Conoscere la propria vergogna e
conservare la propria gloria,
un uomo così è un modello
sotto i cieli.”
Laozi
Anche gli animali hanno una loro dignità: innata! E possiamo riassumerla nel progetto di vita guidato dagli istinti forti, in assenza della cognizione di morte.
L’uomo in questo differisce dall’animale, poiché, sprovvisto di istinti forti, la sua dignità deve costruirsela. Il compito è gravoso, ma un aiuto gli viene dalla consapevolezza della morte ineluttabile.
Per l’essere umano la dignità è uno dei suoi maggiori valori: è sotto la sua guida, infatti, che l’individuo sceglie un percorso di vita degno, da compiere per sviluppare il proprio io nella sua originalità, e dare alla propria esistenza un aspetto rispettabile… insomma un saper esistere anche se solo, quanto meno, con senso estetico.
E dignità è fedeltà al progetto, costi quel che costi.
Ha a nemico, la dignità: il conformismo!, che, con la sua pressante opera di spersonalizzazione e appiattimento, tende ad annullare le individualità, con perdita dei tratti più personali che sono i soli, infine, a presiedere alla costruzione di superiori progetti di vita.
In altri termini, il conformarsi spesso porta alla perdita di dignità, di quel sentimento fatto di autostima, considerazione delle proprie capacità, rispetto degli altri, pur nell’esercizio geloso della propria originale costruzione di vita.
Oggi, poi… oggi stiamo vivendo l’epoca della massificazione e del consumismo alienante, e ciò che prevale tra i valori è “l’avere” rispetto “all’essere”, con tutti i corollari di svalutazione: di cultura, dignità, rispetto per degli altri… solidarietà!… Non più individui pezzi unici, ma ridotti, anch’essi, alla stregua di oggetti da possedere.
Nella società odierna, ancor più che in tempi andati, ci sarebbe, invece, la necessità di operare la scelta tra le due categorie: “dell’avere” e “dell’essere”, a favore, naturalmente, di quest’ultima. Ma oggi ogni scelta individuale è molto più faticosa e dolorosa che mai: scegliere l’essere, cioè l’instaurazione di un rapporto vitale e autentico con il mondo, è divenuto arduo, tanto che giustamente ci si chiede se ha ancora un significato il termine stesso di “dignità”… termine desueto e difficile da incontrare finanche in letteratura.
E' possibile estendere il concetto ad un intero popolo?