La politica restrittiva adottata finora dagli Stati europei nei confronti dei profughi ha
suscitato grande sdegno internazionale, ma ci sono altre aree del mondo che adottano una politica ancora più restrittiva, chiudendo completamente le loro porte ai siriani. Si tratta, in particolare, di sei paesi ricchi del Golfo: Qatar, Emirati, Arabia Saudita, Kuwait, Oman e Bahrain. Amnesty International li ha accusati di recente di aver “offerto zero posti per il collocamento dei rifugiati siriani”.
Accuse analoghe sono state mosse da Kenneth Roth, direttore si Human Right Watch. Come hanno sottolineato molti osservatori, si tratta di paesi che dispongono di grandi risorse, oltre a essere geograficamente vicini alla Siria, alla quale sono affini anche per lingua e religione. Si tratta, inoltre, dei paesi arabi che destinano il più alto budget alle spese militari e che hanno tra i più alti standard di vita.
Si tratta, infine, di paesi che, in varia misura, hanno contribuito ad alimentare il conflitto siriano, finanziando e armando vari gruppi ribelli che combattono contro il regime di Bashar al-Assad. Ma nessuno di questi paesi ha aderito alla convenzione Onu sui rifugiati, del 1951. Per entrarvi, quindi, i siriani necessitano di un visto. Ma ottenerlo in questo momento è quasi impossibile.
Per giustificare il loro atteggiamento, i governi del Golfo ricorrono ad argomentazioni come la sicurezza, la minaccia del terrorismo e il rischio che si stravolga il mercato del lavoro a danno dei loro cittadini. Ma il Washington Post sottolinea che la scarsa generosità della regione nei confronti dei siriani non riguarda solo l’accoglienza. La regione ha infatti destinato, complessivamente, circa un miliardo di dollari ai profughi siriani, mentre gli Stati Uniti da soli ne hanno versati circa quattro volte tanto.
Il dato colpisce soprattutto se paragonato all’enorme investimento saudita in Yemen, dove ha lanciato una campagna militare contro i ribelli sciiti, innescando una guerra di cui per ora non si vede la fine. Bobby Ghosh, direttore del sito Quartz, ha sottolineato come i paesi del Golfo disporrebbero di tutti gli strumenti per l’accoglienza.