Autore Topic: Se le poesie potessero parlare - Racconto n. 2, Insonnia  (Letto 519 volte)

pasrimoli

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Se le poesie potessero parlare - Racconto n. 2, Insonnia
« il: Giugno 25, 2015, 15:00:32 »
["Se le poesie potessero parlare" è un blog che pubblica a cadenza settimanale dei racconti brevi: si tratta di esercizi di scrittura creativa tratti dalle poesie più famose. Il link del blog è www.selepoesiepotesseroparlare.blogspot.it.
Il secondo racconto, dal titolo "Insonnia", è tratto da "La sera del dì di festa"di Giacomo Leopardi
http://selepoesiepotesseroparlare.blogspot.it/2015/05/racconto-n-2-insonnia.html ]

Dalla finestra filtra la pallida luce della luna. Non riesco a dormire e continuo a fissare il soffitto della mia stanza. Se non fosse per i miei sospiri, ci sarebbe assoluto silenzio. Se non fosse per il tamburo che mi ritrovo in petto penserei di esser morto. Se non fosse per un leggero soffio d’aria che proviene dalla porta, crederei questa stanza essere la mia tomba. Eppure sono vivo! Un’altra giornata è trascorsa e, presto, alla luce della luna si sostituirà quella del sole.

Riesco a scorgere sul mio tavolino poco distante il profilo dei libri che mi hanno accompagnato in questa giornata: muti e, al tempo stesso, eloquenti amici, ve ne state lì immobili in attesa di esser sfogliati, incuranti delle gioie e delle sofferenze che contengono le vostre pagine, incuranti dei miei travagli. Ve ne state lì, baldanzosi, sicuri del vostro valore e della vostra utilità e di una probabile longevità che si prenderà gioco della mia vita: ahimè, sarò morto prima di aver potuto leggere tutto! Ve ne state lì a raccogliere polvere: oggetti muti ma profondi come voragini infernali in cui perdersi con il rischio di non ritrovare più se stessi. Ve ne state lì, compagni a cui non posso parlare! Se solo sapeste cosa mi strugge…

Che silenzio! Recanati dorme… come sempre! Questo silenzio tradisce la vivacità delle ore passate. È stata una giornata di festa… gioia, divertimenti, svaghi: ipocrite manifestazioni di una labile felicità. Ho scorto diversi volti raggianti. Come un estraneo mi sono fatto spazio tra la folla e ho osservato, ho osservato. Ho raggiunto un angolo della piazza e ho studiato gli sguardi di ognuno ma non riesco a credere che fossero davvero felici. I bambini forse… ma i più grandi? No, non lo erano… non era difficile cogliere una piccola ombra tra le pieghe dei loro volti… e più la giornata trascorreva, più quell’ombra avanzava… probabilmente causata dal pensiero dell’approssimarsi del giorno feriale. Più li osservavo, più mi convincevo che non era insensata questa mia infelicità.

Toh! Sento provenire dalla strada una melodia. Un artigiano forse che torna alla sua dimora canticchiando? Così inaspettato appare all’orecchio mio questo suono… come imprevisto è stato quello sguardo che ho intercettato… Stavo quasi lasciando la folla ai suoi sollazzi quando ti ho vista. Io non so chi tu sia, ignoro il tuo nome. Lo stesso tuo volto pian piano sbiadisce nella mia mente… poco importa! La mia fantasia continuamente lo ridisegna: quale gran piacere nel muovere la matita dell’immaginazione! Eri lì con il tuo vestito bianco svolazzante a danzare assieme ai tuoi compagni. I tuoi capelli scuri e mossi volteggiavano leggeri assieme a te. Non so quanto sono rimasto ad osservarti: sono stato lì fermo per un lasso di tempo che mi è sembrato infinito. Di certo tu continuavi a danzare ignara di me. Tuttora starai dormendo tranquilla non sapendo le vie percorse dalla mia mente per raggiungerti. O forse sei ancora sveglia? Forse stai pensando a quanti ti hanno osservata oggi, a quegli sguardi che, magari, hai ricambiato con uguale piacere. Certamente non pensi a me…

No, non pensi a me. Vorrei alzarmi da questo letto, gridare, urlare, buttarmi a terra! Ed ecco che il ricordo di te appare terribile e piacevole al tempo stesso. Sublime… forse avrei bisogno di così poco per poter stare meglio. Forse l’uomo ha bisogno di un volto per stare bene. Forse non gli basterebbe la semplice immaginazione o il semplice ricordo, forse avrebbe bisogno di desiderare e conquistare quel volto. Forse avrebbe bisogno di poterlo toccare e saperlo suo… Forse mi basterebbe così poco… o così tanto…

Continuo a non prendere sonno e il tempo passa. Un'altra festa è passata, un altro giorno trascorre, un altro anno si completerà ed io non avrò desiderato altro che morire schiacciato da questi tristi pensieri.

presenza

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Re:Se le poesie potessero parlare - Racconto n. 2, Insonnia
« Risposta #1 il: Giugno 25, 2015, 23:40:28 »
Credo che in questi esercizi in verità ci sia poco di astrazione, alla mia lettura c'è più aderenza al testo originale che creazione. Allora mi chiedo e ti chiedo, tale esercizio è da te così voluto o ritieni invece che l'esercizio creativo debba essere solo una semplice trasposizione del testo letterario?
« Ultima modifica: Giugno 25, 2015, 23:44:52 da presenza »

pasrimoli

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Re:Se le poesie potessero parlare - Racconto n. 2, Insonnia
« Risposta #2 il: Giugno 26, 2015, 00:49:53 »
Ogni racconto può essere più o meno fedele al componimento di partenza. Il mio intento è quello di non stravolgere il testo di partenza: se così fosse ci sarebbe qualcuno che incomincerebbe a chiedersi che fine abbia fatto l'intento e il messaggio del poeta di riferimento. Si può, quindi, parlare di una trascrizione in prosa di ciò che leggiamo in versi. Forse è un esercizio inutile ma, innanzitutto, è catartico per il sottoscritto che vuole soltanto condividere la sua passione per la scrittura con altri "suoi simili" e lettori. Poi da racconto nasce racconto. Ognuno dei mini racconti che realizzo può fungere benissimo da incipit per un racconto più ampio e del tutto diverso. Non sarebbe male l'idea di creare delle catene di racconti a partire da un componimento. Forse il primo anello della catena può sembrare troppo aderente al testo originale e poco creativo ma bisogna analizzare caso per caso. Poi sono sempre dell'idea che la prosa possa far passare dei messaggi in maniera più semplice rispetto alla poesia e, se questo canale riesce a raggiungere utenti poco avvezzi al testo poetico, ben venga!

presenza

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Re:Se le poesie potessero parlare - Racconto n. 2, Insonnia
« Risposta #3 il: Giugno 28, 2015, 00:02:37 »
Caro Pas... da una poesia può nascere l'ispirazione per qualunque altro scritto senza nulla togliere al messaggio orginale. La poesia appunto è come un quadro che lascia spazio all'immaginazione, ognuno ci legge uno stato d'animo diverso, almeno questo è ciò che penso. Quanto poi alla scrittura creativa, beh quella può partire da qualunque cosa possa suggerirla, una poesia appunto, ma anche una parola, un'immagine, un'idea, un suono... dunque solleviamo i calici e brindiamo alla scrittura, il resto verrà da sè.   

pasrimoli

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Re:Se le poesie potessero parlare - Racconto n. 2, Insonnia
« Risposta #4 il: Giugno 28, 2015, 01:05:15 »
Certamente!