che ci siamo bene o male conquistati, la nostra Patria. Significherebbe regalargli l’ Italia. E io l’ Italia non gliela regalo.”

da “La Rabbia e l’Orgoglio” di Oriana Fallaci
« Ultima modifica: Febbraio 10, 2016, 00:00:57 da Annabel »

Annabel

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Re:La saggezza di una Donna
« Risposta #1 il: Febbraio 03, 2016, 19:29:52 »
Ecco, mi riconosco in pieno in Oriana Fallaci, anch'io non odio nessuno, ma mi danno fastidio gli idioti...


Oriana non odiava nessuno. A parte gli idioti che – diceva - agiscono senza pensare con la propria testa e sostituiscono la ragione, l’intelligenza, con l’obbedienza cieca e assoluta alle ideologie.

Il buonismo la inorridiva: non essere buoni, essere buonisti, quindi remissivi. Porgere l’altra guancia ai violenti – sosteneva- significava essere masochisti. Invece era giusto difendersi. E difendere la nostra cultura, il nostro pensiero, la nostra storia.

Era una Firenze coi coglioni, quella. Non si piegò ai nazisti. Una Firenze che non c’è più. E invece tornò a Firenze: volle morire in questa città che amava profondamente ma che con una insipienza crudele la lasciò sola a tu per tu con le polemiche oziose, le critiche ignoranti, i giudizi di chi di lei non aveva mai letto un rigo, ma aveva sentito dire.

Così la giornalista e la scrittrice più letta e tradotta nel mondo, per Firenze era un’aliena. Un’analfabeta. La donna di sinistra che aveva svergognato e tacciato di bugiardo Kissinger; la femminista che aveva rifiutato d’essere velata per intervistare l’ayatollah Khomeini e che aveva cambiato il modo di informare sulla guerra del Vietnam, annunciando all’America e al mondo quel che succedeva in quella parte martoriata di mondo, per i fiorentini, suoi concittadini era una destrorsa guerrafondaia.

Poi una fanatica che ce l’aveva con l’Islam, perché diceva che attentava alla pace nel mondo, voleva conquistare l’anima della gente, aveva riproposto il terrorismo moderno, voleva distruggere l’arte, quella passata e quella presente – sia cristiana che islamica – perché espressione di idolatria non consentita dal wahabitismo fondamentalista.

Non condannò a suo tempo la dimostrazione degli eritrei in piazza San Giovanni. Condannò il fatto, come disse, che i dimostranti pisciassero conto il muro del Battistero. E credo avesse ragione anche se in quella occasione fui il parafulmine della sua ira. Mi accusò di non aver difeso, come giornalista, la città che aveva inventato l’umanesimo. I francesi riconoscono la bravura di uno scrittore di grande capacità come Celine, filofascista. I fiorentini non perdonano alla socialista Oriana, che ha sempre difeso la libertà di pensiero e le scelte culturali dell’Occidente, le sue critiche all’Islam.

Si può ancora parlare di Oriana Fallaci come fiorentina, così com’è scritto sulla biografia dei milioni dei suoi libri che si seguitano a editare in tutto il mondo? O la dovremmo ormai pensare come Newiorchese? Vabbé, Savonarola, perché critico con la Firenze dei Medici, l’abbiamo già bruciato, evitiamo di abbruciare anche lei. Credo non possiamo permettercelo davvero.

http://www.lanazione.it/firenze/odiava-gli-idioti-al-bando-i-buonisti-oriana-una-grande-e-vera-fiorentina-1.1499259
« Ultima modifica: Febbraio 10, 2016, 00:07:35 da Annabel »