Autore Topic: "Coraggio, guardiamo"  (Letto 430 volte)

Doxa

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"Coraggio, guardiamo"
« il: Novembre 08, 2015, 17:07:34 »
“Coraggio, guardiamo”, è l’ultimo verso della poesia titolata “Spiragli”, scritta da Vincenzo Cardarelli (1887 – 1959):

Che cosa mi colpisce oramai?
Un velo d’ombra di mare
sui monti lontani,
un lembo di nuvola tutelare.
Ma basta levare la testa.
Le cose non stanno che a ricordare.
Piano piano i minuti vissuti,
fedelmente li ritroveremo.
Coraggio, guardiamo.

Ma “coraggio, guardiamo” è anche il titolo di un  libro dello scrittore napoletano  Giuseppe Marotta (1902 – 1963).

In una pagina del predetto testo, pubblicato nel 1953, Marotta ironicamente afferma: “Ah, come si diventa preziosi, in Italia, dopo la morte !  Non vedo l’ora di estinguermi, per essere commemorato, descritto, lodato, eccetera: per sapere finalmente chi ero”.

L’encomio funebre o lode funebre (=laudatio funebris) è un genere letterario che spesso amplifica i meriti acquisiti in vita dal celebrato, fino all’impudente falsificazione.

“De mortuis nil nisi bene” (= Dei morti non si deve dire altro che bene)

Il discorso celebrativo, l’epinicio, alimentato dall’enfasi, esalta, glorifica, incensa. Se l’Ego di ogni individuo  potesse ascoltare, riceverebbe la “carezza” vivificante dalla (pur ora deprecata) futura celebrazione funebre.

La lode ricevuta, anche se ipocrita, genera orgoglio in chi la riceve, suscita la vanità, un difetto che ignora l’autoironia e cade nel ridicolo.

Il vanitoso è “come un gallo convinto che il sole sorge per ascoltarlo cantare”, scrisse  George Eliot, pseudonimo di Mary Anne (Marion) Evans (1819 – 1880), nel suo romanzo “Adam Bede”, pubblicato nel 1859, nell’epoca vittoriana, di cui fu una delle più importanti scrittrici.
« Ultima modifica: Novembre 09, 2015, 20:25:51 da dottorstranamore »

presenza

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Re:"Coraggio, guardiamo"
« Risposta #1 il: Novembre 08, 2015, 19:25:04 »
... come a dire meglio essere ricordati anche nel male piuttosto che non esserlo affatto!
« Ultima modifica: Novembre 11, 2015, 14:02:18 da presenza »

Doxa

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Re:"Coraggio, guardiamo"
« Risposta #2 il: Novembre 11, 2015, 10:20:56 »
... come a diremeglio essere ricordati anche nel male piuttosto che non esserlo affatto!

"non esserlo affatto", come i "vinti dalla vita", descritti con sociologica maestria dal tuo conterraneo Giovanni Verga nel romanzo " I Malavoglia" (il personaggio di ‘Ntoni) e in altre novelle.

Oppure "Il mondo dei vinti" descritto da Nuto Revelli: persone piegate dalla miseria, dal lavoro fin dall'età infantile, dall'emigrazione senza riscossa sociale, dalle guerre, dall'afflizione per le sofferenze e la durezza della vita.

« Ultima modifica: Novembre 12, 2015, 10:17:41 da dottorstranamore »