Autore Topic: la luna nel pozzo  (Letto 6266 volte)

Doxa

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la luna nel pozzo
« il: Gennaio 25, 2015, 12:57:09 »


Hodja credeva che il riflesso della luna sull'acqua in fondo al pozzo era veramente la luna..., raccontò nel XIII secolo Nasreddin Hoca nella sua fiaba "La luna nel pozzo

“Una notte Hodja camminava nei pressi di un pozzo quando sentì l'impulso di guardare dentro.
Stupito vide il riflesso della luna nell'acqua e esclamò: "La luna è caduta nel pozzo. La devo salvare in qualche modo!"
Si guardò attorno e raccolse una fune con un uncino, la gettò nel pozzo e gridò: "Afferra l'uncino, luna, e tienilo stretto! Ti tirerò fuori".
La fune si impigliò in una roccia dentro il pozzo e Hodja tirò verso di sé la fune con tutte le sue forze.
Di colpo l'uncino si liberò dalla roccia e Hodja finì disteso per terra.
Con gli occhi rivolti al cielo vide sopra di lui la luna in alto nel cielo. "Che fatica, ma ne è valsa la pena, sono riuscito a liberare la luna dal pozzo", disse con un sospiro di sollievo”.


Invece una malcapitata volpe per salvarsi  ingannò un lupo mostrandogli l'immagine della luna in fondo al pozzo facendogli credere ch'era una bella fetta di formaggio. Così racconta nella favola“Il lupo e la volpe” lo scrittore francese Jean de La Fontaine (1621 – 1695)



Una sera la volpe vide in fondo ad un pozzo il grosso cerchio della luna; così tondo e giallo le sembrò un formaggio. Dei due secchi che servivano ad attingere l'acqua, uno stava in alto, tenuto sospeso dall'altro che stava in basso. La volpe affamata entrò nel secchio superiore e subito si trovò in fondo al pozzo. Si accorse allora del sue errore e subito fu colta dal timore: sarebbe potuta risalire soltanto se un altro animale affamato, attirato dall'immagine del falso formaggio, fosse entrato nell'altro secchio riportando il suo verso l'alto.
Due giorni stette dentro al buco nero senza che un cane la vedesse. Il tempo fece il suo mestiere e in due notti l'astro circolare si era ridotto ad una mezzaluna.
La volpe era disperata quand'ecco che passò di là il lupo affamato e si fermò a contemplare quel luccicante oggetto.
- Amico mio - gridò la volpe - voglio offrirti da mangiare. Vedi questa cosa accanto a me? E' un formaggio squisito ed eccellente, fatto col latte di una mucca famosa e, se qualcuno un po' sofferente mangiasse un pochino di questa cosa, sarebbe subito risanato, tant'è squisita e appetitosa. Vedi, io stessa ne ho uno spicchio rosicchiato ma ne resta, se ti va, un bel boccone prelibato. Scendi a gustarlo: ho lasciato un secchio apposta per te.
L'imbroglio funzionò; il lupo, sciocco, si lasciò ingannare: nel secchio entrò e, il suo peso, la volpe in alto riportò.










Birik

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Re:la luna nel pozzo
« Risposta #1 il: Gennaio 25, 2015, 19:21:17 »
C'è anche chi, quando il dito indica la luna, guarda il dito! dharmas

Doxa

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Re:la luna nel pozzo
« Risposta #2 il: Gennaio 26, 2015, 09:41:20 »
C'è anche chi, quando il dito indica la luna, guarda il dito! dharmas

Per distrazione ?

Forse illusione. 

Giacomo Leopardi dedicò una poesia: "Alla luna" , nella quale esprime la sua sofferenza, le sue inutili illusioni, “grato occorre il rimembrare delle passate cose, ancor che triste”.





O graziosa luna, io mi rammento
Che, or volge l'anno, sovra questo colle
Io venia pien d'angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, né cangia stile,
0 mia diletta luna. E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l'etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso,
Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l'affanno duri!











Birik

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Re:la luna nel pozzo
« Risposta #3 il: Gennaio 26, 2015, 12:44:06 »
E che l'affanno duri se foriero di tanta ispirazione. No, chi guarda il dito non è altro che una mente debole che non riesce a vedere la grandezza di ciò che lo circonda. Chi guarda il dito è colui che lo punterebbe, accusatorio, verso colui che è diverso da lui, che pensa solo al suo "particulare", incapace di assimilarsi all'altro; né alla forza della natura tantomeno alle tante sfaccettature della mente umana.