Autore Topic: Donare  (Letto 287 volte)

Doxa

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Donare
« il: Maggio 17, 2015, 11:37:51 »
Il verbo “donare” deriva dal latino “donum” (= dono).
 
Donare, dare: induce alla reciprocità, alla sequenza donare-accettare-ricambiare; avviene in libertà, secondo tempi non stabiliti e per obbligo morale, non legale come in una compravendita. Il donatore non ha la garanzia che il dono venga accettato e poi a sua volta riceva un regalo dal donatario.

La gratuità è una forma di reciprocità con caratteristiche incondizionali  perché non è motivata dalla ricerca del ritorno,  non è determinata dall'azione di risposta degli altri e trova la sua radice filosofica nell'etica delle virtù.

L’antropologo francese Marcel Mauss nel suo “Saggio sul dono. Forma e motivo dello scambio nelle società arcaiche”  afferma che nel concetto di dono è insita la “relazione funzionale tra il dono e lo scambio”, cioè il dono spontaneamente concesso obbligherebbe il donatario a ricambiare attraverso un controdono, dando avvio ad un continuo scambio di doni offerti e di doni compensativi.

Per  l’antropologo ed economista Mark  Anspach l’etica del dono è nel  non “pagare un prezzo” per ciò che si riceve, nel non restituire  l’equivalente economico della cosa o prestazione ricevuta.
Anspach  afferma che esistono due tipi di dono: quello spirituale e quello materiale, ma spesso quest’ultimo diventa anch’esso veicolo di un dono spirituale, poiché porta con sé qualcosa dello “spirito del dono”.

Un altro antropologo, lo statunitense Marshall David  Sahlins dice che la reciprocità può avvenire in tre modi.

1) Doni e assistenza vengono offerti liberamente senza condizioni, a prescindere dal modo e dai tempi in cui verranno  o non verranno ricambiati, perché il legame è più importante del regalo. E’ il caso delle prestazioni gratuite, dei gesti altruistici nell’ambito familiare o amicale.

2) La reciprocità è bilanciata. Il contraccambio avviene in tempi brevi  e dello stesso valore del dono iniziale. L’equivalenza dei doni promuove le relazioni sociali fra parenti, amici, colleghi, o persone che si vuole conoscere. Fanno parte di questa tipologia i doni matrimoniali o quelli per mantenere la pace fra gruppi, fino a scambi quasi commerciali.

3) La reciprocità è negativa, le parti mirano al tornaconto personale, si va dal baratto astuto all’imbroglio. 

Anche fra i “potenti” i doni sono sempre stati utili per stabilire alleanze.

Donare, ricevere, contraccambiare; e  la parola “altruismo” ? E’ etimologicamente opposta a quella che indica l’egoismo.

Altruismo, parola che deriva dal latino “alter” ,  “altro”, nel nostro caso fa riferimento all’altro  (individuo); indica il desiderio e la volontà di interessarsi al benessere dei propri simili.

Di solito viene considerato vero altruismo solo quello disinteressato, che non si basa sul principio del do ut des; non ha aspettative di ricompensa, per esempio, gli aiuti umanitari sono una forma di altruismo.

Il filosofo positivista francese Auguste Comte usò il termine altruismo come fondamento del suo sistema morale ateo nel progetto di una nuova religione per l’umanità che andò poi sistematizzando nel "Sistema di politica positivista".
Egli considerò l’altruismo umano un istinto naturale simile all’egoismo, però l’egoismo è spesso necessario all’individuo per la propria sopravvivenza, invece l’altruismo è indispensabile per la conservazione della specie umana, come nel caso dei genitori che possono decidere di sacrificare la loro vita per proteggere la prole.
Spesso, dice Comte, l’altruismo del credente è apparente in quanto motivato non dalla volontà di far del bene al prossimo bensì dalla paura dell’Inferno e dall’ansia di meritarsi il Paradiso.

Farsi coinvolgere emotivamente da quello che accade agli altri, rappresenta una spinta fondamentale per mettere in atto dei comportamenti solidali.

La persona altruista per essere considerata tale, dovrebbe agire in maniera disinteressata, le sue azioni dovrebbero essere svolte in funzione del benessere dell’altro e non dovrebbero essere guidate da un tornaconto personale.
Un atteggiamento altruistico deve nascere da una profonda motivazione interiore ad aiutare gli altri, senza obblighi e senza la pretesa di possibili ricompense per l’azione offerta.

Secondo alcuni psicologi non esiste l'altruismo disinteressato, perché l'individuo con la sua azione di generosità si soddisfa della gratificazione della persona alla quale ha offerto.

Nella nostra vita quotidiana offriamo e riceviamo gesti di cortesia che possono apparire come forme di altruismo, ma non lo sono,   perché non ci privano di qualcosa per far star meglio un’altra persona. È raro, infatti, riuscire ad offrire qualcosa che serve a noi, a qualcun altro.

Dal punto di vista “economico”, la generosità disinteressata rappresenta un atteggiamento irrazionale perché le persone sono tendenzialmente spinte nel loro agire, dall’egoismo.

Secondo alcuni psicologi l’altruismo può essere indotto da motivazioni biologiche, neurologiche e cognitive.

Motivazioni biologiche: di solito siamo propensi all’altruismo parentale.ù

Motivazioni neurologiche: alcuni neurobiologi hanno scoperto che quando si è impegnati in un atto altruistico, i centri del piacere del cervello diventano attivi.

Motivazioni cognitive: essere empatici e gentili con gli altri sorregge l’autostima.

Nella vita famigliare come in quella di coppia esistono forme di altruismo, ma il sacrificio della propria identità personale a favore del/la partner o dei figli, nel lungo periodo può portare a degli effetti deleteri. E’ indispensabile evolvere ed  auto realizzarsi, se possibile, in maniera autonoma, e non per il  sacrificio di qualcun altro.

Capita di sentir dire da un genitore di aver sacrificato tutta la sua vita per la famiglia e i figli.
Il fatto di essersi dedicata/o esclusivamente alla famiglia per un determinato periodo di tempo può essere stato sicuramente appagante, ma con il passare degli anni la gratificazione personale da sola inizia a non essere più sufficiente. Ecco allora che si tende a rimproverare i figli, il marito o la moglie, per non mostrare la dovuta riconoscenza.

Perché una coppia (una famiglia) funzioni, è necessario uno spirito di cooperazione. Per agire in questo modo è fondamentale tenere sotto controllo l’egoismo e rendere l’altruismo una strategia razionale e conveniente per tutti i soggetti coinvolti.